Avanti il prossimo: Marco Liorni. Tocca a lui difendersi dagli attacchi mediatici di chi paventa il pericolo fascista in televisione. Ormai è una guerra politica continua che si sposta dal Parlamento al tubo catodico come un’ossessione. Una guerra che, visti anche i risultati delle elezioni in Basilicata, almeno per scaramanzia forse farebbero meglio a evitare a sinistra. Invece no: provano gusto a trovare ogni giorno un avversario televisivo da attaccare. L’ultimo in ordine cronologico è appunto Marco Liorni.
Cosa è successo: nella puntata de L’Eredità andata in onda il 21 aprile, si poneva una domanda di stampo storico, che riguardava l’epoca fascista. Nello specifico si chiedeva in quale anno i coniugi italiani consegnavano alla Patria le fedi nuziali in cambio di anelli senza valore. Il riferimento è all’oro donato allo Stato italiano per sostenere la campagna in Etiopia. Data la risposta corretta (1935) da parte della concorrente, Marco Liorni sottolineava: Esatto. Pensate, tantissime famiglie hanno compiuto questo gesto veramente patriottico, quello di donare la fede matrimoniale alla Patria con una ricevuta e un anello senza nessun valore”.
Apriti cielo. Scoppia la polemica gratuita. Non tanto (e non solo) sui social, dove tutto sommato il linguaggio da osteria fa parte del gioco. È la stampa di sinistra ad accendere la polemica, sottolineando un presunto elogio di Liorni al fascismo.
A questo punto, però, il vaso è colmo: dopo una settimana di ripetuti riferimenti e attacchi a personaggi e situazioni che nulla hanno a che fare con la politica, il pubblico televisivo inizia a mal sopportare questo modo di fare opposizione a sinistra. Prima l’addio ingrato del “caro” (su questo non ci piove) Amadeus alla Rai e la mancata partecipazione di Scurati a Che sarà (per la quale lo scrittore chiedeva 1.800 euro al minuto, ossia più dello stipendio mensile di un lavoratore medio) sono stati argomenti di discussione per spianare la strada verso il vittimismo martirizzato di sinistra. Poi ecco la strumentalizzazione sulle dichiarazioni di Incoronata Boccia (che non ha negato la legge n.194, ma ha definito l’aborto un delitto, in nome del diritto alla vita) e ora su quelle di Liorni (costretto a giustificarsi su Instagram, rammentando in un video di essere antifascista, ma di riferirsi ai racconti dei suoi nonni che, all’epoca, fecero quel gesto con sincero patriottismo).
La tv smette di essere spettacolo, perché l’opposizione smette di essere politica e usa ancora una volta argomenti di distrazione di massa.
Non è certo la prima volta che succede, ma a questo giro il pubblico è abbastanza preparato per comprendere che il vero disegno non sia della destra sulla Rai, ma della sinistra che non potendo più occupare tutte le postazioni come faceva un tempo, ora si trova costretta a un racconto a 360 gradi sul servizio pubblico.
Oltretutto ci vuole coraggio a bollare come fascista uno come Liorni, sbandierato appena pochi mesi fa quale “salvezza” da molti sinistroidi, dopo che il conduttore fu preferito a Pino Insegno.
Ma lasciare che il piccolo schermo proponga lo spettacolo e il Parlamento guardi alla politica è così utopistico? Per la stampa di sinistra pare di sì. Peccato che quelli che scrivono certi articoli non verifichino tutte quelle volte in cui, per esempio, si sono citati Marx o Gramsci nelle domande culturali dei quiz. Sarebbe curioso, non tanto per sapere cosa ne pensino, quanto perché almeno avremmo la certezza che chi pontifica almeno segua davvero le trasmissioni per le quali si fa suggerire gli argomenti e il linguaggio rozzo dai social…