Tra libri, opera e TV, la cultura che fa opinione

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Foto Gerda Arendt - Own work, CC0

Oggi il mio Francobollo sarà a tre voci. Tre brevissimi commenti su altrettanti eventi culturali che hanno avuto una forte risonanza sui social media e sulle vecchie ma ancora amatissime tv generaliste.

Il primo evento: le polemiche sulla partecipazione di un editore indipendente di destra alla fiera romana “Più libri più liberi” che ha scatenato le proteste della sinistra con la defezione di un noto fumettista italiano, assente fisicamente ma presente con i suoi cataloghi in molti stand.

Emblema dell’ipocrisia dei salotti culturali di casa nostra, sempre pronti alle critica ma altrettanto lesti all’incasso. E comunque l’editore di destra ringrazia avendo beneficiato di una clamorosa pubblicità, anche oggi sui maggiori quotidiani nazionali, che ancora insistono nonostante la fiera abbia già chiuso i battenti. Il risultato sono le vendite allo stand e la scalata nelle classifiche di Amazon per una piccola casa editrice che pubblica fra l’altro Nietzsche, D’Annunzio, Marinetti e Tolkien, tutti autori frequentati e citati anche dalle nomenclatura intellettuale di sinistra. Se, come mi riferiscono dall’AIE, l’Associazione italiana degli Editori che ogni anno promuove la kermesse romana, questa casa editrice ha risposto al bando con estrema velocità (per seconda) e avendone tutti i titoli non potevano certamente estrometterla. Sarebbe stata una censura inspiegabile. E sui tavoli del loro stand non apparivano volumi controversi che pure pubblicano ma che evidentemente sono stati lasciati in magazzino. Evidentemente è bastato un po’ di buon senso.

Secondo evento: la prima alla Scala di un’opera come “Lady Macbeth nel distretto di Mcensk”. Molte defezioni romane fra le presenze. A noi basta rilevare che Milano ha finalmente riaperto le porte alla grande cultura russa e lo ha fatto con Shostakovich, un’artista prima celebrato poi osteggiato infine riabilitato dal regime comunista che tuttavia fra tanti tormenti scelse sempre l’amore per la patria che non abbandonò mai, logorandosi fino a morirne. Una testimonianza di potenza e di coraggio contro i totalitarismi certamente superiore e più credibile di quella che dimostrarono molti alleati compiacenti di Stalin come Togliatti che poi goffamente cercò di farsi perdonare esportando segretamente in Italia il manoscritto del Dottor Zivago di Pasternak, altro genio artistico perseguitato dalla dittatura staliniana.

Non spetta ovviamente a me una riflessione critica su Lady Macbeth. Mi limito ad osservare che il regista è un giovane talentuoso russo e che la protagonista è stata una meravigliosa e sorprendente soprano statunitense con la direzione musicale tutta italiana di un sontuoso Chailly. Un bel esempio di quanto la cultura possa rivelarsi la forma più alta di diplomazia fra le nazioni e di dialogo fra i popoli.

Terzo e ultimo evento: la seconda puntata del Sandokan targato Rai con uno share fra il 28% del primo episodio e il 30% del secondo. Un successo che si conferma a sette giorni dal clamoroso risultato della prima puntata, del quale hanno parlato a proposito e spesso a sproposito tutti i maggiori opinion maker della stampa, alcuni euforici e molti altri rosicando d’invidia. Potrei aggiungere che le seconda puntata è stata molto più complessa di quella d’esordio perché mentre la prima era confinata nell’ambiente chiuso della casa del console inglese di Labuan, la seconda si è concessa molte scene in esterna e in studio davvero spettacolari. Ma ciò che colpisce di questa produzione è lo sfondo psicologico e quasi mistico di un “itinerarium mentis” non solo del protagonista ma anche dei suoi compagni a partire da Yanez, molto presente nei nuovi episodi, Marianna e la sua ancella Sani. Un Sandokan, da ciò che possiamo finora comprendere, che non si concede alla narrazione eroica della saga, scegliendo piuttosto quella personale di un crescente ascetismo che gli consentirà di recuperare se stesso, la sua origine ignota e il suo destino.

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