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È uscito il nuovo libro scritto da Emanuele Merlino “Un eroe, quando il coraggio fece paura all’Italia” edito da Eclettica, con prefazione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, un libro che cerca di far luce sugli eventi successivi al famoso volo AZ 329 Parigi- Roma del 2011 che vide protagonista con un gesto di grande coraggio l’assistente di volo Ermenegildo Rossi, gesto che gli valse la Medaglia d’Oro al Merito Civile (si offrì in ostaggio al posto di una collega sequestrata da un dirottatore e, approfittando di un passo falso dell’uomo, riuscì a disarmarlo ed immobilizzarlo, sventando l’attentato e permettendo ai 140 passeggeri del volo di atterrare sani e salvi a Fiumicino, n.d.r). Una storia che merita e deve essere raccontata nonostante sia stata avvolta da un misterioso velo del silenzio, un velo che la stessa Presidente Meloni ha affermato che con questo testo è stato “finalmente squarciato”.
Rossi, cosa rappresenta per lei veder pubblicata la sua storia? ci sono stati momenti in cui pensava che il silenzio avrebbe vinto?
Il “suono del silenzio” mi ha accompagnato in tutti questi anni. Il silenzio dopo il tentato dirottamento, il silenzio di non poter raccontare questa storia perché troppo incredibile, il silenzio per aver scoperto di aver ricevuto la medaglia d’Oro al Merito Civile su Internet guardando il sito del Quirinale senza che nessuno mi chiamasse, il silenzio per come mi è stata consegnata la medaglia, il silenzio delle Istituzioni, il mio silenzio pieno di domande senza risposte. Ma soprattutto il silenzio di non poter dire a tutti gli Italiani: vi consegno la vostra storia perché quanto fatto in quei momenti rappresenta i valori e la dignità della nostra Patria. Questo libro, questo meraviglioso lavoro fatto da Emanuele Merlino, non è soltanto la narrazione di quanto accaduto in quei terribili momenti ma è stata la ricerca delle emozioni che mi hanno avvolto in tutti questi anni, è la volontà di collegare questa storia in un punto preciso della storia d’ Italia, di affermare che siamo un popolo vivo la cui storia è fatta anche di momenti straordinari che possono essere di esempio alle giovani generazioni i cui eroi troppo spesso sono solo quelli che guardano in televisione. Quindi il libro per me rappresenta la completa chiusura di un cerchio che per undici anni è stato senza risposte.
Nel libro vi è una citazione “Un eroe non è più coraggioso di una persona comune, ma è coraggioso cinque minuti più a lungo“.La differenza su quell’aereo in effetti la fecero dei minuti, degli attimi. Può raccontarci quei momenti e quando ha compreso che la sua vita sarebbe cambiata?
Non minuti ma decimi di secondo, con l’immagine vivida della collega presa in ostaggio, con un coltello alla gola che già cominciava a ferirla. Non potevo sopportarlo, la mia vita non avrebbe avuto un futuro se io non avessi fatto nulla per liberarla da quelle mani e dal quel coltello, se non avessi provato a salvaguardare la sicurezza dei passeggeri di quel volo, che, increduli, seduti e con le cinture allacciate, assistevano a quel dramma…no, questo per me, era impossibile!
L’uomo ha allontanato il coltello dal collo della collega per pochi secondi per tenersi in equilibrio e sono intervenuto. Non ho pensato a nulla se non a disarmarlo e a renderlo inoffensivo. Ho lottato per la mia vita quando lui ha cercato di colpirmi al petto con il coltello, io ormai ero sopra di lui e alla fine sono riuscito a disarmarlo. Dopo averlo legato con la mia cinta dei pantaloni e con quelle di tre passeggeri, ho cercato di riprendere fiato ed è proprio in quel momento, con il cuore che batteva vertiginosamente, ho capito che quello che era accaduto sarebbe stata una storia che mi avrebbe accompagnato fino alla fine e con la quale avrei dovuto convivere.
Questo libro si rifà all’archetipo del “viaggio dell’eroe”, dove non mancano i colpi di scena. In un mondo dove il concetto stesso di eroe è ormai minimizzato, utilizzato impropriamente, secondo lei le nuove generazioni necessitano di eroi? Non sarebbe utile far conoscere la sua storia nelle scuole?
È il mio sogno! Parlare con i giovani, anche di questa storia. Parlare con loro e scoprire insieme perché c’è stato da parte mia quel tipo di comportamento. Quali sono i valori che ci portano a fare quei gesti. In questo mondo un po’ “artificiale”, sempre immersi nei nostri telefonini, pc, riscoprire il vero senso della vita, la gioia di esserci per tutti, non solo per noi stessi, forse è ritrovare un modo di pensare diverso che ti porta a fare un gesto d’amore e a lottare affinché il bene sconfigga il male. Un mondo in cui tutti possiamo diventare eroi.
La sua storia trasmette un infinito rispetto, il coraggio, il mettere gli altri davanti a se stessi, sono qualità rare, eppure da questa storia traspare anche una tangibile sensazione di ingiustizia, e ovviamente mi riferisco alla mancanza del rito ufficiale di consegna di un così alto riconoscimento. Che cosa è accaduto? Perché si è avuto quasi timore nel voler rendere nota la vicenda?
La medaglia d’Oro mi è stata consegnata in una scatoletta di plastica grande forse quattro per quattro centimetri con un nastro adesivo con sopra il mio nome e cognome. Quanto di più scadente e irriverente si possa fare contro il valore e il significato simbolico di una medaglia d’Oro, che appartiene non solo a me ma a tutti gli italiani.
Quello che è stato scoperto sul dittatore e documentato sul libro con atti ufficiali, mi ha tolto il fiato e le parole per quanto tutto è così assurdo e ingiusto.
La nostra Italia dovrebbe sempre e comunque mantenere e difendere la propria dignità e la propria autorevolezza perché così si consacrano i valori, che sono le fondamenta di un popolo e l’esempio per le future generazioni.
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Lei condivide la medaglia d’oro con Norma Cossetto, e da sempre partecipa attivamente al suo Ricordo. Cosa pensa quando realizza di essere annoverato insieme a nomi come il suo?
Aver ricevuto una medaglia d’Oro al Merito Civile ed essere uno dei 865 che l’hanno ricevuta, di cui un terzo sono enti o istituzioni e quasi tutti gli altri sono deceduti durante l’atto eroico, è un’emozione indescrivibile. Ma la cosa più incredibile è che leggendo le motivazioni delle loro onorificenze ti rendi conto che sei di fronte a fatti e persone che hanno creato e costruito, donando la loro vita, la nostra storia, la storia dell’Italia. Ecco Norma Cossetto rappresenta tutto questo!
Io ho salvato una collega, 140 passeggeri, non ho fatto dirottare l’aereo in Libia. Ho fatto soltanto questo e mi riesce difficile confrontarmi con Norma, con la sua storia, con il suo sacrificio, con le sue sofferenze e con il suo esempio. Il suo sorriso mi accompagna ogni giorno, confrontarmi con lei per me è impossibile.
Chi le ha offerto ascolto e supporto in questo percorso verso il riconoscere il valore del gesto eroico e della medaglia stessa? C’è qualcuno che tiene a ringraziare particolarmente in questa ricerca della giustizia?
Questo libro porta la prefazione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, unico politico italiano ad aver dato voce a questa storia già nel 2018. Non credo di poter trovare le parole giuste, per esprimere la mia gioia per questo e descrivere l’onore che ho ricevuto per questa prefazione.
In questa mia storia avvengono anche cose straordinarie e il suo contributo è una di quelle che mi commuove ed il mio grazie è poca cosa per quanto ricevuto. Ringrazio inoltre l’autore del libro, l’amico Emanuele Merlino. La sua penna è riuscita a descrivere questa storia in modo unico e le sue intuizioni hanno fatto del libro un’opera inedita.
Ringrazio Valentina Iori perché ci ha aiutato a far venir fuori le emozioni di questa storia e gli amici Mario e Stefano che dal primo minuto mi sono stati vicini. Infine non posso non ringraziare il Prefetto Giuseppe Pecoraro che ha chiesto mi venisse concesso l’onore di ricevere la Medaglia d’Oro.
incredibile che tutto ciò avvenga nel silenzio totale, sono sicuro che se fosse stato un clandestino, un richiedente asilo, ora sarebbe incensato ogni giorno, il fatto che sia un normalissimo italiano è impossibile da accettare a sinistra.