Busto Arsizio: guida alla rinnovata Manchester d’Italia del Barocco lombardo
L’amministrazione Antonelli è stata riconfermata con più del 55% dei voti
Busto Arsizio, la mia città, è da sempre crocevia di strade e commercio, incastonata in una delle aree più industrializzate d’Europa. A poca distanza da Malpensa (al secolo, aeroporto Città di Busto Arsizio) ed equidistante da Milano e dalla Svizzera, il territorio bustocco ha sempre beneficiato sia della sua posizione strategica, sia della caratteristica operosità dei suoi cittadini, come i notissimi Enrico Dell’Acqua e Giuseppe Borri. Non solo fredda industria, ma anche storia e arte: Busto offre uno dei più eclatanti esempi di barocco lombardo con la Basilica di San Giovanni Battista, edificata a partire dal 1609, o ancora di grande rilevanza storica sono la piccola Chiesa della Beata Vergine delle Grazie, antistante il Comune, e la Chiesa di San Michele, edificata alla fi ne del XIII secolo su un’antica fortificazione longobarda. Seguendo l’asse dei viali Diaz, Duca d’Aosta e Cadorna, inoltre, si assiste allo svolgimento dello storia bustocca dal XVIII secolo ad oggi: in rapida successione, si susseguono il Comune (Palazzo Giraldoni), antico ospedale la cui prima pietra fu posata nel 1730, i “Molini Marzoli”, complesso ex industriale oggi di proprietà comunale e a suo tempo adibito a macinazione del frumento per la Società Anonima Molini Marzoli Massari, l’Ex Calzaturificio Borri e, a latere, l’Ospedale di Circolo, la cui struttura originaria fu progettata dall’Arch. Crespi ai primi del ‘900 per volere di una decina di benefattori bustocchi. Volendo fare uno sforzo d’immaginazione, si possono ritenere le strade sopra indicate il cardo di Busto, a cui si interseca il relativo decumano,
idealmente costituito dalle vie Mameli e XX Settembre, da un lato, e Zappellini dall’altra;
attraversando queste coste, si osserva un tripudio di architettura e fasti dell’epoca d’oro della Città: da un lato, le splendide ville in stile liberty – alcune ad opera dell’Arch. Gambini – dimora dei più facoltosi industriali e notabili del XIX e XX secolo, dall’altro la superba opera voluta dalla Famiglia Ottolini per ospitare il relativo cotonificio, oggi Parco e Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio. La cultura industriale della Città che fu la Regina del Tessile viene perpetrata ancora oggi, con una particolare attenzione alle nuove tecnologie ed all’ambiente. Ma il lavoro non è tutto! Soprattutto di recente, Busto Arsizio, in linea con le altre grandi città lombarde, ha preso a cuore il Bene Comune ed il buon vivere, concentrandosi le giunte comunali via via succedutesi sulla valorizzazione della qualità della vita nel territorio bustocco. In particolare, l’Amministrazione Antonelli, negli ultimi cinque anni, ha dato una brusca sferzata al grigiore che attanagliava Busto, rivolgendo l’attenzione alla valorizzazione del verde e dei resti delle grandi industrie che hanno dato lustro alla città. Spiccano, in tal senso, l’imminente riqualificazione dell’area della Stazione Nord, ove, abbattuti i capannoni abbandonati, verrà realizzato un grande polmone verde a beneficio di tutti i cittadini; allo stesso modo, nei prossimi anni sono nell’agenda del Sindaco recentemente riconfermato la risistemazione del centro pedonale, con l’estensione della ZTL ed il ripensamento dell’arredo urbano, nonché la valorizzazione dell’Ex Calzaturifici Borri, da adibire a polo culturale. Oltre ad una giusta politica volta alla collaborazione tra cittadini ed amministrazione per la diffusione e tutela del Bello: dai dehor di bar e ristoranti, passando per negozi e botteghe, fino alla GDO, basta poco per rendere piacevole la città.
Andrea Tomasin