Pioltello (MI): una scuola decide di chiudere per il Ramadan. Bagno di Romagna (FC): una scuola rifiuta la benedizione pasquale. Inclusività da un lato, laicismo dall’altro. Nuove tradizioni da una parte, cancel culture delle nostre dall’altra. In questo panorama si snoda la vicenda dell’istituto comprensivo “Iqbal Masih” di Pioltello, nel Milanese, che ha stabilito il 10 aprile per le classi di ogni ordine e grado un giorno straordinario di vacanza per permettere agli studenti di fede musulmana di omaggiare una delle celebrazioni più importanti dell’anno per la loro fede: Id al-fitr, letteralmente la “festa della interruzione”.
Una decisione contestata, che ha portato il Ministero dell’Istruzione a ravvisare delle irregolarità nella decisione dell’istituto: “A seguito di una accurata verifica disposta dall’Ufficio scolastico regionale lombardo – scrive in una nota il ministero diretto da Giuseppe Valditara – sono emerse talune irregolarità: il provvedimento che ha deliberato la sospensione della attività didattica per il 10 aprile non è stato motivato e introduce una deroga ulteriore al calendario rispetto a quanto previsto dalla Regione Lombardia che prevede un numero massimo di 3 giorni di sospensione della attività didattica a disposizione delle scuole”.
Viene così sospesa la decisione presa e inserita in calendario dal Consiglio d’Istituto guidato dal dirigente Alessandro Fanfoni. Un giorno in cui tutti i bambini della primaria e gli studenti della secondaria di primo grado, a prescindere dalla religione di appartenenza, non andranno a scuola.
Una decisione che trovava il suo fondamento nell’autonomia, secondo cui le scuole hanno facoltà di utilizzare tre giorni discrezionali di vacanza, che poi si sommano alle festività di Natale, Pasqua, il patrono, il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno, stabilite dall’Ufficio scolastico regionale. Il 40% di bambini che frequentano l’istituto è di cultura islamica e alla fine del Ramadan sarebbero comunque risultati assenti. Sarebbe questa la motivazione per introdurre la festività aggiuntiva.
Infatti, per Alessandro Fanfoni chiudere la scuola per un giorno affinché i bambini di fede islamica possano festeggiare la fine del Ramadan con la propria famiglia “non toglie nulla a nessuno, non cancella l’identità culturale dello Stato in cui siamo”.
Il preside, che nel frattempo ha anche ricevuto minacce e intimidazioni, ha dichiarato al Corriere della Sera che “chiudere non è un gesto per farsi benvolere dalla comunità araba”, ma anzi: “È semplicemente il riconoscimento della specificità del nostro contesto“, dove circa il 20 per cento della popolazione di Pioltello è di origine straniera e fede islamica.
In merito alle intimidazioni al preside Fanfoni, il ministro Valditara ha espresso solidarietà e condanna: Non posso accettare che qualcuno insulti o minacci un preside o un insegnante. Ho già detto chiaro che è sintomo di inciviltà aggredire una persona per le sue scelte e per le sue opinioni. Dunque al preside della scuola Iqbal Masih e ai suoi docenti va la mia solidarietà“.
Intanto 200 docenti dell’istituto hanno scritto una lettera aperta per difendere la decisione di chiudere per il Ramadan e chiedendo l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella.
Lo scenario in cui tutto ciò avviene è quello di un’italianità sempre più estinta che trova conferma nelle parole rilasciate a Fanpage.it da Mirlko Di Chio, rappresentante dei genitori del Consiglio scolastico e assessore di Pioltello ai servizi sociali, in occasione del Eid Al-Fitr, seconda festività più importante della religione islamica, “succedeva che metà di ogni classe fosse assente e la lezione veniva interrotta“, ha spiegato. Per questo motivo, tenere chiuso l’istituto quel giorno è sembrata una “scelta di buonsenso, civiltà e vera inclusività, senza alcuna valenza politica”.
Una situazione che si crea per la prima volta in Italia e che ha scatenato non poche polemiche. Come quella mossa dal sindaco di Sesto San Giovanni e consigliere di Città Metropolitana di Milano, Roberto Di Stefano che ha infatti definito questa decisione «Scandalosa e molto preoccupante». «Con tutto il rispetto per la religione islamica, qui siamo in Italia, questa scuola è italiana, il 60% degli studenti che la frequentano è italiano», ha dichiarato.
«Qui non si tratta di integrazione ma di un grave atto di sottomissione», ha continuato il consigliere, «la sinistra che ancora occupa la nostra scuola ha iniziato a mettere in discussione il nostro crocifisso, a non volere il nostro presepe e ora arriva a sacrificare i giorni di vacanza previsti dal calendario scolastico per una celebrazione islamica. Siamo alla follia». Condanna anche da parte dell’eurodeputata Silvia Sardone (Lega), che ha infatti definito la decisione «preoccupante».
Di ben altra posizione è stato, invece, il sindaco di Pioltello Ivonne Cosciotti (Pd) che ha parlato di «atto di civiltà».
Un contesto in cui non sono neppure mancate le provocazioni, come quella mossa da Giuseppe Cruciani, ospite a Quarta Repubblica da Nicola Porro: “Io non ne faccio una questione di, sottomissione, di islam, di pericolo, la cultura predominante e i pericoli per la tradizione cristiana – ha dichiarato il conduttore della Zanzara – io ne faccio una questione pratica: se dovessimo tenere conto delle esigenze di tutte le minoranze sarebbe finita. Non andremmo più a scuola. Bisogna tenere conto della fine del Ramadan? Possiamo fregarcene, se qualcuno ci tiene a festeggiarlo si prende un giorno di out dalla scuola”. “Il problema – ha aggiunto Cruciani – è che si dà retta a tutte le minoranze possibili. Dunque, finiremo col fare un giorno senza scuola anche quando c’è il gay pride”.
Un’indignazione che, a sua volta, ha scatenato quella islamica, come si può riscontrare nel messaggio inviato a Sergio Mattarella dalle principali rappresentanti della comunità islamica in Italia (il Centro islamico culturale d’Italia, l’Unione delle comunità islamiche in Italia e la Comunità religiosa islamica in Italia)
Il mese di Ramadan è “il più sacro per la comunità islamica mondiale, dove ci si raccoglie in preghiera e nella vicinanza a Dio”, ma proprio in questo momento arriva “l’ennesima campagna di odio, denigrazione e discriminazione verso la nostra comunità religiosa”.
“In queste ore”, si legge, la comunità musulmana sta subendo l’ennesimo attacco ingiustificato, solo perché una scuola nel milanese, attraverso i suoi dirigenti, ha deciso di sua spontanea iniziativa, con il voto all’unanimità di chiudere per un giorno la scuola per la festa di fine Ramadan, avendo una cospicua presenza di alunni musulmani”.
Il messaggio ha invece elogiato l’iniziativa della scuola, definita “lungimirante” perché “guarda all’integrazione e al dialogo interculturale”.
Un messaggio in cui la comunità islamica dice “basta alla strumentalizzazione della nostra fede per scopi elettorali. Basta soffiare sull’odio. Chiediamo rispetto e protezione perché ne va della nostra convivenza pacifica nel paese e della crescita educativa dei nostri figli che sono, a tutti gli effetti, figli e futuro dell’Italia”.
Un vespaio che verrà risolto dall’ufficio scolastico regionale della Lombardia come annunciato dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: “Il mio obiettivo è far rispettare la legge, la legalità, le regole. Il calendario scolastico lo definisce Regione Lombardia. Le scuole possono derogare per esigenze comprovate legate al piano dell’offerta formativa”.
L’ufficio scolastico regionale della Lombardia sta facendo delle verifiche sulla scelta dell’istituto comprensivo statale Iqbal Masih di Pioltello di fissare un giorno di vacanze per il 10 aprile, giorno di fine del Ramadan. Il ministro ha spiegato che “l’ufficio scolastico regionale sta verificando innanzitutto se la delibera” con cui si è fatta questa scelta di calendario “è stata motivata, perché le delibere in deroga al calendario regionale devono essere sempre motivate”.
“E in secondo luogo – ha aggiunto – se effettivamente questa deroga corrisponde a esigenze di natura didattica legate al piano dell’offerta formativa. Dopo di che l’ufficio scolastico farà le sue opportune valutazioni. È un problema di rispetto della legge e delle regole”.
A prescindere da come andrà a finire questa storia, resta una sola certezza: una comunità islamica che parla dei suoi figli descrivendoli come “Figli e futuro dell’Italia” e una scuola italiana dove gran parte degli alunni è oramai di origine musulmana. Uno scenario che dovrebbe far riflettere, e non poco, sul filo sottile che separa l’integrazione con la sostituzione etnica di massa e la laicità dello Stato con la cancellazione della propria identità.