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Prendere, produrre, sprecare. Un modo di fare che il Pianeta non può più permettersi davanti al gigantesco conto alla rovescia del repentino cambiamento climatico. Imboccare la strada della sostenibilità nei processi produttivi e negli stili di vita è una necessità globalmente riconosciuta ma non ancora attuata come ci si aspetterebbe.
Alla sostenibilità, intesa non solo come settore di interesse professionale, ma anche come approccio ad ogni aspetto della vita d’impresa, ASACERT dedica gran parte del proprio impegno quotidiano. L’ente di certificazione, ispezione e valutazione è promotore di numerose iniziative a favore della sostenibilità in campo energetico-ambientale, sociale e in quello della rigenerazione urbana. L’obiettivo è di contribuire a una svolta globale, per attuare la transizione e combattere allo stesso tempo il disagio economico e sociale. Perché non ci si può sottrarre alla sfida del conciliare crescita e sostenibilità.
“C’è un gran bisogno di fare, di essere concreti. In linea di principio, tutti sono convinti dell’idea di cambiare lo stato delle cose, ma la differenza sta nella capacità di saper promuovere e realizzare la visione del futuro che si auspica per la comunità. Ogni nostra azione deve concorrere al benessere dell’uomo e alla tutela dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione, anche attraverso strategie basate su tassonomia, rating e certificazione di obiettivi e risultati. Dobbiamo riuscire a progettare e costruire un futuro diverso, migliore di quanto non siamo riusciti a costruire fino ad oggi”, afferma Fabrizio Capaccioli, AD di ASACERT e vicepresidente del Green Building Council Italia.
La parola d’ordine è rendicontare la sostenibilità attraverso i nuovi protocolli a disposizione del mercato. ASACERT si impegna nella diffusione di questi criteri affinché le organizzazioni piccole, medie o grandi che siano, non debbano essere valutate più osservando solo la loro capacità di produrre denaro, ma anche di produrre risultati etici, come l’inclusione sociale o la protezione dell’ambiente, e per fare in modo che l’impianto teorico legato alla transizione ecologica e all’economia circolare possa tradursi in realtà dei fatti. La recente introduzione del pacchetto di servizi varati da ASACERT e dedicati al grande tema della sostenibilità, va in questa direzione.
In seguito all’obbligo di rendicontazione dei criteri ESG (Environmental, Social, Goverrnace), introdotti dallo scorso luglio dall’Unione Europea per misurare l’impatto delle aziende in materia di ambiente, affari sociali e governance, la sostenibilità diventa un nuovo pilastro delle prestazioni delle imprese, allontanandosi dal focus sui profitti a breve termine. Si legge, in una nota del Consiglio, che l’UE “è destinata a diventare leader nella definizione di standard globali di rendicontazione sulla sostenibilità”. La rendicontazione non finanziaria diventa, così, uno strumento di monitoraggio per misurare consapevolmente l’impatto sull’ambiente, sulla tutela dei diritti umani, sul rispetto delle uguaglianze e la gestione interna alle organizzazioni.
“L’aderenza ai criteri di energia circolare e ai principi ESG, concretamente e ben lontani dalle pratiche di greenwashing, sono la base per garantire un futuro al Pianeta -afferma Capaccioli, che aggiunge- Per questo siamo, già da anni, in linea con l’esigenza che anche in Europa si sta facendo pressante, che è quella di spingere le aziende ad adottare nuove azioni a tutela dell’ambiente e a rendicontarle, secondo criteri e rating oggettivi e comuni, affidandosi a organizzazioni terze e di comprovata esperienza come ASACERT”.
Un recente studio SAP, a cui hanno partecipato 1249 consumatori italiani, evidenzia che le aziende devono essere più trasparenti nelle informazioni sulla sostenibilità dei materiali che utilizzano; dovrebbero aumentare la conoscenza e la promozione delle loro iniziative di sostenibilità ed essere consapevoli che gli utenti sono disposti a pagare di più per prodotti e servizi sostenibili, a condizione che ne conoscano i benefici e a partecipare a comunità che promuovono l’economia circolare. Le politiche delle aziende sono sempre più al centro delle scelte dei consumatori: per il 70% dei consumatori europei la reputazione di sostenibilità del marchio è una variabile importante per le proprie scelte d’acquisto e il 39% degli europei è disposto a pagare di più i prodotti, purché siano ecologici, etici, biologici: sostenibili.
Le informazioni fornite dalle imprese saranno necessariamente oggetto di audit e certificazioni terze e indipendenti come ASACERT, superando la volontarietà e all’arbitrarietà con cui fino ad oggi le imprese si erano approcciate ai temi oggetto del provvedimento, in favore di una rendicontazione affidabile, trasparente e comparabile.
Sempre nella direzione della sostenibilità è la certificazione “Do No Significant Harm” (DNSH), che contribuisce a un’azione consapevole e mirata verso la conformità dei processi aziendali con le normative vigenti e relative al sistema di tassonomia contenuto nei regolamenti UE, ma si traduce anche e soprattutto in azioni aziendali a impatto minimo sull’ambiente.
ASACERT ha anche introdotto la certificazione “Ambiente Protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali”, che si configura come uno strumento complementare alle certificazioni ambientali esistenti, come la ISO 14001. Infine, con la validazione dei Bilanci di Sostenibilità (o report di sostenibilità) l’ente verifica la corrispondenza dei dati e delle informazioni riportati sul documento redatto dalle organizzazioni, con i criteri definiti a livello nazionale e internazionale. Il reporting di sostenibilità è la pratica che consente di misurare, divulgare e rendere conto agli stakeholder interni ed esterni delle performance organizzative verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
“Sono molto orgoglioso del fatto che ASACERT è sempre più un punto di riferimento in tema di sostenibilità -afferma l’AD- siamo in grado di fornire tutti gli strumenti necessari alle aziende per identificare e rendicontare i propri impatti su economia, ambiente e società, secondo standard globalmente riconosciuti. Ognuno deve fare la propria parte -conclude Capaccioli- perché è nostra convinzione che la più grande minaccia al Pianeta è la convinzione che lo salverà qualcun altro!”