Giusy Versace è un esempio di rinascita e di come la sanità italiana può darti gli strumenti per reagire ed iniziare una nuova vita. Le sua parole catturano sempre l’anima e riempiono di positività.
Se ti dico sanità italiana?
Credo che nonostante tutto, la nostra Sanità rappresenti comunque un’eccellenza. Bisogna, però, ammettere che il nostro Sistema sanitario nazionale vive un momento di crisi importante. I fondi non bastano mai e tutte le Regioni non riescono a garantire in maniera uniforme i servizi che il nostro SSN dovrebbe garantire. Mancano i medici e le liste d’attesa sono snervanti. In questi giorni di emergenza per il Coronavirus si evidenziano comunque alcuni aspetti positivi come la grande professionalità che medici e infermieri impegnati sul campo, soprattutto nelle zone rosse, stanno dimostrando ogni giorno. Aggiungo inoltre, a sostegno del nostro Sistema sanitario nazionale, anche l’importanza di avere le coperture necessarie per un tampone che, ad esempio, in America per coloro che non hanno l’assicurazione sanitaria, incide di circa 3mila dollari.
È importante ripercorrere, per spiegare meglio la tua splendida rinascita, quel tragico incidente sulla Sa-RC.
La Calabria è una terra di cui si parla spesso per casi di cronaca o malasanità. Le carenze di personale specializzato e di strutture inadeguate, per non parlare dell’assenza di interi reparti la cui mancanza costringe molti calabresi a doversi curare fuori dalla Regione. Quello che più preoccupa è l’evidente cattiva volontà politica dei governi che si sono susseguiti nel risolvere i veri nodi del settore generando l’accumulo di criticità strutturali che, allo stato attuale, rendono quasi impossibile la risoluzione di un problema in preoccupante crescita. La neo governatrice Jole Santelli, che io personalmente stimo molto, ha saggiamente dichiarato che “servono modelli di equilibrio e non braccia di ferro”. Detto questo, io sono testimone di una sanità calabrese che ha funzionato e anche bene! L’incidente che ho avuto nel 2005 e nel quale ho perso entrambe le gambe, è avvenuto all’altezza di Castrovillari, sulla SA-RC. Fortunatamente l’elisoccorso, spesso soppresso per mancanza di fondi, in quei giorni era operativo e si è rivelato prezioso perché in pochi minuti sono stata portata all’ospedale di Cosenza dove, la grande professionalità dei medici, ha permesso di salvarmi la vita.
La stanza in ospedale è diventata per un periodo della tua vita, la tua casa. Che ricordo hai?
Infermieri e medici mi hanno curata e coccolata come meglio non potevo sperare. Il primario del reparto di rianimazione mi parlava costantemente, il primario del reparto di ortopedia, dove venni trasferita dopo una settimana di terapia intensiva, mi ha seguita come fosse un padre o uno zio. Gli infermieri mi regalavano un sorriso al giorno e mi insegnavano, con pazienza, a medicarmi con attenzione da sola. Persino la cuoca dell’ospedale, sapendo che mi piacciono le lasagne, qualche volta la domenica mi regalava un menù speciale. Ognuno, per quanto possibile, ha fatto sì che la mia degenza fosse il più possibile gradevole al fine di consentirmi una rapida ripresa anche psicologica. La mia stanza era una continua festa nonostante il dolore. Non posso che averne un ricordo bello seppur in un momento tragico della mia vita tanto che ho voluto dedicare a questo, numerose pagine del mio libro autobiografico “Con la testa e con il cuore si va ovunque”. Se ho avuto la forza di ricominciare, di ripartire, lo devo anche a loro.
Senza la famiglia ce l’avresti fatta?
Certamente no. Da soli, è molto più difficile e credo lo sia per chiunque. Il primo anno è stato forse il più difficile in assoluto e la presenza e l’amore costante della mia famiglia, nel senso più esteso del termine, e dei miei amici dubito che ce l’avrei fatta. Loro ci hanno creduto ancora più di me e ancora prima di me. Sono stati il mio scudo e le mie stampelle, mi hanno protetta e sorretta. Insieme, abbiamo pianto, riso, sognato e anche lavorato duramente.
Certo dopo questi racconti l’emergenza corona virus è una passeggiata?
Ahimè, la comunicazione legata a questa crisi è stata da subito confusa e questo ha generato un panico, a mio avviso, esagerato e che si sarebbe potuto evitare. Certo non è un tema che va sottovalutato, ma va spiegato bene e con un canale d’informazione unico che, a mio avviso, spettava al Governo con il supporto di tecnici ed esperti.
Quindi il Governo italiano l’ha gestita male?
È evidente a tutti che il Governo si è mosso male e tardi. La sicurezza del Paese spetta a loro! La voce del premier doveva essere l’unica e sola voce che oltre ad informare in modo chiaro e preciso, avrebbe dovuto soprattutto tranquillizzare i cittadini. Bisognava essere cauti da subito anche nella comunicazione ed evitare di lasciare spazi poi occupati da fanatici opinionisti che continuano, ancora oggi, a dispensare giudizi sul lavoro delle Regioni o del Governo all’interno dei numerosi talk televisivi. Atteggiamento che di certo non ha aiutato ad infondere fiducia. L’anno scorso sono morte quasi 8 mila persone per meningite, influenze e polmoniti aggressive, ma nessuno ne ha parlato così tanto. In questi casi di emergenza nazionale, il panico diventa il nemico peggiore. La vera gestione della crisi inizia ancora prima del suo manifestarsi. Eppure i segnali li abbiamo avuti tutti. Abbiamo osservato quanto accadeva in Cina senza prepararci concretamente e, a mio modesto avviso, sottovalutando il fenomeno. La sicurezza del Paese spetta al Governo e loro dovevano agire subito anche lavorando su un’adeguata e studiata comunicazione. Era chiaro che bloccare i voli diretti provenienti dalla Cina non sarebbe stato sufficiente. Ce n’erano molti altri con scalo che non sono stati considerati. Le forze di opposizione, già i primi di febbraio, hanno cercato un dialogo suggerendo delle misure che potevano essere adottate fin da subito ma ogni tentativo, è stato vano. Adesso le polemiche servono a poco, bisogna essere più uniti e propensi al confronto. Nel mio percorso professionale e di vita ho imparato che per risollevarsi è necessario trasformare un problema in un’opportunità. Del resto, lo sai che nella lingua cinese, crisi ed opportunità sono rappresentate dal medesimo ideogramma?!
Hai criticato lo spot Rai realizzato con troppa superficialità..
Certo! Come potevo non farlo?! Comprendo bene le difficoltà nel doversi muovere rapidamente, ma non si può tollerare che il Governo ragioni su quale testimonial coinvolgere per spot televisivi sull’emergenza Covid19 e non pensi che gli stessi debbano essere inclusivi. Ci sono milioni di persone sorde che senza i sottotitoli o la presenza di un interprete della lingua dei segni, sono letteralmente tagliati fuori dalla comunicazione. Mi fa piacere che dopo qualche giorno di dibattito in commissione e poi in Aula, il Governo abbia preso provvedimenti in tal senso. Ascoltare e aprirsi al confronto non può che renderci migliori.
Anche le Olimpiadi di Tokyo sono a rischio, intanto molte competizioni in Italia vengono rinviate. Avresti preso queste decisioni se fossi stata al posto di Malagò?
Non sono scelte facili e, certamente, non del tutto in capo a lui. Ricordiamo anche che questo governo ha un Ministro dello sport, anche se, ahimè, silente e assente sul tema. Non voglio pensare all’ipotesi di sospendere o annullare i Giochi olimpici e paralimpici. È un appuntamento troppo importante e non solo per gli atleti. Sarebbe un danno morale ed economico davvero enorme. La decisione finale spetta al CIO che ha già dichiarato che se non ci saranno le condizioni si andrà verso un annullamento. Una decisione enorme, difficile e di certo sofferta. Si dovrà prendere su fatti comprovati, ed è obiettivamente difficile posticipare un evento di questa portata.
Questo Governo come lo vedi, cade?
Le differenze genetiche dei gruppi politici che compongono questo governo sono evidenti anche all’occhio più inesperto. Non serve essere dei politologi per affermare che pur trattandosi di un’alleanza innaturale, nessuno di loro intende allentare il legame e lasciare spazio al centrodestra che, sono certa, se si tornasse a votare otterrebbe il consenso del Paese. Ogni tanto si divertono ad accendere qualche miccia, ma dubito che la bomba esploderà soprattutto se si pensa ai prossimi appuntamenti imminenti. Per citarne alcuni: nomine; referendum del 29 marzo per il taglio dei parlamentari; e ultimo ma non meno importante, l’elezione del Presidente della Repubblica in programma nel 2022. Diciamo pure che la tenuta della maggioranza Pd-M5s può essere rafforzata proprio dalla volontà di eleggere un candidato gradito ad entrambi. Sarà dura arrivare al 2022 con questo clima ma credo che il M5s piuttosto che prendere la strada del suicidio, scelga quella dell’ulcera. Qualche pizzicotto in pancia e andranno avanti.