Portofino è il comune più ricco d’Italia secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi. Esce anche quest’anno la classifica delle città capoluoghi e dei centri urbani in assoluto la cui popolazione dichiara un reddito più alto. Come ogni anno, la INTWIG – società di data intelligence con sede a Bergamo – ha analizzato le principali variabili legate ai redditi in Italia. I dati irpef del 2023 e relativi all’anno d’imposta 2022 dicono che il borgo ligure della città metropolitana di Genova, coi suoi appena 359 abitanti, non ha rivali: la media dell’imponibile Irpef pro capite supera di poco i 90 mila euro. Al secondo posto Lajatico in provincia di Pisa, i cui residenti denunciano poco più della metà del reddito dei portofinesi: 52 mila euro. Subito dietro, Basiglio (MI) che è stato sbalzato dal podio in cui si trovava l’anno scorso. Il resto della classifica pesca soprattutto in Lombardia e Piemonte, seguite da Toscana ed Emilia.
I centri piccoli ed esclusivi sono in cima alla classifica (sono i primi nove, finché non si arriva a Milano al decimo posto) perché vengono privilegiati da singoli cittadini piuttosto abbienti, fotografando così una popolazione sempre più polarizzata, cosa del resto acutizzatasi durante il periodo del covid, in cui i ricchi hanno aumentato i loro redditi mentre la classe media e popolare ha visto una riduzione della ricchezza. Portofino rappresenta dunque il vertice: pochissimi abitanti di cui una fetta estremamente ricca. Le oscillazioni di classifica in questi piccoli borghi sono così influenzati da pochi nababbi: basta un cambio di residenza per far salire o scendere anche di diversi gradini nella classifica, tant’è che Portofino ha segnato un 131% di incremento rispetto allo scorso anno, bagnando il naso a tutti gli altri comuni in classifica. Stesso discorso per Briaglia (Cuneo), che con 313 abitanti raddoppia il proprio reddito (+93%) e scala di 12 posti la graduatoria.
Ecco la classifica dei borghi col reddito urbano più alto.
- Portofino, Genova, Liguria
- Lajatico, Pisa, Toscana
- Basiglio, Milano, Lombardia
- Briaglia, Cuneo, Piemonte
- Cusago, Milano, Lombardia
- Torre D’Isola, Pavia, Lombardia
- Bogogno, Novara, Piemonte
- Segrate, Milano, Lombardia
- Pino Torinese, Torino, Piemonte
- Milano, Milano, Lombardia
- Pieve Ligure, Genova, Liguria
- Padenghe Sul Garda, Brescia, Lombardia
- Forte dei Marmi, Lucca, Toscana
- Arese, Milano, Lombardia
- Galliate Lombardo, Varese, Lombardia
- Bergeggi, Savona, Liguria
- Barbaresco, Cuneo, Piemonte
- San Donato Milanese, Milano, Lombardia
- Albinea, Reggio Emilia, Emilia-Romagna
- Courmayeur, Aosta, Valle d’Aosta
Le città maggiori (oltre i 120 mila abitanti), con una popolazione più ampia e dunque dati statisticamente più significativi, danno nella loro classifica una panoramica più attendibile della condizione media del paese. Come l’anno scorso, il centro urbano in cui si registra l’imponibile più alto è Milano con oltre 35 mila euro di media. Ma anche qui, va detto che il capoluogo lombardo è essenzialmente la ZTL di un’area urbana molto più vasta, ma formalmente divisa in tanti comuni. Per questo i successivi classificati, Padova, con 27.935 euro di dichiarazioni Irpef medie e Parma (27.759) sono molto staccati dalla metropoli meneghina. Anche Bologna, Modena e Roma si piazzano nella fascia alta della classifica, con un imponibile Irpef medio superiore ai 27 mila euro.
Ecco la classifica delle città più ricche con oltre 120 mila abitanti.
- Milano, Lombardia
- Parma, Emilia-Romagna
- Bologna, Emilia-Romagna
- Modena, Emilia-Romagna
- Roma, Lazio
- Firenze, Toscana
- Brescia, Lombardia
- Verona, Veneto
- Torino, Piemonte
- Reggio Emilia, Emilia-Romagna
- Trieste, Friuli-Venezia Giulia
- Venezia, Veneto
- Genova, Liguria
- Ravenna, Emilia-Romagna
- Perugia, Umbria
- Bari, Puglia
- Napoli, Campania
- Prato, Toscana
- Messina, Sicilia
- Palermo, Sicilia
- Catania, Sicilia
La fotografia del territorio nazionale è sempre la medesima: un nord generalmente più ricco, tranne che nelle aree marginali e sottopopolate dell’Appennino o delle paludi costiere e delle Alpi, là dove non s’è sviluppato il turismo della neve, con zone molto ricche attorno alle aree industriali e del terziario avanzato, nelle città turistiche e nelle regioni a statuto speciale. Dal… confine dell’allora Regno delle Due Sicilie in giù (assieme alla Sardegna) invece, sembra di entrare in un altro paese, con ricchezza limitata a pochi centri anche là perlopiù meta di turismo esclusivo. La Calabria, more solito, presenta il reddito medio più basso: 17.160 euro.
Secondo la statistica nazionale, il reddito medio delle dichiarazioni ammonta per l’anno d’imposta 2022 a 23.650 euro, in aumento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Secondo il Mef sarebbe una conseguenza dell’incremento dei redditi da pensione, da lavoro dipendente e da lavoro autonomo, anche probabilmente come rimbalzo dopo la crisi del covid. Magra consolazione, perché comunque l‘inflazione ha quasi doppiato la crescita dei redditi, attestandosi nello stesso periodo all’8,1, grazie soprattutto all’incremento dei prezzi dell’energia causata dalle politiche del governo Draghi e dell’Unione Europea.
I dati del MEF permettono anche di visualizzare le differenze fra quartieri delle aree urbane maggiori: al vertice, ovviamente le ZTL dei superattici esclusivi fra Duomo e Brera a Milano. In fondo la zona Roccella-Acqua dei Corsari a Palermo. Nel quartiere più ricco d’Italia, il reddito medio è pari a circa 12 volte il reddito del quartiere più povero del Paese. Il quartiere più povero di Milano ha un reddito pari a un sesto della ZTL, quindi circa il doppio di quello del suo omologo palermitano.
Le differenze non sono solo regionali, ma anche e soprattutto di classe. Riporta il Sole24Ore come nel totale dei redditi in Italia – ammontante a oltre 969 miliardi di euro – l’1% più ricco, cioè i 429.927 contribuenti che dichiarano più di 120 mila euro, detenga quasi 97,7 miliardi di euro, cioè il 10,1% della ricchezza. E il numero di costoro è aumentato: nel 2022 se ne sono contati 429.927, in aumento del 15,6% rispetto ai 371.868 del 2021, incrementando la forbice coi redditi medio-bassi, che invece stanno sempre più diventando basso-medi.