Il “Ponte Curvo” che si liberò dal giogo pontificio
Non aspettarono i Mille: i pontecorvesi si ribellarono per aderire all’Unità
La città di Pontecorvo ha una data di nascita abbastanza precisa: verso l’anno 860 il gastaldo di Aquino, Rodoaldo, costruì un castello sulla collina, vicino ad un piccolo villaggio già esistente, per controllare il passaggio sul fiume, in evidente funzione antisaracena nel momento in cui questi occupavano, più o meno stabilmente, alcune aree del Lazio meridionale. La fondazione avvenne nel posto ove era stato già eretto il “ponte curvo”: da questo il nuovo insediamento prese il nome. Il ponte era stato costruito in quella forma curva forse per poter orientare le correnti d’acqua, allora molto forti, e quindi per evitare che i tronchi trasportati battessero contro i piloni. La fondazione avvenne in un luogo strategico anche per la navigazione fluviale, ancora praticata con barche a fondo piatto. Con l’anno 1463 cominciò il lungo periodo di dominazione pontificia che creò a Pontecorvo una situazione paradossale: isolato dai pur vicini domino della Chiesa, fu totalmente circondato dal solo regno di Napoli. Nel 1860 i cittadini si ribellarono ancora una volta al potere pontificio e, prima che Garibaldi fosse giunto fino a Napoli, il 2 settembre proclamarono l’annessione al regno unitario.
Occupata a fine settembre da un esercito borbonico in ritirata, Pontecorvo fu liberata dai piemontesi ed il 7 dicembre i cittadini poterono festeggiare l’unione al regno di Vittorio Emanuele lI. Finiva così la singolare storia di Pontecorvo per secoli “enclave” pontificia, come la non lontana Benevento, nel territorio del regno di Napoli. Durante la seconda guerra mondiale la città di Pontecorvo, già sulla linea del fronte, il l novembre 1943 fu bombardata con gravi danni alla popolazione civile, alla cattedrale ed alla città in generale. Da quel giorno si susseguirono incessantemente le azioni per abbattere il ponte sul Liri che però, essendo stato costruito in posizione molto coperta, non fu mai colpito gravemente. L’abitato invece fu distrutto del tutto.
Per le distruzioni belliche, per i numerosi morti fra la popolazione, la città di Pontecorvo è stata insignita della medaglia d’argento al valor civile. Dopo la seconda guerra mondiale molti pontecorvesi furono costretti all’emigrazione verso le Americhe, la Germania e l’Australia.
Carlo Prosperi