ABBONATI A CULTURAIDENTITA’
Il totoministri di Cultura, Beni Culturali e Turismo: ne ha parlato Edoardo Sylos Labini direttore e fondatore di CulturaIdentità a RaiNews 24: “Noi di CulturaIdentità abbiamo dato supporto culturale a un’area che in tutti questi anni mancava di direzione. Questa volta c’è la possibilità di dare un nuovo immaginario alla nostra Nazione, un immaginario che parte anche dalla narrazione della nostra Italia, dal suo immenso patrimonio artistico e culturale e dal made in Italy: i Ministeri della Cultura e del Turismo sono sempre gli ultimi ad essere assegnati, quando invece rappresentano un volano importantissimo per l’economia nazionale. Con la nuova legislatura la Meloni dovrebbe dare un segnale in questo senso”.
Continueremo a batterci, su queste pagine nate dalla volontà di raccontare l’Italia più bella, per riscoprire quella ricchezza tutta italiana che fa rima con Cultura: lo facciamo attraverso la Rete delle Città Identitarie e la Fondazione Città Identitarie, che raccoglie più di 100 Comuni italiani simbolo di questo immaginario nazionale che può rinascere solo grazie alla Cultura.
Non si parla quasi mai nel toto ministri di Cultura,Beni Culturali e Turismo ma il nuovo immaginario italiano, la visione di una nazione parte proprio da lì. Con @culturaidentita lo ripetiamo da anni e continueremo a martellare su questo punto. @RaiNews pic.twitter.com/nHX2bMqRUa
— edoardo sylos labini (@edosyloslabini) October 8, 2022

















«Nel corteo Cgil, pur con striscioni filorussi e cori antifascisti, tuttavia Landini apre al governo Meloni» Con la seguente postilla però: «Se Meloni pensa di fare come Draghi non ci chiami proprio, non facciamo i servi sciocchi di nessuno».
Landini ripete il verso di una canzone molto nota e troppe volte cantata a sinistra. Inoltre, nel farlo, salta d’un balzo l’ottavo congresso del Partito Comunista Italiano, dicembre del 1956. Si erano da poco conclusi i tragici fatti d’Ungheria, che trovano spaccato il PCI: dove ci sono i prodromi di un malessere ancora latente, ma sulla cui irreversibilità però già allora nessuno aveva dubbi. Con Palmiro Togliatti che, infatti, ne condivideva la filosofia d’aggressione e alcuni esponenti che l’avevano condannati senza se e senza ma. Ed è proprio in quell’infuocato ottavo congresso che Di Vittorio, leader della CGIL e uno tra i critici alla linea del partito, ebbe a dire: Occorre liquidare definitivamente ed esplicitamente ogni concezione del sindacato come cinghia di trasmissione del partito”. Non è vano ricordare che Di Vittorio “subì un processo della dirigenza comunista che lo costrinse, tra le lacrime, a rivedere in toto la sua posizione”.
Eppure, ieri, Landini forse un pensierino a quella catena di trasmissione ce l’ha proprio rivolto.