I Giardini di Ninfa, meraviglia d’Italia

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A Ninfa, nel territorio di Cisterna di Latina, a pochi passi da Roma, esiste un’oasi che in primavera produce un’esondazione incontenibile di colori e di profumi. Stimolo continuo alla vista ed all’olfatto, si estende su oltre otto ettari di terreno e conserva più di mille specie di piante pregiate e rare. Oggi se ne occupa la Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta, voluta e creata dall’ultima discendente della famiglia Caetani, Leila.

Ma Ninfa ha radici storiche profondissime: era infatti un insediamento romano, che nell’VIII secolo assumeva le caratteristiche di complesso agricolo, poi da latifondo medievale divenne città, con tutto ciò che urbanisticamente ed architettonicamente ne consegue. Entro la cinta muraria vennero eretti dunque palazzi, mulini, un castello e la Chiesa di Santa Maria Maggiore, che fu teatro della consacrazione di Rolando Bandinelli, salito al Soglio Pontificio come Papa Alessandro III. I contrasti con Federico di Svevia, il Barbarossa, che sosteneva l’elezione di un altro Papa, però, portarono al saccheggio, all’incendio ed alla distruzione della città. Le vicende dei secoli successivi si intrecciarono poi con le vicissitudini delle più importanti casate italiane, gli Annibaldi, i Colonna e infine i Caetani, che tennero le redini di una cittadina che venne ricostruita, bonificata dalle vicine paludi pontine che ne ammaloravano il clima e che fu resa ricca dai pedaggi che versavano i corrieri a cui era preclusa la Via Appia, ormai sommersa dalle paludi malariche. Questi fasti tuttavia terminarono nel 1300, quando il borgo fu distrutto e raso al suolo e di questo non rimasero che rovine.

Ma Ninfa, testarda, non volle soccombere. Esposta a sud, costantemente accarezzata dal sole, è riparata dai Monti Lepini che la cingono come le braccia di una madre e così, entro la cinta muraria ormai in rovina, si genera un microclima perfetto. A questo si aggiunge la potenza dell’acqua che ribolle sotto e sopra il suolo, rendendosi nutrice generosa. Tant’è che i fiori, le piante e i frutti che spontaneamente e con insistenza iniziano a ricoprire le rovine del passato, nel XVI secolo fanno venire il desiderio al cardinale Niccolò III Caetani di farne un giardino. La linea del tempo che aveva fatto di Ninfa un crocevia del commercio ed una cerniera tra Roma e il sud Italia non era stata interrotta, ed è così che inizia la storia di un giardino che oggi è monumento naturalistico tra i più belli del mondo.

Inizialmente tra le rovine medievali e accanto al laghetto che conserva i resti del tempietto di età romana dedicato alle ninfe, vengono realizzati solo due viali intersecati ad angolo retto e due fontane, da cui sgorgava l’acqua che si riversava nel fiume che attraversa il sito, quasi a creare un “castrum botanico”, piuttosto che un hortus conclusus. Finalmente nel 1920, Gelasio Caetani decide di farne una residenza estiva, completa la bonifica delle aree ancora malsane e inizia a mettere a dimora le piante e le essenze arboree pregiate che reperiva nei suoi viaggi all’estero.

La meraviglia dunque prende forma e improvvisamente secoli di storia riemergono dall’oblio. Piante meravigliose che si abbarbicano sulle rovine, mai prepotenti, ma voluttuose, come le mani di un’amante sulla pelle dell’amata, le rovine che si fanno accarezzare e che si fondono con la natura, tanto da rendersi indistinguibili dalle fronde e infine l’acqua, dominata dall’ingegno dell’uomo, incanalata nel corso dei secoli e ricondotta poi in alvei sicuri, che scorre placida e riflette sulla superficie un quadro che neanche gli impressionisti avrebbero mai potuto rendere nella sua integrale bellezza.

Ninfa viene definito per convenzione un giardino “all’inglese”, ma è molto di più, perché non v’è nulla di artificiale, come invece sovente accade nei giardini all’inglese in cui, come è noto, sono inseriti innesti di rovine posticce, proprio per dare all’architettura botanica quel significato che invece qui è consustanziale.

E’ davvero un giardino unico nel suo genere, che ha le radici nella Roma antica, il fusto nel medioevo, i rami nel rinascimento e le foglie nel nostro presente. Ninfa è il paradigma dell’armonia tra uomo e natura, è testimonianza delle opere della terra e delle opere della carne che si fondono, creando lo spazio vitale perfetto per l’innesto della comunità, è il luogo in cui si trova l’Uomo, il suo senso nel tempo e nello spazio e il suo bisogno ancestrale di lasciare traccia di sé. Ninfa è una lezione di vita, di arte, di storia e di cultura, una delle meraviglie d’Italia, che non può non essere vista e respirata almeno una volta nella vita.

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