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Sovrapposizioni materiche, graffi, incisioni e schizzi di colore: così l’artista si appropria della tela
L’estro creativo di Claudio Rosati trova la sua espressione in una pittura informale caratterizzata da una sensibilità raffinata nella scelta degli accostamenti cromatici e nella costruzione dell’architettura compositiva. Nei quadri domina una tonalità sulla quale s’inseriscono tasselli di colore e segni impressi con variazioni di profondità, guizzi emotivi retti da un dinamismo che richiama l’action painting, seppur l’impianto sia poi articolato con efficace senso di equilibrio. Cimentandosi in tecniche diverse l’artista si appropria della tela, che accoglie una sperimentazione poliedrica fatta di sottili sovrapposizioni materiche, graffi, incisioni e schizzi di colore. Ecco che allora prende vita un autentico turbinio di forme misteriose, che però non creano mai dissonanze visive. In queste composizioni estremamente libere, ma regolate dal rigore degli accostamenti tonali, una forza nascosta è in grado di determinare la costruzione dell’immagine e di orientare l’osservatore nella direzione del suo significato più profondo.
Nel turbinio segnico s’instaura un intimo dialogo con l’osservatore che sfiora riflessioni appena percepibili, pensieri carichi di una tensione misteriosa, metafora di una sintassi frammentata eppure completa nel suo impeto. Italiano di origine, vive e opera in Lussemburgo. Ha partecipato ad esposizioni in tutto il mondo. Il suo operato è considerato da alcuni esperti come «un’astrazione che fa sognare». Recentemente il critico Luca Beatrice ha scritto: Il colore saturo di intensità, il vigore del gesto e le intuizioni compositive: l’opera di Claudio Rosati fa sfoggio delle capacità di seduzione che le sono proprie, sollecitando la complicità dello sguardo. Il suo lavoro, costruito come energia e nutrito da segni dinamici che evocano i sapori dell’action painting, sembra concedersi con naturalezza alla lettura d’esercizio di pura visibilità. Per ottenere questo risultato, però, è necessaria una capacità di controllo e di scelta che caratterizza tanto la storia della pittura quanto quella dell’artista, colui che possiede una tecnica e che è in grado di plasmarla a seconda delle proprie esigenze. Non sorprende dunque il trovarsi dinnanzi a un’ulteriore tappa di questo cammino tra le forme, le materie e gli spazi: talvolta Rosati percepisce la necessità di irrompere in una narrazione che supera il limite della bidimensionalità e allora si affida alla sensualità della materia scultorea, ma senza dimenticarsi del supporto. Forte della consapevolezza che la superficie della tela abbia rappresentato per l’umanità un laboratorio in cui esperire la propria natura, l’artista allestisce un fluido copione a due voci tra elemento pittorico e oggetto a tre dimensioni.