Castrolibero

Castrolibero

Castrolibero, la città dei Crociati tra storia e identità

Antichissimo e orgoglioso, il borgo calabrese rievoca ogni anno le proprie glorie storiche

La rocca dall’orizzonte ampio. Questa è una delle etimologie del nome di Castrolibero, comune situato nella provincia di Cosenza, in Calabria, che sostituì l’antico toponimo di «Castelfranco» nel 1863. A sua volta Castelfranco era il nome medievale, dovuto alla presenza di una guarnigione di Ottone di Bergamo, giunta in Calabria a combattere i Saraceni (868 d.C. circa), che sostituiva l’antico nome greco di Pandosia, già capitale degli antichi Enotri prima della colonizzazione ellenica. La sua felice posizione, su una collina sopra al mare, fra i duecento e i cinquecento metri di quota, spiega bene la scelta del consiglio comunale che decise l’ultimo cambio di nome, assegnato anche in ossequio alle libere istituzioni create dalla recente unificazione nazionale sotto Vittorio Emanuele II. Castrolibero del resto meritò questo nome anche per la partecipazione di alcuni suoi cittadini ai moti liberali, nelle sette carbonare, per la libertà d’Italia. Ma anche nel XV e XVI secolo la fiera cittadina si rese protagonista di una serie di rivolte: la congiura dei baroni del 1487 e la ribellione all’opprimente feudatario Valerio Telesio nel 1579, dando così prova del carattere deciso e indomito delle sue genti. Oggi la città è invece tranquilla e si gode la sua pace in faccia al Mar Tirreno e con le spalle al Parco Nazionale della Sila, vicino a boschi, laghi e paesaggi mozzafiato. È un luogo ideale per escursioni, passeggiate e attività all’aria aperta per chi preferisce la montagna al mare. Come ogni borgo d’Italia, anche Castrolibero vanta una tradizione agroalimentare da far invidia. Tipicamente calabrese, la cucina locale è ricca e saporita e va dalla ‘nduja alla pasta con la salsiccia, dalla cipolla rossa di Tropea al pesce fresco del Tirreno, mentre l’entroterra produce formaggi come il pecorino della Sila, fichi e uva e ovviamente l’olio d’oliva. Ma, come detto, è la storia la principale ricchezza della cittadina. Ricchezza che viene esaltata da una delle attività culturali che più la rappresenta, la Notte Crociata, ideata da Antonello Savaglio e Amarildo Russo nel 2012. Questa rievocazione riunisce molti dei principali capitoli della trimillenaria storia di Castrolibero: dalla presa di possesso del feudo di Castelfranco da parte del principe Pietro Antonio Sanseverino, feudatario di Carlo V Imperatore, l’8 novembre 1528, dopo i saccheggi delle truppe francesi di Lautrec ad Alessandro il Molosso e la città di Pandosia, i Franchi di Ludovico II guidati da Ottone di Bergamo e impegnati a respingere le masnade saracene dell’emirato di Amantea, gli amori di Roberto il Guiscardo, il giuramento di fedeltà alla Croce dei soldati di Pietro Ruffo, l’arte templare proposta nelle architetture di Santa Maria della Stella, la fedeltà dei vassalli al loro signore Geronimo Sanseverino, che seguirono fino al sacrificio della vita, delle case e delle mura di cinta quando Ferrante d’Aragona decise di vendicarsi dei torti subiti e decretò la rovina di Castelfranco. La rievocazione non è solo uno spettacolo, ma anche una profonda riflessione sul valore universale della cavalleria, fondamento della civiltà europea, e vuole riaffermare lo stretto rapporto della città calabrese con la fede cristiana, pilastro dell’identità di Castrolibero insieme alla radice magnogreca. Un’identità solida, riaffermata dallo scrittore Nicola Misasi nel 1905, quando la cittadina – devastata dal terremoto che sconvolse lo Stretto – ringraziò a fronte alta i benefattori napoletani rivendicando le proprie nobilissime origini greche. La Notte Crociata, organizzata dal Comune di Castrolibero in collaborazione col Centro studi «Palio» di Bisignano, il Centro studi «Castelfranco Crociata» e la Parrocchia del SS. Salvatore, col patrocinio del Ministero della Cultura, si dispiega in varie scene teatralizzate, nelle quali le autorità cittadine partecipano alla rievocazione con solenni cerimonie e cortei, pronunciando discorsi che rappresentano l’accurata ricostruzione degli episodi storici rievocati. [Alberto Lancia]