Omegna

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OMEGNA e…

Natura, arte, ghisa e acciaio: elegante tradizione

Una città industriale che vuole rilanciare la sua vocazione turistica

In tempi di coercitivo “distanziamento sociale” tra persone, l’abbraccio con cui i monti stringono idealmente la città di Omegna ci consegna un’immagine capace di riconciliarci con la natura, la bellezza, l’identità dei luoghi del Belpaese. Un’identità che da queste parti è lacustre: gli eleganti palazzi di Omegna si affacciano sul Lago d’Orta, uno specchio d’acqua glaciale tra i più piccoli ma anche caratteristici del Nord Italia. E questo incanto speculare si ripropone anche tra i vicoli dell’austera città piemontese, dove scorre la Nigoglia, un canale che accoglie le acque del torrente Strona, raggiunge il fiume Toce per confluire infine nel Lago Maggiore. Omegna è un caleidoscopio a tinte vivaci, che mette insieme muraglioni, ponti, case, portici, barche, alberi, il campanile della chiesa collegiata di Sant’Ambrogio, le suggestive alture della Valsesia.

Ma l’identità di Omegna si è anche forgiata con la ghisa e l’acciaio. La sua tradizione industriale è parte fondante dell’identità popolare, che si perpetua rivolgendo all’avvenire il messaggio che il lavoro, insostituibile forma di emancipazione, non può essere surrogato da piani di sterile assistenzialismo. L’indefessa opera delle braccia operaie e dell’ingegno architettonico è testimoniata da Porta Romana, risalente al Medioevo, da un ponte d’origine sforzesco-viscontea, dalla chiesa romanica, ma anche da ciò che c’è ancora e ciò che resta degli insediamenti industriali costruiti da metà Ottocento. La Ferriera e il Fabbricone Angeli-Frua, azienda tessile italiana nata nel 1896, sono due simboli dell’Omegna industriale, che si sviluppa nel corso degli anni nel ramo del casalingo. E nulla sarebbe potuto realizzarsi senza lo spirito d’intraprendenza di sei soci i quali, nel 1919, decidono di fondare la Cooperativa La Subalpina, che inizia l’attività con la produzione di casalinghi e articoli per profumerie e parrucchieri. Nel secondo dopoguerra la svolta, con la scelta dell’allora direttore di specializzare l’impresa nella riproduzione di piccoli elettrodomestici acquistati negli Stati Uniti. È nelle industrie di Omegna che, nel 1954, viene lanciato il Frullo, primo frullatore di produzione italiana. Tre anni più tardi si realizza il celebre frullatore Girmi, che nel 1961 dà il nuovo nome all’azienda (Girmi – La Subalpina S.p.A.) e dieci anni dopo ne diviene ragione sociale: Girmi S.p.A.. Altro marchio noto è quello della Alessi, azienda nata nel 1921, un tempo specializzata nella lavorazione di legno e metallo, e che oggi produce oggetti di design. Prima ancora, nel 1901, è qui che nasce la Lagostina, a cui si deve l’invenzione della pentola a pressione. Uno dei più noti simboli di Omegna è anche l’omino baffuto della Bialetti, icona del Carosello. È qui che un umile operaio fonditore, Alfonso Bialetti, dà vita all’omonima azienda, officina per la fusione in conchiglia dell’alluminio. Negli anni Trenta apre un’altra attività per la fabbricazione della moka. La fama mondiale giunge nel 1947 quando Renato, figlio del fondatore, decide di avviarne l’esportazione facendo apprezzare a genti d’ogni latitudine il genio italianoanche in questo campo. Oggi, nonostante uno studio del 2010 abbia dimostrato che il 90 percento delle famiglie italiane possegga una caffettiera Bialetti, la crisi ha avvinghiato anche un marchio storico. L’azienda è passata di mano e la produzione, da dieci anni, è stata delocalizzata nell’Est Europa. Lo stabilimento di Omegna è stato chiuso. Un pezzo dell’industria italiana a conduzione familiare s’è dissolto ai piedi della Torre di Babele della globalizzazione. Ma laddove la ciminiera non fuma più, resta il patrimonio storico. In una delle ex fabbriche omegnesi ristrutturata, la Cobianchi, è presente oggi il Museo Arti e Industria Forum, che conserva la memoria dell’industria e dell’artigianato nel territorio.

È così che tradizione industriale e cultura s’intrecciano. Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Gianni Rodari: lo scrittore nasce ad Omegna il 23 ottobre 1920. Ricorrenza che la città ha onorato, come racconta il sindaco, Paolo Marchioni. Il primo cittadino spiega che Omegna vuole anche valorizzare la sua vocazione turistica, e in tal senso è stato redatto un piano ventennale. «Abbiamo motivi d’interesse come parte del territorio del Mottarone, una località turistica a mezz’ora da noi, nonché le bellezze del lago d’Orta», dice. Attualmente ad Omegna sono presenti soltanto un albergo e una serie di bed & breakfast. Per implementare l’offerta l’amministrazione è impegnata ad incentivare l’imprenditoria locale a creare nuove strutture ricettive. Qualcosa già si muove. «Tra poco avverrà l’inaugurazione di due nuovi alberghi», racconta il sindaco. Amministrazione che è impegnata anche nel rilanciare luoghi simbolo del legame tra Omegna e i suoi abitanti. «Stiamo per recuperare l’area del Ponte Antico, dove c’è un ponte romano e una piccola chiesa, che è molto amata dalla città». Cultura che è anche enogastronomica. «Un nostro assessorato sta lavorando per pubblicare un libro di ricette omegnesi perpetuando così la tradizione anche in cucina». Il tempo passa, la storia fa il suo percorso, il mondo cambia. Omegna accetta le nuove sfide, con lo sguardo rivolto al futuro e con i piedi radicati nella tradizione.

Federico Cenci

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