Ascoli Piceno

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Ascoli Piceno, arte e gusto nel «salotto d’Italia»

Risorta dopo il terremoto, la città marchigiana ha un Carnevale satirico unico nel suo genere

Fra i primissimi comuni ad aderire alla Fondazione Città Identitarie, Ascoli Piceno, nelle Marche, è l’emblema della provincia italiana, quella parte del nostro Paese che da sempre difende con tenacia il legame con le proprie tradizioni e la propria cultura. Il ricchissimo centro storico della «città delle Cento Torri», caratterizzato dalla dominanza del travertino, sembra poggiarsi e distendersi nella zona di confluenza tra il fiume Tronto ed il torrente Castellano, a meno di 30 km dal mar Adriatico, cullato ai piedi dei dolci monti dell’Appennino. Le origini di Ascoli hanno radici misteriose e antichissime. Secondo la leggenda italica, riportata nella letteratura classica da Strabone, Plinio e Festo, essa infatti sarebbe stata fondata da un gruppo di Sabini giunti nel territorio durante una delle loro tipiche migrazioni sotto la guida di un picchio, uccello sacro a Marte oggi riportato anche nello stemma regionale. Il «salotto d’Italia», piazza del Popolo, è di certo una delle immagini più rappresentative dell’ascolanità. Qui il medievale Palazzo dei Capitani del Popolo, la Chiesa di San Francesco, la Loggia dei Mercanti ed il «Caffè letterario d’Italia e d’Europa» Meletti si guardano, al contempo divisi e uniti dall’inconfondibile pavimentazione bianca, sulla quale famosi artisti e cantanti sempre più spesso si esibiscono attraendo migliaia di persone e rivitalizzando, così, un centro che ha subito meno di 10 anni fa la furia distruttrice del sisma. Basta una passeggiata di tre minuti, poi, per giungere nella splendida Piazza Arringo, racchiusa fra il Palazzo Vescovile, sede del Museo Diocesano, l’imponente Cattedrale intitolata al patrono cittadino Sant’Emidio, il Palazzo Panichi, al cui interno si trova il Museo archeologico, il Battistero di San Giovanni ed il palazzo comunale, anche detto dell’Arengo, cuore della vita politica ascolana e dimora della bellissima Pinacoteca Civica, una delle più complete e significative raccolte d’arte della regione. Ma i simboli identitari ascolani non si limitano al suo monumentalismo. Ascoli Piceno è anche la città delle olive all’ascolana, dell’anisetta Meletti, il luogo d’origine dei «ravioli incaciati» e di una miriade di vini DOC e DOCG, fra i quali il caratteristico vino cotto IGP. Le amministrazioni degli ultimi decenni hanno dato largo spazio alla salvaguardia delle tipicità agroalimentari e artistiche cittadine, organizzando eventi che sono riusciti a combinare questo enorme patrimonio con le tradizioni e la storia del luogo, con manifestazioni come la Quintana, che due volte l’anno riporta Ascoli nel Medioevo. Di notevole pregio, inoltre, il singolare carnevale cittadino. «Si tratta di un’occasione in cui è possibile vedere la vera Ascoli, liberata del peso della quotidianità – ha commentato il sindaco Marco Fioravanti – Nel momento carnevalesco la pungente satira e l’inconfondibile autoironia ascolana si sommano, per qualche giorno, alla libera accettazione del vernacolo, massima espressione di una spontaneità che permette di lasciare da parte accuse, invidie e rancori, stemperando i toni aspri e creando importanti momenti di riflessione comune». Fondamentale nell’organizzazione degli eventi è l’Associazione «Il Carnevale di Ascoli», che da anni riesce a combinare tradizione e nuove idee, coinvolgendo sempre più visitatori e turisti nell’inconfondibile spettacolo di piazza del Popolo. Un concorso mascherato con centinaia di iscritti (la cui prima edizione risale al 1958) si affianca così ad aspetti più tipici, come la gara di Ramazza, la Raviolata e il saluto di Re Carnevale, a cui vengono consegnate dal sindaco, per una settimana, le chiavi della città. Novità dell’anno corrente, infine, è l’introduzione stabile del «Premio Tonino “Fanfulla” – Ancaria d‘Oro», dedicato ad un caro concittadino venuto a mancare nel 2020, che grandissima passione aveva manifestato in vita per la città ed il suo Carnevale Storico. [Lorenzo Pallotta]

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