Torniamo alla Tradizione: religione cristiana, filosofia greca e legge romana

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Antonio Zanchi, La Peste del 1630, 1666, Olio su tela, Scuola Grande di San Rocco, Venezia

​“…Dai paesi che circondano Milano, giungono le notizie delle prime morti, ma solo dopo una visita sui luoghi della malattia, si stabilisce che si tratta di peste. Le autorità rimangono piuttosto indifferenti al problema, anche la popolazione rifiuta l’idea del contagio. Finalmente il 29 Novembre 1629 vengono prese misure per evitare il contagio. L’epidemia si diffonde, la gente rimane scettica e si scaglia contro i medici. Si moltiplicano le morti e diviene impossibile negare l’esistenza del morbo,si parla però di febbri pestilenti ciò induce a trascurare i pericoli del contagio. I malati trasportati al lazzaretto si fanno sempre più numerosi; così si parla finalmente di peste, ma si diffonde al temp​​o stesso l’idea che all’origine del male non vi sia il contatto con gli ammalati, ma bensì quello con ungenti velenosi.”

Così ci descrive la peste Alessandro Manzoni nel suo celeberrimo “Promessi Sposi”, peste che imperversò su Milano nella prima metà del XVII secolo. Sebbene l’opera sia un romanzo e dunque soggetta a possibili revisioni circa la sua veridicità storica, sul Manzoni non si può certo muovere questa accusa: il suo romanzo, in quanto appunto storico, è vicinissimo alla realtà, soprattutto per quanto riguarda la peste descritta, visto che le fonti storiche ce lo confermano (fonti su cui si basò lo stesso Manzoni).

Da notare la somiglianza circa l’atteggiamento delle autorità di allora con quelle di oggi: ad una iniziale indifferenza segue la successiva presa di coscienza con conseguente adozione di tutte le misure necessarie affinché il morbo cessi di propagarsi.

Anche Tucidide descrive la stessa attitudine durante la guerra peloponnesiaca. La differenza sostanziale è che allora, nelle autorità politiche, non serpeggiava il veleno ideologico del politicamente corretto. Perché un conto è sottovalutare (comprensibile per l’epoca visto che i mezzi sanitari non erano come quelli odierni) l’iniziale fase di una pandemia, un conto è continuare a professare l’unico vero virus che ormai attanaglia il pensiero occidentale: l’antirazzismo.

Quanti amministratori politici dell’establishment di sinistra, più o meno importanti, e aggregazioni politiche / associative (come le Sardine) hanno sin da subito minimizzato la portata del virus accusando di ignoranza e razzismo chi parteggiava per la prudenza e la precauzione? Oppure qualche finto intellettuale che accusava gli italiani di non capire niente?

Non serve neanche citarli, è tutto salvato nella rete digitale del World Wide Web. Perché parliamoci chiaramente: la differenza tra queste persone infettate dal politicamente corretto più che dal Coronavirus e le autorità spagnole del Ducato di Milano nel XVII secolo è che le prime sono ossessionate dai diktat del pensiero dominante, ossessionate da un ritorno di un “Male Assoluto” che non esiste e mai tornerà; le seconde, che in un primo momento erano diffidenti verso una eventuale pestilenza, di certo avevano una mentalità antropologicamente antitetica all’homo novus 2.0, e affrontarono la questione in maniera energica quanto drastica, con tutte le difficoltà che richiedevano quei tempi, beninteso. 

Qual è un esempio lampante della diversa concezione delle autorità governative dei secoli precedenti da quelle attuali? La concezione sul valore della vita.

Lo scrivente è reduce da una lettura dell’ultimo libro di Marcello Veneziani “Dispera bene”, il quale mette in evidenza, con accurate riflessioni, le contraddizioni del mondo moderno. Veneziani è molto chiaro: in un’era dove la vita (vita ovviamente impregnata di una visione/applicazione materialista e consumista) è messa al centro del mondo come esaltazione di invincibilità, dandoci l’illusione di una presunta immortalità, la cultura della morte avanza inesorabile, venendo per lo più istituzionalizzata. È il caso delle droghe, dell’eutanasia e dell’aborto. Gli stessi amministratori che sono fautori e paladini di tali battaglie mostrano ora un attaccamento alla vita come non mai, invitando energicamente i cittadini a rispettare disposizioni precauzionali affinchè si eviti il contagio di massa.

Rimanendo sulla scia delle contraddizioni politiche e ideologiche un altro caso lampante è Monica Cirinnà. In un suo video nel suo profilo Facebook invita i cittadini a rispettare i molteplici decreti di Conte, facendo notare il suo amore per la Nazione, per la Famiglia (termini  bollati come “sfigati” qualche mese fa), tutto ciò per il bene di suo Padre, novantenne. Da notare la parola “Padre”, e non genitore X. D’altronde, non è mai troppo tardi per redimersi …

Ora passiamo al rispetto degli ormai famigerati DPCM: non c’è organo di informazione, non c’è amministratore politico o piattaforma virtuale che non denunci l’indisciplina dell’italiano nel rispettare una regola semplice quanto basilare per evitare la diffusione del virus: STARE A CASA. Ma cosa c’è di così strano?

Le ultime tre generazioni sono state educate ad un concetto di libertà assoluto, sganciato dalla più basilare etica morale e di conseguenza istituzionale. Questi disvalori hanno generato così una massa informe e non disposta al minimo sacrificio. Una massa che, nella sua perenne schiavitù politica, militare, sociale ed economica ha sempre creduto (e crede) di possedere una libertà che è soltanto artificiale, in quanto non si rendono conto di essere un piccolo quanto perfetto ingranaggio meccanico ed economico dentro una gigantesca architettura che risponde a precisi diktat ideologici. Una massa imbelle e inetta a cui tutto è stato permesso e concesso: dal sesso libero alla droga libera, all’individualismo sfrenato e allo sganciamento da ogni ordine naturale e soprannaturale, come la famiglia vista come istituzione obsoleta e Dio, concetto ormai desueto quanto arcaico. La rivoluzione del ’68 -ultimo paradigma di un processo iniziato molto prima- è in piena attuazione, ma forse anche in pieno dissolvimento. Perché chissà, che questa mentalità fittizia e sovvertitrice dell’ordine naturale possa avere una fine grazie al Corona Virus?

Il mondo liberal/progressista dominato dagli USA (indipendentemente dal Presidente repubblicano o democratico di turno), con tutte le sue politiche economiche e sub culturali, è forse arrivato, se non alla fine, ad un bivio? Negli ultimi anni si sta assistendo ad una serie di capovolgimenti di equilibri che parevano oramai solidissimi: l’est Europa, con a capo la Russia, dopo la caduta del Muro di Berlino ha fatto scudo attorno alla Tradizione, incentrando su di essa il suo perpetuo antioccidentalismo; Boris Johnson ha fatto sì che la Gran Bretagna uscisse dall’UE. I partiti di destra, in tutta Europa, avanzano impetuosi: in Italia, Giorgia Meloni che rappresenta la destra, l’unico vero retaggio dell’MSI, ha oramai superato abbondantemente il 10%, cifre mai toccate neanche dal partito che fu di Giorgio Almirante. E gli europeisti convinti, tra cittadini, intellettuali e amministratori, dopo che Strasburgo, Francoforte e Bruxelles non hanno dimostrato, tanto per cambiare, la minima solidarietà verso l’Italia, stanno rivalutando molte cose. 

D’altronde è lo stesso Conte (ovviamente inconsapevolmente) che nella sua conferenza stampa del 24 marzo ha riconosciuto la maggiore autonomia delle regioni per contrastare efficacemente l’attuale pandemia. Di fatto ha sentenziato il fallimento dello Stato centralizzato dal 1861, incompatibile con il pluralismo italiano.

Dunque, ritornando al quesito che ci siamo posti poc’anzi ci sono tutti i presupposti che il mondo liberal/globalizzato stia arrivando ad un bivio. Perché i cambiamenti, si sa, poggiano sulle crisi delle istituzioni vigenti. E qui di crisi ce n’è finché si vuole.

Infine una considerazione su Cina, Russia e Cuba: è un dato incontrovertibile che ci stanno aiutando più delle nazioni “alleate”, la tanto famigerata fratellanza europeista dalle stelle gialle con sfondo blu si sta sgretolando su stessa all’urlo del “si salvi chi può” (immediata sospensione del “dogmatico” Trattato di Schengen, tanto per citare un esempio). Ma ritornando alle tre nazioni succitate ricordiamo che una nazione, col suo Stato e la sua diplomazia, non fa mai nulla a caso. Da sempre queste tre nazioni rappresentano un blocco significativo che si oppone alla politica militare ed economica degli USA. E la nostra nazione, si sa, è dal 1945 una colonia a stelle e strisce a seguito della sconfitta militare, con oltre cento basi Nato presenti sul territorio nazionale (anche se l’Italia spaccia la sconfitta militare come una vittoria per mere ragioni ideologiche, ma questa è un’altra storia, scritta appositamente con la “esse” minuscola). Dunque, agli occhi delle nazioni che ci vengono in soccorso, Italia equivale a USA. Chi non accetta questo semplice sillogismo è meglio non si interessi di politica. Lasciando da parte ogni tipo di teoria complottista, lo scenario internazionale che si realizzerà una volta finita questa emergenza sarà davvero interessante e decisivo. 

E in tutte queste manovre si spera che i nostri governanti abbiano carisma e coraggio nel difendere la libertà della nazione italiana, ormai terra dei peggiori predoni in balia dei miglior offerenti. Una speranza ovviamente vana, dato che pochi giorni fa il Presidente Mattarella ha sentito l’impellente bisogno di ringraziare la Germania (nonostante abbia bloccato le nostre mascherine) e il Premier Avvocato vorrebbe spedire Gualtieri a Bruxelles a firmare il MES, affinché l’UE ci presti i nostri soldi. Fra l’altro soldi in cambio di politiche di austerità.

Dobbiamo prendere consapevolezza che non siamo governati da gente malvagia, perché i malvagi hanno una intelligenza, del male, ma comunque una intelligenza: qui siamo governati da veri incapaci, ignoranti, inetti e pavidi. Una caratteristica che contraddistingue da sempre i governanti della Repubblica, eccezion fatta per Bettino Craxi, l’unico che tentò di difendere la sovranità italiana dal giogo delle potenze straniere, e sappiamo tutti che fine fece. 

Il Coronavirus, dunque, è entrato prepotentemente nella nostra vita da qualche settimana e forse ancora ci rimarrà per un bel po’. Pur essendo nella tanto osannata era del progresso scientifico e medico, pare che fino ad ora non ci sia farmaco o vaccino che possa fermare questo virus. La cosa che possiamo sperare è che questa epidemia, una volta scomparsa, ponga fine al già citato mondo liberale per dar nascita ad un inizio di restaurazione all’insegna della Tradizione e gli ingredienti sono i seguenti: religione cristiana, filosofia greca e legge romana. A dircelo, tra i contemporanei, è anche il professore polacco accademico ed ex europarlamentare Ryszard Antoni Legutko. Questi valori possono impedire il collasso dell’Occidente e della stessa civiltà europea. Solo così si possono occorre riscoprire le radici culturali e identitarie contro la dittatura del pensiero unico liberale. 

Infine, lasciamoci con un pensiero del Filosofo Aristotele nella speranza che possa far riflettere.

 “La guerra e la pestilenza costringono gli uomini ad essere giusti e saggi, mentre il godimento di una buona sorte e la disponibilità di tempo che accompagna la pace generano eccessi. Molta giustizia e molta saggezza debbono avere coloro che sembrano al culmine della prosperità e godono di tutti i beni del cielo (…). Soprattutto costoro avranno bisogno di filosofia, giustizia, saggezza in quanto godono di maggior libertà nell’abbondanza di tutti quei beni”.