Libertà nella comunità scientifica: l’auspicio di Alessandro Miani presidente SIMA

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Libertà, creatività, e multidisciplinarità: sono questi gli elementi su cui l’Italia oggi dovrebbe fondare la ricerca scientifica per ottenere un’economia davvero sostenibile capace di mettere in primo piano il binomio ambiente-salute. Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, e professore aggregato di Prevenzione Ambientale presso l’Università Statale di Milano, ha spiegato come la ricerca per essere davvero innovativa debba lavorare priva di condizionamenti esterni e interni alla comunità scientifica.

Professore, pensa che la scienza oggi possieda una vera libertà d’indagine e d’espressione?

Rispetto ad altri campi del sapere sì, soprattutto grazie ad alcuni strumenti: se una tesi è pubblicata su riviste con elevato impact factor e convalidata da studi scientifici esterni è più complicato metterne in dubbio l’attendibilità. C’è anche da dire che talvolta, nelle fasi preliminari di una ricerca un dato possa essere estrapolato e presentato come certo, mentre invece dovrebbe essere usato per dare il via a un dibattito costruttivo all’interno della comunità scientifica. In questo caso studi nella fase preliminare possono essere bollati come fake news a causa di un pregiudizio.

Un position paper pubblicato proprio da Sima con l’Università di Bari e di Bologna, ha evidenziato come il particolato Pm2, 5 e Pm 10 possa aver avuto un ruolo nella diffusione del coronavirus in Italia. Alcuni lo hanno definito una fake news.

Bollare come fake news uno studio in corso non getta le basi per il dialogo ma le distrugge. Per smentire un position paper c’è bisogno di studi già pubblicati che ne confutino le tesi, cosa che nel nostro caso non è stata fatta. Ogni presa di posizione appare quindi priva di fondamento. Ci è stato criticato il metodo, ma non essendo la nostra una ricerca,risulta un’accusa pretestuosa. Inoltre, non esistono tesi scientificamente fondateche smentiscono la nostra intuizione, al contrario, l’Università di Harvard in un position paper ha messo in relazione la diffusione del coronavirus con l’inquinamento da polveri sottili ma il testo, in questo caso, non è stato bollato come fake news.

A cosa è dovuto questo doppio standard?

All’esterofilia italiana. In Italia formiamo ottimi professionisti che poi scelgono di andare a lavorare all’estero perché, nell’ambito della ricerca l’Italia non offre loro le opportunità di esprimersi al meglio. In un sistema già indebolito dalla mancanza di fondi ha il suo peso anche l’eccessiva propensione del mondo accademico a lavorare per compartimenti stagni.

Quindi esiste un problema di comunicazione all’interno alla comunità scientifica?

In Italia resiste una struttura antica che non dà il giusto valore alla condivisione delle informazioni e all’approccio multidisciplinare. Chi vuole realmente competere ad alti livelli non può chiudersi chiamando in causa le fake news, soprattutto sui temi legati ad ambiente e salute, che per loro stessa natura sono interconnessi e hanno bisogno di un certo grado di approfondimento.

Ci fa un esempio di lavoro multidisciplinare?

La medicina ambientale, che non è una branca della medicina, ma un approccio multidisciplinare regolamentato dall’Oms che riguarda la salute pubblica, tocca giurisprudenza, ingegneria, agronomia, economia, urbanistica e molte altri settori. Tutte queste discipline concorrono a lavorare per dare una risposta a quelle variabili che rendono l’ambiente un fattore scatenante di malattia. Ricordiamo che in Italia ci sono 76mila decessi prematuri all’anno solo per l’inquinamento atmosferico.

A proposito di inquinamento durante lo shut down in Nord Italia non è diminuito come ci si aspettava.

I livelli di inquinamento al Nord sono addirittura aumentati. Questo perché, e come Sima lo ripetiamo da molto tempo, solo il 20% delle emissioni di particolato vengono dal traffico veicolare. Sono le combustioni per il riscaldamento domestico a incidere per oltre il 60%.

Però cambiare e abbracciare l’energia sostenibile comporterebbe perdita di posti di lavoro.

Anche questa è una notizia falsa. Il numero di posti di lavoro che genera una economia pulita è superiore a quella dell’attuale sistema. Il Sud su questi temi è molto più attivo rispetto al Centro Nord.

Come mai?

Non trovando una collocazione industriale al Sud è stato scelto di puntare sulla creatività dei giovani e sulla loro formazione. In particolare, all’università di Bari, l’ex rettore Antonio Felice Uricchio, oggi presidente del comitato scientifico Sima, ha dato vita a un dipartimento per lo sviluppo della creatività che ha generato una straordinaria quantità di spin-off. Oggi l’Italia è leader delle società innovative che si occupano di energia.