Casteldaccia

Casteldaccia

A Casteldaccia ti perdi nei sapori siciliani

Il suggestivo borgo nato nel 1737 vanta una lunga tradizione di prodotti agricoli del luogo

A pochi chilometri da Palermo, si erge un piccolo borgo che si affaccia sul golfo di Termini Imerese delimitato da un lato dal fiume Milicia e dall’altro, da un vallone. Casteldaccia tra il mare e una dolce collina, si spinge su fino alla montagna. Confina con i comuni di Altavilla, S. Flavia, Bagheria. Vanta una lunga tradizione nell’attività di trasformazione dei prodotti agricoli, soprattutto degli agrumi. In questa vasta area si producono anche olive, uva, grano e i pregiati limoni verdelli. Tra i prodotti tipici i dolci, i tradizionali “buccellati”, ripieni di fichi secchi o mandorle. Ma a sostenere l’economia del paese è soprattutto una vivace imprenditoria vinicola, assieme a quella dei pastifici e degli oleifici (il Molino e Pastificio Tomasello fu fondato nel 1912, moderno stabilimento che produsse, per molti anni, pasta esportata in tutto il mondo). Quella della viticoltura è una tradizione che in questo territorio ha origini antiche. Alcuni documenti storici attestano la presenza, nella zona a monte del paese, di un casale in cui veniva prodotto persino il vino per la Cappella Palatina, all’epoca di Ruggero II. Casteldaccia ha una chiara identità culturale e la sua storia ufficiale ha inizio nel 1737. In quell’anno il Marchese Vincenzo Ignazio Abbate di Lungarini acquistò per “2400 onze” il territorio denominato “Castellazzo” che, successivamente, diventerà comune autonomo. Il primo nucleo abitativo del paese si dispose attorno ai tre lati della Torre-Castello dove furono costruite le prime modeste abitazioni contadine, alle quali fu dato il nome di “Casuzze”. Secondo gli studiosi il paese, in realtà, avrebbe due nomi: il primo, in lingua italiana: Casteldaccia, dal primigenio “Castel dell’Accia”, antica denominazione del vicino castello medievale di Solanto. Il secondo nome, in dialetto siciliano è Castiddazzu. I due toponimi hanno, però, due significati e due origini differenti. Castiddazzu in italiano vuol dire «Castellaccio», nome comune per indicare una fortezza in senso dispregiativo. Questo nome è citato nel Dizionario topografico della Sicilia del 1855. Quando si giunge a Casteldaccia si può ammirare l’architettura neoclassica della Chiesa Matrice. Eretta negli anni della fondazione del borgo, nel 1746, con facciata a due ordini. Possiede una sola navata centrale e ultimamente ha subito il suo primo restauro strutturale nella copertura della volta e nella facciata sia frontale che laterale. La tradizionale festa di san Giuseppe di Marzo è il momento più alto delle devozioni del popolo Casteldaccese, in questo giorno si stringe attorno al proprio Santo protettore riconoscendo in esso la propria identità. La solenne processione si svolge il 19 marzo, preceduta da una novena e dalla tradizionale tavolata a cui partecipa l’intero paese, a base di minestrone e pane benedetto. Un convivio allestito quando è accesa la “Vampa di San Giuseppe” che illumina la notte della vigilia, distruggendo virtualmente tutto ciò che angoscia la comunità.

Raffaella Salamina

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