Besano, città di minatori, contrabbandieri e… dinosauri

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Al confine con la Svizzera, il borgo sul Lago Ceresio ha una storia non di secoli, ma di milioni di anni!

Ai confini con la Svizzera ma ben collegata con il treno a Varese ed a Milano, Besano si adagia nella verde Valceresio, alle pendici del massiccio dei monti Orsa e Pravello e a brevissima distanza dal Lago Ceresio, o di Lugano, che bagna Italia e Svizzera. L’identità di Besano è eterogenea, abbracciando non solo la storia e le tradizioni, ma anche il confine che la lambisce e la pietra su cui sorge.

Terra di confine uguale terra di contrabbando. Come canta Davide Van de Sfroos, “fra Sfrusaduu e Burlànda passàven sacch de juta e sigarett”. Almeno un paio di generazioni hanno vissuto dei benefici del contrabbando, che costituiva una vera e propria economia del territorio ed era praticata da tantissime persone in modo occasionale, ma c’era anche chi era strutturato e ben organizzato.

Nella lotta tra i contrabbandieri (sfrosadori) e i militi della Guardia di Finanza (burlanda) si potrebbero raccontare tanti aneddoti avventurosi e anche divertenti, senza dimenticare che qualcuno, nei boschi della montagna, purtroppo ci ha anche lasciato la vita. Per la maggior parte dei protagonisti però, vi era una sorta di gioco delle parti, e in paese tutti sapevano, finanzieri compresi, chi andava “de sfroos”, tanto che la vera sfida era non farsi trovare con le mani nel sacco… di juta usato per contrabbandare le sigarette.

La caccia avveniva nei prati e nei boschi della montagna, tra reti di confine che oggi non esistono più e sentieri dimenticati. Ed è proprio la montagna a costituire un altro pezzo dell’identità di Besano, perché, oltre al contrabbando, esisteva fino alla metà del ‘900 anche un’economia di sussistenza, fatta da chi coltivava il bosco e manuteneva rive e sentieri per trarne castagne, frutta, legna, alimentando una filiera del bosco che tanto avrebbe da insegnare a chi oggi parla di politiche “green”.

Ma non solo. Nelle profondità del massiccio Orsa-Pravello, le rocce hanno costituito una ricchezza prima materiale ed ora culturale, per Besano. Cave e miniere, di dimensioni contenute, sono state scavate e aperte su tutto il versante, per secoli. A Besano, come in tutta la Valceresio, sono cresciute generazioni di scalpellini che hanno impreziosito con il loro lavoro artistico beni culturali e architettonici non solo locali ma anche lombardi e nel resto del mondo. Il più celebre di questi besanesi è Antonio Caro (1894-1975) che lavorò anche su alcuni particolari del Duomo di Milano e a Tbilisi, capitale della Georgia. Non ci sono stati tra i besanesi scultori internazionali, ma tanti piccoli bravi artigiani della pietra che hanno caratterizzato il centro storico, il cimitero e le chiese locali con un diffuso senso del bello che rende piacevole passeggiare per le vie alla ricerca di dettagli estetici particolari. Con la pietra locale sono state edificate le due chiese del paese: la Parrocchiale di San Martino (XVIII sec) decorata finemente in stile barocco all’interno, e la Chiesetta di Maria Nascente, sulla cima del colle di San Martino, dal quale si può godere di un invidiabile panorama a 360° su lago, Prealpi ed Alpi. Nonostante la dedicazione al santo di Tours, la festa più sentita resta quella di San Giovanni Battista, il 24 giugno, dove viene esposta la statuetta del Battista che si dice sia stata donata dalla regina longobarda Teodolinda di passaggio in zona.

Ma pietra oggi significa soprattutto fossili. Besano è il cuore italiano del sito del Monte San Giorgio (nome svizzero dell’Orsa Pravello), riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità a seguito degli eccezionali rinvenimenti di fossili del Triassico Medio, datati 230 milioni di anni. Gli scavi paleontologici iniziati a fine ‘800 e proseguiti fino ai primi anni ‘90 hanno portato al rinvenimento di migliaia di fossili di pesci, piante e rettili marini straordinariamente conservati, come il famoso Besanosaurus, un ittiosauro lungo sei metri che popolava questo luogo, all’epoca placida laguna tropicale. Questi fossili rappresentano oggi la vera ricchezza culturale di Besano. Ammirabili nel Museo dei Fossili situato nel centro storico, recentemente riallestito con fondi regionali e PNRR, grazie al riconoscimento UNESCO proiettano il borgo in una dimensione internazionale. Senza dimenticare l’ormai imminente riapertura delle vecchie miniere di Besano. Qui per decenni si è cavato scisto bituminoso, un materiale organico (i ritrovamenti fossili non sono un caso) usato per scopi  industriali e farmaceutici, tra cui la produzione della pomata ittiolo. Chiuse negli anni ‘60, sono oggetto di lavori da parte del Comune per farle diventare un’attrazione turistica che faccia conoscere le fatiche dei minatori e la ricchezza che anche le pietre sanno donare a chi sa guardarle. Apertura prevista entro un anno.

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