Anche il giornalista, filosofo e scrittore Marcello Veneziani ha aderito al progetto di Edoardo Sylos Labini La Rete delle Città Identitarie: in occasione della presentazione del progetto sarà presente sabato 3 ottobre a Civita di Bagnoregio in Piazza San Donato insieme al sindaco Luca Profili, alle autorità cittadine e ai rappresentanti dei primi comuni che hanno aderito alla Rete. Nel nuovo numero di CulturaIdentità dedicato alla Rete delle Città Identitarie, che troverete in edicola da venerdì 2 ottobre, Marcello Veneziani scrive che l’Italia si è ammalata ed è invecchiata perché ha lasciato morire i suoi borghi:
“Si dovrebbe adottare un marchio doc, un timbro di qualità, per le cittadine che mantengono viva la loro identità e non solo per scopi banalmente turistici o pigramente inerti. La ricchezza plurale delle città identitarie e la loro salvaguardia dovrebbe costituire il cuore del patrimonio storico italiano e il simbolo araldico della sua nobiltà irriducibile alla globalizzazione. L’Italia dei mille borghi e delle mille identità è un vecchio che si è ammalato perché si sente di troppo e avverte di non essere amato in un paese sfiduciato, spompato, depresso, pieno di vecchi e scarso di bambini. E così lascia che il paesaggio vada in rovina, che s’inacidiscano gli animi e le strade di una paese” […]
Come sempre, oltre a quella di Marcello Veneziani, sono tante le firme autorevoli presenti sul questo numero, da Gaetano Quagliariello ai filosofi Stefano Serafini e Vittorio Sgarbi, con le interviste di Gennaro Grimolizzi allo storico Franco Cardini, di Claudia Passa al sociologo Giuseppe De Rita e di Giovanni Vasso al sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, tra i promotori della “Carta dell’Aquila”. L’intreccio tra storia, letteratura e attualità politico-sociale delle aree interne è oggetto delle riflessioni di Stefano Colucci, Massimiliano De Francesco, Federico Mollicone, Salvatore Santangelo, Alfonso Piscitelli, Sabrina Fantauzzi, Antonio Musarra ed Emanuele Ricucci.
Troppo tardi. L’Italia ha bisogno di due rivoluzioni: una culturale una politica, altrimenti non c’è speranza, non illudiamoci! Con le soluzioni arrangiate non si arriva a nulla.
L’identità si è persa, per alcuni, per mancanza di fede: mi riferisco alla sfiducia totale verso le istituzioni, lo stato e i suoi capi, la classe dirigente e religiosa. In altre parole si è fatta strada l’idea che, nulla potrà cambiare lo stato attuale della convivenza e del futuro economico senza l’uso della violenza. Ormai con l’attuale sistema socio politico, sarà un continuo battibeccare sulle futilità ma, quanto a risolvere i veri problemi e le urgenze che necessitano, campa cavallo.
Egregi signori, è la GLOBALIZZAZIONE che ha prodotto la perdita d’identità dei territori e dei POPOLI. La pianificazione dei MONDIALISTI ha portato in Europa, in primis, alla perdita d’identità monetaria degli Stati Nazionali e successivamente a quella politica e culturale degli stessi e questo con il fine preciso di arrivare al controllo totale delle popolazioni Europee.
Facciamo un muro umano e spingiamo i comunisti a mare, a fare un bidè coi loro amici
Durante la prima guerra mondiale ci fu un certo idiota con gradi da generale (che non nomino per non far censurare lo scritto), ma di cui chiunque può vedere la statua in bronzo a Cortina d’Ampezzo. Se questo idiota non fosse stato stoppato con una bella fucilata in fronte (molto certamente da ‘fuoco amico’) e avesse potuto continuare a fare idiozie, forse la guerra sarebbe stata persa. Morale: le azioni definitive (ghigliottine, cariche di tritolo o semplici fucilate) sono l’unica via per liberarsi degli idioti che sono arrivati in posizioni tali da provocare danni enormi al prossimo.