La strana voglia della sinistra di difendere chi delinque

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Badate bene, questa storia è assolutamente vera e non è un racconto di fantasia. Ed è una storia della quale, molto probabilmente, sentirete parlare per settimane e se ne discuterà ancora a lungo, perché nessuno ha intenzione di risolvere la questione. Ma, soprattutto, è l’ennesima volta nella quale la sinistra sta dalla parte di chi delinque: dal caso Kabobo fino alle frange più estreme di solidarietà ad Alfredo Cospito, passando per i piccoli fatti di cronaca quotidiana.

Un brevissimo riepilogo: il centro di Milano, e in particolare la stazione, negli ultimi anni sono divenuti un far west nel quale spadroneggiano scippatori, picchiatori, molestatori e semplici criminali. Un degrado raccontato da siti web, radio, televisioni e anche pagine social. La più famosa su Instagram si chiama «Milano bella da dio» e raccoglie più di 180mila follower. Cosa fanno i suoi gestori, alcuni ragazzi attorno ai diciotto anni? Il sabato pomeriggio filmano con i loro smartphone gli ordinari crimini che vengono commessi in città e li condividono sulle reti sociali: per avvisare i concittadini dei pericoli che corrono e per rendere identificabile chi viola la legge. Finiscono prima nei loro obiettivi, e poi in quelli di Striscia la Notizia, alcune ragazze di etnia Rom che commettono regolarmente furti, ma non possono essere arrestate perché incinta. Un caso? Non sempre, alcune teorizzano la maternità come un metodo efficace e infallibile per non finire dietro alle sbarre.

Muoviamo subito da due presupposti: 1) la nazionalità di chi commette questi reati è del tutto ininfluente, non c’entra nulla col nocciolo della questione; 2) in un mondo normale non dovrebbero essere i ragazzini a occuparsi della sicurezza delle loro città, ma le forze dell’ordine e le amministrazioni locali. Ma siccome abbiamo a che fare con un mondo al rovescio succede che chi cerca di tutelare le legalità viene attaccato dalla politica e chi scippa giovani e vecchiette invece viene difeso, nel nome della privacy, dalla politica stessa. Non è uno scherzo, vi avevamo avvisato che sarebbe stato tutto surreale: c’è chi tutela la privacy di chi rispetta talmente poco la vostra privacy da mettervi le mani nelle tasche o nelle borsette.

Anche questa storia è arcinota: Monica Romano, consigliera PD del comune meneghino e vice presidente della commissione pari opportunità (probabilmente le pari opportunità degli scippatori) ha scritto, poi rimosso e poi confermato questo post: «Questa abitudine di filmare persone sorprese a rubare sui mezzi ATM di Milano e di diffondere i video su pagine Instagram con centinaia di migliaia di followers è violenza, ed è molto preoccupante.». Avete capito? La devono smettere i cittadini di filmare, non i delinquenti di rubare. I milanesi devono ribellarsi a loro, non a chi cerca di scipparli usando i bambini come scudi contro la polizia. La grandissima boiata della Romano finisce nel tritacarne mediatico, con la scontata ma ovvia accusa di difendere i criminali. Ma ci finiscono pure i ragazzi che hanno inventato queste pagine di denuncia sociale, accusati di istigare all’odio razziale. Sia chiaro, nei commenti in calce ai loro post si leggono anche offese schifose e irripetibili. Ma la colpa è solo ed esclusivamente di chi commenta e che deve rispondere legalmente delle proprie parole, non certo di chi diffonde quella che a buona ragione possiamo definire una notizia. Il problema non è solo di ordine e sicurezza, ma è anche un problema politico. Locale e nazionale. Perché al netto dell’innegabile lassismo dell’amministrazione Sala che, ogni qualvolta si presenta l’occasione, sta sempre dalla parte sbagliata, c’è anche qualcosa che non funziona a livello legislativo. Solo che appena il governo ha provato a mettere mano alla questione dell’arresto delle donne incinta, proponendo la detenzione in case famiglia o ai domiciliari, la sinistra ha fatto scoppiare il solito casino accusando la maggioranza di ogni nefandezza. E, quindi, difendendo ancora una volta chi sta dalla parte sbagliata e confermando che viviamo in un mondo al rovescio, dove i cittadini per bene sono sempre gli ultimi, alla faccia dello stato di diritto.

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