Ha debuttato il 2 aprile al Teatro Manzoni di Milano la commedia Fiori d’acciaio, scritta da Robert Harling, qui adattata da Francesco Bellomo (che è anche produttore) e Michela Andreozzi (regista insieme a Massimiliano Vado). Protagoniste di questa storia al femminile, sono Barbara De Rossi e Martina Colombari (unica veterana della precedente edizione in un cast di sei donne completamente rinnovato).
La storia si concentra intorno a un salone di bellezza, dove le clienti parlano tra loro e si confrontano. Al centro dello spettacolo, vi è dunque la tematica, molto cara a Bellomo, dell’amicizia femminile come pilastro capace di sostenere le protagoniste nei momenti più difficili della vita, dalla malattia alla perdita, dalla maternità alle sfide professionali. L’interazione tra le donne evidenzia come la solidarietà, l’ascolto e la comprensione reciproca siano elementi trasformativi, capaci di guidare ognuna verso la propria resilienza e forza interiore.
D’altra parte sin dal titolo, si evidenzia il significato della commedia, dove i fiori simboleggiano la delicatezza delle donne, mente l’acciaio rappresenta la loro capacità di resistere alla vita. L’omonimo film valse un Golden Globe a una giovanissima Julia Roberts, nei panni di Shelby, ragazza gravemente malata e inarrestabile davanti ai suoi sogni. La sfera drammatica dunque non manca, ma tanto ci si commuove quanto si ride, promette in conferenza stampa Bellomo che, per l’occasione, ha adattato la storia in Italia. L’ambientazione è infatti a Bracciano, un luogo che, dice il produttore, “ha sempre mantenuto intatta la sua identità paesaggistica e culturale ma che raccoglie diverse etnie, descrivendo bene l’eterogeneità dei personaggi della commedia, provenienti tutti da città diverse”.
Ecco che allora Martina Colombari, presentata come la “capitana” del cast, scherzando assume il suo accento romagnolo, che caratterizza il personaggio di Anna e poi ammette: “Essere definita la “capitana” mi responsabilizza, perché ho pochissima esperienza sul palcoscenico. Essere al fianco di un’attrice come Barbara per me rappresenta una grande occasione. Quello che non manca però è una grande voglia di emozionarmi come sempre”. Quindi racconta il suo ruolo: Anna è una ragazza ingenua, che si illude dell’amore e spesso presa in giro perché affida la sua vita costantemente alla fede religiosa. Quando si accorge che l’uomo l’ha ingannata e umiliata, deve rinnamorarsi anzitutto della vita: è una storia che sentiamo narrare dalla cronaca tutti i giorni, ma ad emergere è il fatto che il fiore non appassisce e diventa d’acciaio, proprio come lo sono le amiche del salone di bellezza.”.
Poi, raccontando da dove abbia preso spunto per il personaggio di Anna, apre le porte della sua sfera privata in maniera inedita e commuovendosi: “Sono riuscita ad attingere molto da un gruppo di amiche che ho sin dall’asilo. Anche noi siamo tutte diverse e proprio per questo siamo belle in questa amicizia dove ad accomunarci è la voglia di sostenerci. Quando ci sono i problemi noi donne ce la facciamo sempre, non si sa come. Ho imparato a non chiedermi mai “perché succede proprio a me?”: la vita è questa, dobbiamo esserle sempre grati, perché è un dono che ci è stato dato”.
Emozionata anche Barbara De Rossi, che entra in corsa nel cast mentre è impegnata contemporaneamente con la fortunata tournée de Il padre della sposa (con Gianfranco Jannuzzo). Racconta così: “Fiori d’acciaio è uno spettacolo forte e delicato allo stesso tempo. Le donne di questa commedia raccontano storie diverse, in cui tutti possono rispecchiarsi: vivono anche situazioni difficili e particolari oltre che pettegolezzo che si scambiano dal parrucchiere. Io mi occupo di donne da una vita e so che hanno caratteristiche molto forti quando vogliono: una certezza è che possono esprimere trasporti di generosità incredibile se fanno qualcosa insieme”.
Del suo personaggio, Marilù, la De Rossi racconta: “È una mamma che vive una situazione complessa: prova a mantenersi positiva ma è preoccupata per la salute della figlia diabetica, con cui a volte vive un rapporto conflittuale proprio per via della malattia. Sua figlia è l’unica vera ragione di vita e di felicità e di fronte alla difficoltà, il supporto delle amiche su rivela fondamentale. Ci sono scene molto divertenti, è un bello spettacolo che vale la pena di venire a vedere”.
Sulla cifra di questa commedia, Bellomo, la Colombari e la De Rossi non hanno dubbi e rispondono in coro: “È una storia che esalta la femminilità, non il femminismo. Andare contro gli uomini non serve a nulla e crea l’effetto opposto di ciò che si vuole esprimere: siamo tutti sullo stesso livello, laddove non ci arriva l’uomo ci arriva la donna e viceversa”.
Motivo in più allora per andare a vedere Fiori d’acciaio, in scena fino al 14 aprile al Manzoni di Milano (poi arriverà anche all’Orazio Bobbio di Trieste e al Bracco di Napoli), con una storia che apparterrà a tutti. E che forse, superando tanti tabù estremisti, riuscirà a fare comprendere meglio l’universo femminile anche agli uomini.
FIORI D’ACCIAIO di Robert Harling
Adattamento Michela Andreozzi con Francesco Bellomo
con Martina Colombari, Barbara De Rossi, Gabriella Silvestri, Alessandra Ferrara, Caterina Milicchio e Cristina Fondi
Regia Michela Andreozzi e Massimiliano Vado
Aiuto Regia Francesca Somma
Scene e costumi Carlo De Marino
Musiche Roberto Procaccini
Light Design Umile Vainieri