Chi, come noi, ha studiato la storia e la politica anche leggendo i giornali, non può non pensare con un sentimento di ammirazione misto a nostalgia a Sergio Zavoli, un giornalista che è stato più di un giornalista: la sua figura ieratica lo rendeva quasi sacerdotale e questa caratura emergeva guardandolo e ascoltandolo in quello che è forse stato il suo progetto più famoso, quella serie Rai intitolata La notte della Repubblica che poi è diventata un libro. Uno dei tanti libri di Sergio Zavoli, che oggi avrebbe 100 anni (è nato il 21 settembre 1923 ed è morto il 4 agosto di tre anni fa) e confessiamo che, al netto di bravissimi giornalisti di cui il nostro Paese non difetta affatto, un po’ sentiamo la mancanza di questo “drammaturgo”, di questo “sacerdote laico” dell’informazione.
Chi ha guardato La notte della Repubblica, trasmesso e ri-trasmesso dalla Rai negli anni passati, sa di cosa stiamo parlando: anni di piombo, strategia della tensione, tentati golpe, stragi, misteri, il movimento ’77, Prima Linea, Brigate Rosse, con i protagonisti di quella storica inchiesta che ebbe punte memorabili come la puntata sul sequestro Moro, con un Franco Bonisoli che a un certo momento, la voce rotta da un’emozione non mascherata, sembra lì lì per singhiozzare.
Il “sacerdote” Zavoli lo chiamavano “il socialista di Dio” (essere socialisti voleva dire essere atei, ma lui era cattolico e questo non gli impediva di adottare un’etica laica), anche perché la sua era stata definita “mistica dell’intervista”, una “preghiera laica” preparata minuziosamente e del resto, a proposito di “laici devoti” e giornalismo, non era proprio Hegel che diceva che la lettura del giornale era “la preghiera quotidiana del laico”?
Politica e storia e misteri ma non solo: Zavoli è stato fedele al presente come pochi e ricordiamo un’altra sua vetta giornalistica, quando intervista all’interno del manicomio di Gorizia Franco Basaglia, il padre di quella legge 180 che nel 1978 abolisce i manicomi.
E poi il memorabile Processo alla tappa, che racconta con il ciclismo l’Italia e la sua anima popolare, che raggiunge dal ’72 all’80 fino a otto milioni di persone, lo avrebbero poi chiamato “picchi di share“.
Zavoli giornalista della carta stampata e della tv ma non solo: ci sono i suoi tanti libri, come quel Socialista di Dio (appunto) che gli fa vincere il Premio Bancarella nel 1981; ma ci sono anche Viaggio intorno all’uomo, I giorni tascabili e La notte della Repubblica fra gli altri, tutti meritevoli di esser letti e ri-letti.
Senatore, direttore di giornali, scrittore, giornalista, presidente Rai dall’80 all’86, un’era geologica fa, Sergio Zavoli risplende nel giornalismo come la teologia negativa di Tommaso D’Aquino, l’opposto speculare del giornalismo pettegolo e poverello di oggi: non crediamo proprio che sarebbe stato un estimatore della magnifiche sorti e progressive dei social e del tipo di informazione che essi veicolano.