Ceresole Reale

Ceresole Reale

Ceresole Reale: giovani idee e antichi valori

Il sindaco neoeletto Alex Gioannini guida una squadra di under quaranta

“…pare di giugnere in uno di quei magici penetrali (…) custoditi gelosamente da mostri, per giugnere nei quali si devono superare non poche fatiche e gravi perigli”: così nel 1869 Antonino Bertolotti descriveva, nei monumentali 7 volumi delle “Passeggiate nel Canavese”, lo stupore di fronte alla vallata di Ceresole Reale, riserva di caccia esclusiva del monarca sabaudo. E’ il senso di infantile incanto che prova chi visita per la prima volta questa imponente realtà alpina, gemma incastonata tra Piemonte e Valle d’Aosta, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Un gioiello che nel periodo natalizio brilla più del solito, sarà per le antiche pinete che lo circondano, naturali alberi di Natale vestiti di neve, o per le luci domestiche attraverso le finestre bordate di bianco, in perfetto stile alpino. Un Natale a prova di globalizzazione, inattaccabile da qualsivoglia guizzo rivoluzionario, quello che si vive a Ceresole, dove le appena 167 anime effettivamente residenti non soffrono certo la solitudine: in estate, frotte di turisti in cerca di ristoro dalla vita cittadina affrontano gli impervi tornanti per raggiungere Ceresole e il suo lago, mentre in inverno è ormai rituale l’attesa sui social della prima foto di Ceresole con la neve, vero segnale d’inizio delle festività in Canavese. Poche luminarie tra le antiche casette in pietra e legno e un’abbondante nevicata trasformano l’antico comune alpino in una cartolina irresistibile per chi cerca quell’atmosfera “mitologica” del Natale perduto, unicamente e semplicemente canavesano. “Non abbiamo bisogno di creare eventi particolari, – ci ricorda il giovane neo-sindaco Alex Gioannini, alla guida di una squadra under 40 – perché qui c’è tutto quello che si può desiderare per un Natale tradizionale. Durante le festività le luci delle seconde case si riaccendono, e gli Hotel fanno il tutto esaurito. Quest’anno sarà un’eccezione…”. Anche qui vigono le restrizioni legate al Covid19, ma le persone non perdono la speranza di raggiungere le case di montagna, come tutti gli anni, ed immergersi in un paesaggio che pare realizzato su misura per un Natale di calore domestico, vecchie locande che servono l’immancabile polenta e camoscio, Messe notturne con profumo di vin brulé finale…

Terminato l’inverno, Ceresole, con una superficie di poco inferiore a quella di Torino, si conferma meta turistica ambita tutto l’anno, grazie a kilometri di sentieri percorribili, eredi delle numerose mulattiere create per le comitive di caccia sabaude, ai locali deliziosamente demodé, alla flora e fauna mozzafiato del Parco Nazionale, ai laghi con le tre monumentali dighe, eccellente connubio tra natura ed opera dell’uomo. A tutto questo si aggiunge la cultura montana, testimoniata dal museo “Homo et Ibex” presso l’affascinante ex Grand Hotel, dalle cui stanze Giosué Carducci compose il suo inno al Piemonte. E’ grazie questa sintesi di cultura e tradizione che oggi Ceresole si dichiara con orgoglio Città Identitaria.

Dario Noascone

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