Quelle “Intrepide” che sui motori sfrecciarono nel tumultuoso 900

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Intrepide, storie di donne e di motori” è l’esordio di Giulia Colasante nella scrittura. 15 storie raccolte in un libro esperienziale e motivazionale, raccontato mediante la pura essenza dell’essere unicamente donne. Donne capaci di rompere delle eterotopie, degli schemi e degli stereotipi che hanno da sempre marchiato la struttura e i diversi ruoli femminili nella società. Donne inquietanti, che hanno fatto paura poiché troppo veloci rispetto ai tempi che correvano.

Quante volte abbiamo sentito frasi tipicamente maschiliste: “Tu sei donna non puoi fare l’astronauta, la pilota, la poliziotta, non puoi aspirare ad avere una carriera. Tu sei donna devi badare alla casa, al marito e ai figli.” Ma le donne lo sanno che questo non gli basta, continuare a sorridere e annuire quando un uomo liquida i loro successi come capricci da femmine è diventato un peso sempre più difficile da mandare giù. Le donne sono più di questo, più della casalinga, di una madre o di una moglie, ma per il resto del mondo sembra che questo di più non possa esistere.

Giulia Colasante ci immerge con il suo stile scritturale chiaro e lineare nelle vite di 15 donne, narrando le loro ribellioni verso un sistema prettamente maschile, per come veniva pensato e vissuto nel senso comune delle cose il mondo dei motori tra l’inizio del secolo e i primi anni sessanta. È in questi anni tumultuosi, veloci, carichi di ansia di futuro e di tante ferite che Colasante ha incontrato le Intrepide capaci di sfatare qualsiasi etichetta, affondando nelle loro vite, cogliendone sfumature e sensibilità, ferite preziose e gioie incontenibili. Ci sono storie che superano il tempo che gli è concesso, come le trasgressioni di queste donne che hanno cavalcato motori ruggenti in moto, in automobile e in areo. Una sola invece il motore lo aveva nel cuore e nelle gambe, Alfonsina Strada, la prima a correre il Giro d’Italia nel 1924. Italiane, inglesi, americane; le Intrepidi non hanno confini, proprio come il loro cuore capace di farle osare e quasi sempre vincere.

È cosi che tra le pagine incontriamo Vittorina Sambri, prima a gareggiare in motocicletta nel 1913 e Rosina Ferrario, che sempre nel 1913 è la prima in Italia ad avere licenza di volo. E poi le donne delle corse automobilistiche: Ada Pace, Maria Teresa de Filippis, Anna Maria Peduzzi. Le storie dolorose di Gabriella Angelini, di Gladys Roy e di Nina Vitagliano, ma anche quelle incredibili delle sorelle Van Buren quando sono state arrestate per aver indossato un abbigliamento maschile all’epoca illegale e scandaloso, delle Motor Maids of America e quella sorprendente di Dorothy Levitt, alla quale tutti dobbiamo l’invenzione di qualcosa talmente utile che ormai non ci facciamo più caso: lo specchietto retrovisore.

“Lo sanno. Lo hanno sempre saputo e forse hanno tentato di spiegarlo. Hanno cercato di tracciare una mappa per tutte quelle che sarebbero arrivate dopo. Molte di loro non si conoscevano e probabilmente alcune non avranno mai sentito parlare delle altre. Eppure sono così simili. Sono le Intrepide di questo libro: donne, ragazze, madri, mogli, figlie, ma non solo legate al loro sangue e alla loro famiglia: loro sono la loro storia. C’è chi fra loro ha avuto paura e chi invece non ne ha avuta abbastanza; sono diverse, sono complesse e sono pronte a spiegare di nuovo che no, nessuna di loro ha usato lo specchietto retrovisore per sistemarsi il trucco, ma soprattutto che nessun loro collega si è mai trovato a dover spiegare la sua presenza ai box di partenza. Alcune sono state madri e pilote, altre sono state figlie ribelli, altre ancora hanno dovuto prendere un respiro molto profondo quando gli hanno chiesto “ma è questo che vuoi fare nella vita?”. Per questo bisogna leggere di loro e ricordare quello che hanno fatto”.

Le donne sono oltre il loro sensuali, oltre l’essere futuristicamente madri e moglie, anche oltre l’infinito c’è molto di più. Non tentatele le donne non sono delle sante. Le donne sono coraggio per gli uomini solo che loro lo sanno ma non lo ammettono.

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