Piacenza

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L’impresa di Piacenza “Primogenita” nella cultura

Un nuovo progetto per far conoscere ai giovani le radici di un’antica città

Basilica di Sant’Antonino, Piacenza

Se è vero che l’identità di una città risiede nella sua storia, allora Piacenza rappresenta la città identitaria per eccellenza, affondando le sue radici nell’antica Roma. Un’eredità che l’attuale amministrazione comunale ha scelto di valorizzare al massimo, fanno sapere gli uffici municipali. Ad aprile sarà inaugurato il primo museo di Storia romana dedicato al territorio piacentino. Ma l’attività di valorizzazione promossa dall’assessore non si muove solo guardando al passato, ma anche in epoche contemporanee: in primavera una grande mostra celebrerà il ritorno a casa del Ritratto di signora di Gustav Klimt, trafugato nel 1997 dalla galleria Ricci Oddi  di Piacenza e tra i più ricercati di sempre. Si tratta di uno dei grandi eventi che il Comune di Piacenza sta mettendo in campo per ridare luce alla ricchissima cultura della città “Primogenita”, così chiamata perché fu la prima a dire sì all’annessione al Regno di Sardegna nel 1848. Una tradizione da capofila che prosegue ancora oggi grazie ai tanti imprenditori che lavorano in nome della cultura e dell’innovazione nonostante lo stop imposto dall’emergenza sanitaria. Lo conferma anche Fabio Callori, referente del progetto della rete delle città identitarie per l’Emilia-Romagna e la città di Piacenza: “Chi aveva spazi per attività culturali ha lavorato, e investito, per mettere in sicurezza gli ambienti secondo le disposizioni del governo – spiega – tutto in vista di una riapertura che ad oggi però non c’è mai stata: oltre al danno anche la beffa”. Ma ad essere pesantemente colpiti non sono solo i coraggiosi imprenditori della cultura e del libro: “La mentalità della chiusura rischia di avere un grave impatto sulla capacità di vivere davvero la ripresa da parte dei più giovani”. In un territorio che punta a richiamare i professionisti dei beni culturali è un’ipotesi inaccettabile, come sottolineano gli amministratori comunali, che attraverso le iniziative del progetto La cultura non si ferma, punta a rivitalizzare il comparto e a richiamare i giovani emigrati: “Già prima della pandemia abbiamo iniziato a rilanciare Palazzo Farnese, i Musei civici, e nuove gallerie d’arte contemporanea, lo scopo è riportare a casa i nostri giovani professionisti, una grande occasione per la città”. Nelle attività della Cultura non si ferma, fortemente voluto dalla giunta comunale, rientrano anche due obiettivi primari per l’economia del turismo: incentivare la fruizione della cultura da parte dell’utente e sostenere il lavoro di chi la cultura la crea e promuove, creando una ricchezza che va a vantaggio di tutto il territorio grazie all’indotto. E se è vero che il fine giustifica i mezzi, la coraggiosa giunta piacentina non disdegna la risorsa del web. Durante il lockdown sono state promosse attività inedite anche per gli assidui del teatro, come ad esempio la possibilità di visitare virtualmente il backstage dello spettacolo. Un’iniziativa molto apprezzata anche a livello internazionale. Eppure il digitale è un palliativo che non può sostituire la fruizione dal vivo dello spettacolo o dell’opera d’arte, ma che può permettere alle giovani generazioni di conoscere la loro Storia per capire il presente e il futuro dell’Italia anche nel contesto europeo. La cultura di Piacenza per prendere attivamente parte a una ripresa duratura deve integrare vecchio e nuovo, e per farlo ha bisogno della comunità dei giovani piacentini.
Maria Neve Iervolino