La sfida di Giordano Cottur alla Trieste occupata da Tito

0
Facebook

Quando ciclismo e storia si intrecciano e lo sport diventa motore di libertà

Giro d’Italia, palcoscenico di grandi campioni e di eroi dimenticati. Storie di uomini e di sfide memorabili, ma anche di grandi imprese, che la storia ha voluto relegare ai margini della memoria, dimenticati o offuscati da nomi altisonanti o da personaggi ingombranti. Una Triste occupata dagli slavi e contesa dall’Italia, diviene spettatrice di un’impresa dal sapore dannunziano con protagonisti ciclisti dal volto sconosciuto a più che nel giugno del 1946 osarono sfidare la Jugoslavia di Tito. La tappa che partiva da Rovigo fu interrotta a dieci chilometri da Trieste da un gruppo di sloveni che assaltarono il corteo tricolore con sassi e chiodi. Molti corridori, per la stragrande maggioranza italiani nel primo Giro d’Italia del dopoguerra, decisero di abbandonare la tappa e rinunciare a Trieste. La corsa fu annullata. La notizia arrivata nella città giuliana fu accolta dai triestini con profonda amarezza. Ma Giordano Cottur, triestino di nascita, non si arrese a quello che ritenne un affronto alla libertà della sua città. Con senso di orgoglio e sentimento di riscatto nazionale inforcò la bicicletta per l’ultima volata contro la slavizzazione del territorio italiano. Insieme a Bevilacqua, Menon e uno sparuto gruppo di ciclisti Cottur decise di sfidare gli slavi e portare a termine la tappa. La carovana giunse all’Ippodromo Mirabello tra gli applausi dei triestini che al grido “Italia, Italia” riaffermarono che Trieste era e sarebbe rimasta territorio italiano. A tagliare per primo il traguardo proprio Giordano Cottur in una vittoria-non vittoria, in quanto la tappa non fu mai assegnata. Uomini coraggiosi che compirono grandi imprese in sfide d’altri tempi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

venti + 5 =