Aborto, eutanasia, disforia di genere, temi sempre attuali e che scaldano gli animi da destra a sinistra. Di questo e di tanto altro parleremo in chiave politicamente scorretta con Massimo De’ Manzoni, condirettore del quotidiano “La Verità” e autore del saggio “Regime in redazione. Manuale di autodifesa dall’informazione ideologica” (La Verità Panorama, 2022, € 7,90), la cui prefazione è stata realizzata da un’altra voce fuori dal coro, quella del giornalista Mario Giordano.
A proposito di aborto, l’11 aprile il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, qual è la sua posizione a riguardo?
Definire un “diritto assoluto” la possibilità di sopprimere un bambino è oggettivamente una sconfitta per tutti, anche per chi pensa invece di aver vinto. Io sono un antiabortista convinto, però mi rendo conto che ci sono delle situazioni da normare. In Italia è stato fatto con una legge abbastanza equilibrata ma che non viene applicata. O, per meglio dire, vengono messe in atto solo le disposizioni “distruttive”. Infatti, nella legge 194 c’è una parte “costruttiva” per far sì che la donna sia messa nella situazione di poter tenere il bambino. Disposizioni queste ultime, che, ahimè, sono totalmente trascurate. E le spinte che arrivano dall’Europa non faranno che peggiorare questa situazione. Un aspetto che continua a sconvolgermi è che si possa fare il tifo per l’aborto e quindi per la soppressione di una vita nascente, quando, in realtà, l’aborto è solo una tragedia e tutti dovremmo concorrere per cercare che non si verifichi. La prima parte della legge prevede proprio questo: cercare di far sì che la madre sia messa nella condizione di portare la gravidanza a termine. Madre, sì, perché come giustamente dice Silvana De Mari, prestigiosa collaboratrice del mio giornale, quando una donna rimane incinta è già mamma. A quel punto ha solo una scelta: se diventare la madre di un bambino vivo o di un bambino morto. Ecco, se ci fossimo ricordati questo concetto, non saremmo arrivati al punto di considerare l’aborto un diritto da riconoscere nelle costituzioni, ma solo una sconfitta o un dramma, anche personale, di qualsiasi donna rimanga incinta. A tal proposito è emblematica la polemica scoppiata a Milano per la decisione presa dalla commissione del Comune: bocciare la statua di Vera Omodeo “Dal latte materno veniamo”, raffigurante una madre che allatta il suo piccolo, perché “rappresenta valori non universalmente condivisibili”. L’opera è stata definita “divisiva”. Ma divisiva nei confronti di chi? Tutti siamo nati e siamo stati allattati, è una motivazione talmente incomprensibile che denuncia l’ideologia sottostante. Viene in mente quanto scriveva Chesterton circa un secolo fa: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Purtroppo, stiamo vivendo proprio questo”.
Oltre all’aborto, ultimamente, soprattutto a seguito dello scandalo che ha coinvolto l’ospedale
Careggi a Firenze, si sta parlando di un altro tema difeso a spada tratta dal politicamente
corretto: la disforia di genere. Com’è possibile che in Italia si sia arrivati a certe dinamiche e con risultati che, dalle prime notizie, sembrano alquanto raccapriccianti?
Io penso che sia il solito dramma di quando l’ideologia prende il posto della scienza. La chiamano scienza ma in realtà è ideologia. Quella che viene definita disforia di genere, molto spesso sono quei turbamenti, quei momenti di totale confusione mentale che si attraversano durante la pubertà. In moltissimi casi basta un sostegno e le cose si risolvono da sole. Quando invece si comincia a intervenire con farmaci, medicine, operazioni chirurgiche, in tenerissima età – perché di questo stiamo parlando – è evidente che si sta compiendo un abominio. Un abominio proprio perché non si aspetta la maturazione necessaria per far sì che il giovane possa capire se ci sia realmente una “disforia di genere” (che c’è in rarissimi casi) oppure se sta semplicemente vivendo a una confusione psicologica che si risolve in un altro modo. Per questo motivo penso che i bambini non vadano toccati. Non si possono somministrare farmaci che bloccano la pubertà, perché questo comporta l’alterazione dell’equilibrio ormonale di una persona, arrivando anche a risultati irreversibili. Ecco perché la tutela del minore, per di più garantita dalla Costituzione, dovrebbe essere assoluta. L’ispezione all’ospedale Careggi è un buon passo da parte del governo per cercare di fare un po’ di chiarezza, anche in Italia, dove il dibattito non si era ancora acceso, come invece successo in Gran Bretagna.
Col caso Careggi ci sarà un cambiamento decisivo, che segnerà quindi il crollo di un pilastro dell’ideologia gender, o sarà l’ennesimo buco nell’acqua?
Io voglio avere fiducia anche in questo caso, perché in altre situazioni non ho visto questa sollecitudine. Voglio anche credere a quello che veniva detto e viene detto da esponenti di questa maggioranza, che su questo argomento, per lo meno, sono sempre stati abbastanza netti e chiari. Adesso vediamo se alle parole seguiranno i fatti. Però questo primo passo è incoraggiante.
Tra le ultime vicende riguardanti il politicamente corretto, c’è anche la legge contro i crimini d’odio entrata in vigore in Scozia. Secondo lei ha ragione la scrittrice JK Rowling, che parla di legge bavaglio (anche se non è stata ancora indagata), o il primo ministro, che, invece, difende la nuova legge sostenendo che è solo diretta a combattere i crimini d’odio?
Nel momento in cui una legge stabilisce che io debbo dire il contrario di quello che i miei occhi vedono, sono di fronte a una legge violenta, è una legge che fa violenza a me, alla realtà. Semplicemente un trans non è una donna. E quindi qualunque cosa mi obblighi a dire il contrario di questa verità è una violenza. Una legge violenta è una legge sbagliata, in quanto crea i presupposti per limitare la mia libertà.
Ha notato qualche parallelismo tra questa legge e il Ddl Zan?
Assolutamente sì. Bisogna mettersi in testa che l’odio non è un reato. Si è liberi di odiare, l’importante è che l’odio non si traduca in fatti che ledono l’incolumità altrui. Ecco perché è sbagliato stabilire che un pensiero è reato. È solo un modo di conculcare la libertà di espressione, a maggior ragione considerando che l’ordinamento giuridico prevede già fattispecie di reato come calunnia, diffamazione, minacce ecc.
A proposito di ordinamento giuridico, in Italia, a differenza di quanto succede nei paesi del Nord Europa, l’eutanasia è illegale mentre il suicidio assistito è disciplinato tramite una sentenza della Corte costituzionale la 242 del 2019. Stando così le cose, a suo avviso, ci sarà una legge che disciplinerà tutto questo o si continuerà a stare nel limbo?
Io credo che, alla fine, si arriverà a una legge, perché la spinta per far valere “il diritto di uccidersi’ è molto forte sia da parte della Corte costituzionale che dell’opinione pubblica. Parliamoci chiaro, i malati terminali accompagnati dolcemente verso la morte sono sempre esistiti. Il problema è che se si ricorre a una legge, come è successo nei paesi del Nord Europa, questa normativa inevitabilmente può essere sfruttata male nei conforti dei malati o, addirittura, dei minori. Il fatto che un minore venga soppresso è un abominio, non certo un diritto. Esistono cure palliative che accompagnano verso una fine, quando la fine è inevitabile, ma la legge, al mio modo di vedere, è pericolosa: una volta stabilita la normativa, chi decide quando un’altra persona può esercitare il “diritto di uccidersi”? Dice: sarà il soggetto stesso se è in grado oppure attraverso un “testamento biologico”. Ma anche ammesso che le cose stiano così, è ovvio che, essendoci una legge che permette l’eutanasia e il suicidio assistito, si verrà a creare una forte pressione psicologica sulle persone sofferenti, le quali, magari, si sentono un peso per gli altri. Ecco perché io sarei per restare nel limbo in cui siamo, visto che, adesso, queste situazioni succedono nell’accordo tra famiglie, pazienti e medici. Temo però che si andrà comunque a una normativa”.
Una deriva woke che non ha risparmiato neanche il mondo dei più piccoli, come successo con la Disney, che, per questo motivo, ha subito un forte flop economico. Ma alla fine una multinazionale, come appunto la Disney è dovuta arrivare al punto di un vero e proprio mea culpa. Com’è possibile?
Il punto è che le aziende camminano sulle gambe degli uomini; quindi, certe decisioni dipendono dalle idee di chi è arrivato a dirigere quella azienda, da quanto sia accecato dall’ideologia, da quanto abbia pensato magari di sfruttare commercialmente un fenomeno. C’è un problema: queste cose creano cultura. Fa più danni un cartone animato di questo tipo, che tantissimi libri, che magari nessuno leggerà. Il cartone animato lo vedono i più piccoli, per cui si abituano a una normalità, che non è normale. È questo il problema. Io sono anche convinto che ci siano alcune persone, e di conseguenza aziende, che, in nome di un’ideologia, possano anche rimetterci economicamente pur di far passare un messaggio. Un obiettivo che raggiungono, perché quelli sono i veicoli più facili attraverso i quali imprimere un messaggio nella mente.
Visto tutto questo indottrinamento ideologico, soprattutto sui più piccoli, come vede la società del futuro?
Date le premesse, dovrei dire che sono disperato, invece, sono convinto che la realtà dei fatti ha una forza intrinseca che l’ideologia non può scalfire più di tanto. L’indottrinamento esiste, esistono delle difficoltà, ma prima o poi questa sbornia, perché tale è, passerà e il re sarà di nuovo nudo. Perché è tutto lì il problema: dire le cose come stanno e quindi che un uomo è un uomo, una donna è una donna, i bambini nascono da un uomo e una donna, l’aborto è una tragedia e non un diritto da mettere in Costituzione. Si tratta semplicemente di riportare le cose alla realtà. I danni ci saranno, sono stati fatti, non c’è dubbio. E magari ci saranno altri danni da reazione, perché potrebbe esserci in seguito un contraccolpo, magari avremo anche una botta di oscurantismo, questo non lo so. Quello che prevedo è che alla fine la realtà sarà più forte delle ideologie.