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Termina a Roma la rassegna che indaga il linguaggio estetico tra passato e presente
Dal 5 al 15 dicembre Palazzo della Cancelleria in Piazza della Cancelleria 1 a Roma ospita l’ultima tappa della rassegna Congiunti, a conclusione di un ciclo espositivo svolto in precedenza a Novara e Bellagio. L’iniziativa è concepita come un susseguirsi di riflessioni e confronti tra un artista del passato e uno vivente. Ogni esposizione vede una selezione di Maestri internazionali tra i quali si citano relativamente all’iniziativa in esame: Matteo Agarla accostato a Caravaggio per la teatralità e i chiaroscuri che definiscono le linee delle opere; Camilla Ancilotto accostata a Arcimboldo per la capacità di unire gioco e riflessione erudita; Piera Bachiocco accostata a Paul Klee per l’uso di una pennellata libera e dalle cromie accese; Franco Carletti accostato a Maria Lai per l’utilizzo di parole e scrittura come mezzo artistico; Patrizia Comand accostata a Botticelli per il dialogo che apre con i maestri del Rinascimento; Cecilia Corso accostata a Ingres per la pennellata sintetica e morbida che accompagna le figure femminili; Gianni Depaoli accostato a Andy Warhol per la serialità delle composizioni strutturate con materiali prelevati dalla realtà; Josine Dupont accostata a Guercino per il richiamo iconografico e compositivo ai recitativi del Maestro; Emanuela Fera accostata a Giulio Turcato per gli apparati cromatici e gli accostamenti materici che richiamano le Superfici lunari; Giuliana Maddalena Fusari accostata a Van Gogh per l’impiego di un linguaggio sospeso che fa uso di colori forti e impetuosi; Paola Gaggio accostata a Andy Warhol per strutturare la composizione con elementi Pop largamente commercializzati; Vincenzo Galluzzo accostato a Mondrian nell’innovativa rivisitazione del Neoplasticismo con colori vibranti, di stampo emotivo; Lena Gentile accostata a Giovanni Segantini per il simbolismo insito in paesaggi naturali e quieti; Alba Gonzales accostata a Pitocrito per il trattamento della superficie scultorea e i richiami all’estetica della kalokagathia; Guido Irosa accostato a Guttuso per lo scandaglio psichico delle figure e il cromatismo caldo che le avvolge; Silvana Landolfi accostata a Mario Radice per l’elaborazione delle forme originate da una matrice geometrica; Barbara Legnazzi accostata a Edvard Munch per la consonanza espressiva evocata dalle forme ritratte; Massimiliano Ligrani accostato a Pollock per il colore impetuoso steso sul supporto; Laura Longhitano accostata a Manet per la raffinata orchestrazione tra resa visiva della luce, delicatezza del tocco e impatto emotivo dell’opera; Federica Marin accostata a Michael Kenna per l’equilibrio compositivo e il senso di sospensione temporale offerto dalle architetture ritratte; Marco Marrocco accostato a Tano Festa per le accese cromie e il prelievo di materiali della realtà contenuti nella composizione; Mario Minutolo accostato a James Ensor per l’esaltazione delle componenti stravaganti e ironiche dell’esistenza; Carla Moiso accostata a Fede Galizia per il legame indissolubile con le nature morte e il loro taglio compositivo; Adriana Montalto accostata a Bosch per gli effetti profondi e prospettici generati dalle forme; Juri Perin accostato a Giuseppe De Nittis per il cromatismo che connota gli spazi raffigurati; Rossella Pezzino De Geronimo accostata a Franco Fontana per l’astrazione della natura in linee e giochi cromatici; Tiziana Prato accostata a Tano Festa per la trattazione della superficie di stampo Pop; Lorena Premoli accostata a Umberto Boccioni per l’ardito accostamento di colori, forme e volumi; Osvalda Pucci accostata a Ennio Morlotti per i densi tocchi materici che occupano la superficie; Paolo Rossetto accostato a Donatello per i contenuti tematici e iconografici affrontati; Antonella Scaglione accostata a Carol Rama per le palpitanti campiture e l’impiego di materiali tradizionalmente estranei alla pratica artistica; Alessio Serpetti accostato a Tintoretto per l’illuminazione teatrale che avvolge le figure delle opere; Michele Toniatti accostato a Mondrian per la partizione chiara ed evidente delle geometrie, di derivazione Neoplastica; Maria Velardi accostata a Duccio per l’impianto iconografico assegnato ai ritratti della Vergine; Alessandra Vinotto accostata a Robert Mapplethorpe per il forte contrasto cromatico e la raffigurazione del corpo umano come espressione identitaria.