Il sindaco Mastrangeli ci racconta il rinnovamento urbanistico, le tradizioni e la profonda fede religiosa del capoluogo ciociaro
La sua giunta è particolarmente attenta all’urbanistica. Quali sono le iniziative intraprese sul territorio comunale in questo ambito?
Nell’ultimo decennio, la nostra città ha cambiato volto. Si pensi, tra i tanti interventi realizzati, alla riqualificazione di piazza Turriziani, divenuta un luogo di incontro e socialità per l’intera provincia. Stiamo anche ultimando l’intervento sui Piloni, il complesso architettonico che diventerà l’autentica cartolina di Frosinone, nel centro storico, cuore identitario del capoluogo. Vogliamo rivoluzionare non solo gli spazi urbani, ma anche il modo in cui cittadini e visitatori li vivono, a beneficio di famiglie, giovani e anziani. Un altro progetto strategico riguarda lo Scalo ferroviario. Insieme a RFI, stiamo investendo circa 30 milioni per ridisegnare il quartiere e la stazione. Non più solo un punto di passaggio, ma un luogo vivo, accessibile, sostenibile e inclusivo. Importante anche il restyling degli edifici ex Stefer proprio di fronte lo scalo ferroviario, che diventeranno un hub di accoglienza e di valorizzazione del territorio per viaggiatori e turisti, grazie ai lavori autorizzati dal Mibac. Parallelamente, stiamo tutelando i simboli della nostra identità. Il restauro del Campanile, sostenuto da un finanziamento del Ministero della Cultura di oltre un milione e mezzo, restituirà alla comunità un emblema che parla al passato e al futuro. Lo stesso vale per Fontana Bussi, che stiamo riportando al suo antico splendore come luogo di memoria e cultura, immerso in un percorso naturalistico e archeologico unico. Una fontana che racconta secoli di storia, dalle lontane origini fino a oggi. Infine, il nostro Museo Archeologico continua a custodire e raccontare la memoria di Frosinone: reperti che vanno dalla preistoria all’età romana, con una sede distaccata a Palazzo Munari – già sede della filiale frusinate della Banca d’Italia, acquisita dall’amministrazione nel 2020 – che valorizza al meglio collezioni e beni preziosi.

Sul piano culturale invece quali sono le attività di cui la sua Amministrazione va particolarmente orgogliosa? Quali sono i progetti per il futuro?
Frosinone è una città accogliente e aperta, ma soprattutto fiera delle proprie radici. Lo dimostrano eventi come Ballaciò, che celebra la musica e la cultura popolare, offrendo al pubblico non solo spettacolo, ma un’esperienza di comunità, di scambio e di riscoperta delle nostre tradizioni. Accanto a questo, il Festival nazionale dei Conservatori di musica rende il nostro capoluogo, per un mese, capitale della musica: un palcoscenico straordinario per giovani talenti da tutta Italia, in collaborazione con il nostro Conservatorio «Refice». È la prova di quanto la musica, linguaggio universale, sappia unire ed emozionare. E poi c’è il Carnevale storico frusinate con la sua Festa della Radeca: un appuntamento che è un vero e proprio patrimonio culturale ed emotivo per tutti noi. È la festa più amata dal popolo frusinate, perché racchiude la sua anima più autentica: la goliardia, l’ironia, la voglia di libertà e la capacità di ridere di sé stessi e del potere. Il Ministero della Cultura lo ha riconosciuto come Carnevale «storico» proprio per la sua unicità. Le sue figure emblematiche – come i gustosissimi fini fini, il generale Championnet, i «circoli», i Radecari e i Pantanari – raccontano la storia di un popolo ribelle e generoso, restio ad ogni atto di sottomissione. È una tradizione che resiste al tempo perché parla il linguaggio universale dell’identità e della memoria collettiva. È un momento in cui la comunità intera si riconosce, si ritrova e si rinnova, rafforzando i legami sociali e trasmettendo alle nuove generazioni l’orgoglio di appartenere a questa città. Il nostro impegno è custodire e valorizzare il patrimonio culturale e identitario frusinate, in collaborazione con le associazioni (come la Pro Loco o Rione Giardino) e le eccellenze della nostra terra (come l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio «Refice») perché continui a essere motivo di partecipazione e di coesione sociale. Vorrei infine rivolgere un pensiero allo scomparso maestro Angelo Piccoli, virtuoso musicista di organetto che ha reso famosa Frosinone, grazie alla sua bravura, in contesti nazionali e internazionali.
Dal punto di vista identitario la Ciociaria, terra di papi e di santi, è particolarmente legata alla dimensione della Fede: qual è il rapporto del capoluogo della Ciociaria con questo pilastro fondamentale dell’identità?
La nostra città ha un legame profondo e indissolubile con la dimensione religiosa. Non a caso, i nostri patroni sono due figure straordinarie come San Silverio e Sant’Ormisda, esempi luminosi di fede e di servizio, che continuano a proteggere e ispirare il cammino della nostra comunità. Due figure di pace e riconciliazione, valori di cui abbiamo bisogno specie in questi tempi difficili. Nelle tradizioni religiose, nei riti condivisi, la nostra gente ritrova forza, consolazione e senso di appartenenza. È proprio questa eredità – fatta di devozione, cultura e memoria – che vogliamo continuare a proteggere e a trasmettere alle future generazioni. [A.L.]















