Palombara Sabina

Palombara Sabina

Innamorarsi ancora di Palombara Sabina

Parla il sindaco Palombi: “C’è un romanticismo che abbraccia tutto il nostro territorio”

Palombara Sabina dista 37 Km da Roma e l’origine del suo nome è piuttosto curiosa, anche perché a voler fare i pignoli si tratta esattamente di un nome più che di un aggettivo. Sabina deriva dal nome del colle alle falde del Monte Gennaro, massiccio calcareo che raggiunge i 1271 metri di altezza su cui sorge appunto Palombara. L’aggiunta al nome di Palombara dell’aggettivo Sabina risale al 1872, quando venne stabilito con regio decreto di aggiungerlo a Palombara. Qui nella seconda metà dell’Ottocento viveva una fanciulla bellissima, Palombella, così chiamata perché attirava le colombe che si posavano su di lei quando offriva loro il cibo. Ecco che allora, se dal nome “Palombella” ci spostiamo al nome “Palombara” vediamo che con ogni probabilità il termine latino originario “Palumbaria” (“palumbus”), che significava “colombo”, identificava una costruzione rurale utilizzata per l’allevamento, appunto, dei colombi, molto diffusa in tutto il Lazio. Ma torniamo alla fanciulla di nome Palombella: all’anagrafe si chiamava Barbara Pasquarelli e un certo giorno fece innamorare di sè il maturo scultore e pittore Jean Baptiste Carpeaux, che si trovava a Trastevere per realizzare sculture dal vero. Nel suo studio si presentò proprio lei, Palombella, 16 anni, con un cesto di frutta ed un portamento tali che stregarono l’artista: Carpeaux se ne innamorò perdutamente, ma lei morì di tisi di lì a poco a soli 19 anni e lui, affranto dal dolore, le dedicò quel busto, “La Palombella au collier”, conservato al Musée des Beaux Arts di Valenciennes, che nel 1863 lo fece primeggiare al Salon organizzato da Napoleone III a Parigi.
«Quella fra Palombella e Carpaeaux è una storia densa di romanticismo», dice il sindaco Alessandro Palombi, «un romanticismo che abbraccia tutto il nostro territorio e che ci fa capire come sia facile innamorarsene». Infatti: l’abitato di Palombara Sabina è dominato dal Castello Savelli, di fondazione medievale, che sorge su un “castrum” costituitosi dopo l’invasione longobarda, ma rimaneggiato nel XVI secolo. Il borgo antico ha una struttura concentrica che si sviluppa intorno al Castello, con una miriade di strade strette, serrate e dall’andamento curvilineo, che in origine avevano lo scopo di renderne difficile l’espugnazione da parte dei nemici. Le più belle sale del castello sono decorate da affreschi del 1500 della scuola di Raffaello. A Palombara Sabina merita una visita anche un’abbazia di austera bellezza, l’Abbazia di San Giovanni in Argentella, la cui fondazione si fa risalire all’VIII secolo ad opera dei benedettini, sui resti di un oratorio paleocristiano e di una villa romana. Menzionabili il Ciborio, di scuola longobarda e la Pergola di Centurius dal nome dell’autore che la eseguì nel 1170, un’iconostasi in stile pre-cosmatesco che divide, nella navata destra, la zona dei fedeli dalla cappella. Di ciò che resta degli affreschi rivestono particolare importanza i riquadri della narrazione dell’incontro di Guglielmo d’Aquitania con San Bernardo Chiaravalle, datati intorno al 1280. Nel 1900 diventa Monumento Nazionale, su segnalazione del pittore (bolognese di nascita, ma di Palombara Sabina per elezione, dove vive e muore) Enea Monti.

Emanuele Beluffi