La musica non cambia: difendere chi lavora

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Scrivo queste righe indossando il mio cappello di Responsabile Nazionale UGL Creativi, con ancora nelle orecchie gli interventi della conferenza stampa del 12 novembre a Roma: “La musica non cambia – Il caso Venezi.”

Questa vicenda ci riguarda tutti, perché tocca da vicino la dignità di chi lavora nella cultura. Siamo di fronte a un fatto senza precedenti: un sindacato che sciopera contro una lavoratrice. Non contro un abuso, non contro un datore di lavoro, ma contro una donna che svolge regolarmente il proprio incarico, nominata secondo Statuto dal Sovrintendente del Teatro La Fenice, unico titolare di questa responsabilità.

Eppure, anziché calmare i toni e favorire il dialogo, il sindacato locale, con il sostegno di CGIL, CISL e UIL, ha alimentato uno scontro ideologico. Il risultato è stato un attacco mediatico e sindacale che rischia di creare un precedente pericoloso.

Non siamo qui per celebrare il curriculum del direttore Venezi, che parla da sé, ma per difendere un principio: la libertà di scelta di un ente culturale. L’orchestra è un organo artistico, non deliberante, e chiunque viva di musica dovrebbe saperlo. Un teatro funziona solo se c’è armonia tra le parti. Un’orchestra può suonare benissimo, ma se ciascuno decide tempo e chiave per conto proprio, anche la sinfonia più bella si trasforma in rumore.

Mi considero un collega: laureato in Composizione al Berklee College of Music di Boston, vivo di musica e di arte. Ricordo il mio primo giorno al corso di direzione d’orchestra, quando il professore ci disse: “Dovete conoscere la partitura a memoria e, nei primi cinque minuti, conquistare il rispetto dell’orchestra. Se non ci riuscirete, dopo faranno quello che vogliono.”
Al direttore Venezi quei cinque minuti non le sono mai stati concessi. Infatti il Segretario Generale UGL Paolo Capone ha aggiunto che se la protesta fosse arrivata dopo un periodo di lavoro condiviso, la percezione sarebbe stata completamente diversa.

Il punto è chiaro: con che serenità può lavorare oggi la Venezi? L’accanimento, la reiterazione costante delle azioni, la sincronizzazione degli attacchi mediatici e l’ostentazione di adesioni da altri teatri hanno creato un clima ostile. Il messaggio è evidente: “Non scegliete mai qualcuno fuori dalla cerchia degli approvati”, approvati, chiaramente, secondo la visione di alcuni orchestrali.

Ma chi decide la linea di confine? Perché fermarsi al consenso di un gruppo di musicisti? Dovremmo estendere il diritto di veto anche ai tecnici delle luci, ai fonici, agli attrezzisti, ai sarti… Dove finisce l’interferenza? Ai macchinisti? Alle maschere?

Difendere Beatrice Venezi oggi significa difendere tutti i lavoratori dell’arte, perché non si può immaginare un futuro in cui solo chi piace a qualcuno può lavorare. E un sindacato serio, di fronte a questa situazione, non può voltarsi dall’altra parte.

Ringrazio il Segretario Generale Paolo Capone per il sostegno e la lucidità con cui ha ribadito che la UGL sta dalla parte della professionalità e della libertà. Un grazie anche ad Ada Fichera, direttore editoriale di Pagine Libere, all’avvocato Giuseppe Mosa e a Massimo Maria Amorosini, che ha moderato con equilibrio un dibattito tanto acceso quanto necessario.

Viva l’arte libera!

[Cesare Rascel è Responsabile Nazionale UGL Creativi]

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