Quella gemma medievale di nome Potenza Picena
L’antica città romana oggi è un vivissimo esempio di artigianato e di arte
Gemma medievale incastonata nel territorio della provincia di Macerata, dove chiara e potente si mostra nel suo aspetto monumentale cinto da mura che si richiamano ad un orgoglioso passato, che si diparte dal suo quartiere più elevato, quello di Montecanepino il cui etimo è ascrivibile ai “canepini”, antichi cordai dediti alla lavorazione della canapa. Già questa traccia pone in rilievo uno dei molteplici elementi che costituiscono la grammatica di un patrimonio umano e sociale assolutamente unico e identitario. La denominazione di Potenza Picena è relativamente recente da un punto di vista storico in quanto fu il 21 dicembre 1862 che l’allora Consiglio Comunale mutò il suo precedente nome medievale “Monte Santo”, nell’attuale. Ma è all’antica Roma che bisogna guardare per rintracciare le sue origini che emergono dal nome di “Potentia”, una fiorentissima colonia romana risalente addirittura al 184 A.C. e poi distrutta nell’atroce conflitto greco-gotico del IV secolo mentre l’aggiunta dell’aggettivo “Picena” sarà a testimoniare della precedente colonizzazione da parte del popolo dei piceni la cui presenza vive nelle innumerevoli scoperte archeologiche estratte dalle vicine necropoli.
Nell’alto Medioevo, dopo la successiva distruzione del 1116 ad opera dell’imperatore Enrico V, sarà ricostruita nel 1128 col nome di Montesanto sino, appunto, al richiamato anno 1862. Potenza Picena si offre allo spettatore con una costellazione di monumenti e chiese che ne fanno un museo articolato nella sua perimetrata compattezza storica, come la chiesa di San Tommaso Apostolo, uno dei più antichi insediamenti del secondo ordine francescano, il cui cenobio venne fondato da due consorelle di Santa Chiara, vivente in quegli anni, nel 1227, o la stessa chiesa di San Francesco che, secondo una accertata tradizione vide la operosa azione del Santo quando giunse in quei luoghi accompagnato da un folto gruppo dei suoi frati. Il manto della cristianità copre la storia di Potenza Picena con la stessa Chiesa di Santa Maria della Neve, appena fuori della cinta muraria e al cui interno appare esposto l’affresco Madonna della Neve col Bambino e gli Angeli del pittore marchigiano Pietro da Montepulciano.
L’architettura religiosa concorre poi con quella “civile” rappresentata da Villa Bonaccorsi progettata da Pietro Bernasconi nel 1745, dal Palazzo Comunale e dal Teatro Bruno Mugellini, edificato nel periodo dell’Unità d’Italia dall’architetto Giuseppe Brandoni.
L’antica città romana, fondata sotto il consolato di Publio Claudio Pulcro e Lucio Porcio Vinicio è, oggi, vivissima città artigiana, di quella artigianalità che affonda le sue radici nella rinomata arte della tessitura e non solo, quasi a suggerire come l’anima più vivace e dinamica di una popolazione possa attraversare le temperie dei tempi, l’avvicendarsi dei poteri, la crudezza degli accadimenti politico-militari, per farsi riconoscere attraverso il suo corredo genetico inamovibile, a sostegno della sua recondita cultura e inviolata identità.
Massimo Baronciani