Nelle orecchie di ciascun cattolico non possono non risuonare con l’approssimarsi del Santo Natale le parole di Papa Benedetto XVI “Natale è festa cristiana e i suoi simboli – tra questi specialmente il presepe e l’albero addobbato di doni – costituiscono importanti riferimenti al grande mistero dell’Incarnazione e della Nascita di Gesù, che la liturgia del tempo dell’Avvento e del Natale costantemente rievoca”. Il richiamo ai simboli del Natale ed in particolare al presepe era sottolineato da Papa Ratzinger per il quale “il presepe ci aiuta a contemplare il mistero dell’amore di Dio che si è rivelato nella povertà e nella semplicità della grotta di Betlemme”.
Con gli insegnamenti del Santo Padre nel cuore ci indigniamo davanti all’uso commerciale di una iconografia cristiana che diventa folklore. Tuttavia quel gusto un po’ trendy che ha visto le statuine prendere le forme di calciatori, cantanti e persino politici ci avrà pure fatto sorridere con toni compiacenti verso chi produce statuine, propone le “novità dell’anno”, le vende e sbarca il lunario.
Se nel presepe di qualche famiglia sono così comparsi Ronaldo o Vasco Rossi lo possiamo imputare allo sfortunato incontro tra la superficialità di qualche genitore, i capricci di qualche bambino e l’intraprendenza di qualche venditore di statuine. Nessun sacerdote o religioso l’avrebbe condannato ma di sicuro nessuno di loro lo avrebbe proposto in qualche chiesa o in qualche oratorio.
Ci tornano in mente le parole di Papa Benedetto XVI “l’albero e il presepio sono elementi di quel clima tipico del Natale che fa parte del patrimonio spirituale delle nostre comunità. È un clima soffuso di religiosità e di intimità familiare, che dobbiamo conservare anche nelle odierne società, dove talora sembrano prevalere la corsa al consumismo e la ricerca dei soli beni materiali”.
Per queste ragioni in tanti oggi inorridiscono per la rappresentazione della Natività nel Duomo di Torino con la Madonna e San Giuseppe imbavagliati da grezze mascherine. Gesù è nato nella povertà, sicuramente in condizioni igieniche precarie ed improponibili, per mandare un messaggio di umiltà all’intera umanità. A nessuno verrebbe in mente di rappresentare la nascita del figlio di Dio in una sala parto asettica tra medici e infermieri avvolti in camici sterilizzati.
Chi ha messo quelle mascherine dia una spiegazione o le rimuova. Se voleva essere una raccomandazione per l’uso delle mascherine da parte dei fedeli gli ricordiamo che basta un cartello. Non serve scomodare la Santa Natività quasi fosse lo scenario ideale per uno spot di “pubblicità progresso”. Il presepio nei luoghi religiosi è un simbolo sacro, una rappresentazione di valori e non certamente la cornice per messaggi di altro genere. L’inquietante mascherina se non fosse un appello alla prudenza come speriamo volesse maldestramente essere, potrebbe sembrare un drammatico richiamo al silenzio. E di silenzio il mondo cattolico non crediamo ne voglia più sapere; in tanti vorrebbero dire o urlare qualcosa ai politici che spostano l’orario della messa di mezzanotte come fosse il cenone di capodanno di Fantozzi. Togliamo quindi quelle mascherine alle statuine del presepio, indossiamole piuttosto noi tutti all’insegna della massima prudenza e andiamo a messa invocando con i nostri sacerdoti quella benedizione delle quali mai come adesso abbiamo davvero bisogno.