Un patrimonio italiano da conoscere e preservare: Giuseppe Terragni

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Nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, il 28 luglio si è tenuto un importante convegno sull’architettura moderna italiana, incentrata sulla figura dell’architetto Giuseppe Terragni. L’opera di Terragni e dei razionalisti è stata ingiustamente oscurata, non facendo emergere quella identità culturale e di valorizzazione del patrimonio artistico e monumentale fondamentale per il nostro Paese. E’ stata inoltre suggerita l’importanza che lo Stato acquisisca l’archivio di Terragni. L’architettura italiana non può fare a meno, di una importante partitura culturale , che serve per rilanciare e far conoscere l’architettura razionalista italiana.

Terragni, nato a Meda nel 1904, compiva diciotto anni nell’anno della Marcia su Roma, per morire pochi giorni prima del suo rovesciamento, il 25 luglio 1943. Il progetto che lo renderà noto a tutti è il complesso di appartamenti Novocomum a Como. Terragni progettò un edificio d’impianto tradizionale, secondo schemi funzionali ancora legati all’edilizia intensiva d’inizi Novecento, ma rivestendolo di una veste architettonica del tutto nuova, ispirata ai modelli dell’avanguardia internazionale, con elementi ripresi dal razionalismo e dall’espressionismo tedeschi, e dal costruttivismo sovietico. L’edificio suscitò un grande clamore e Il Novocomum fu unanimemente considerato il primo edificio moderno in Italia; Terragni era allora ventiquattrenne.

In pochi anni le vicende del Razionalismo italiano si susseguirono vorticosamente: nel 1932 Terragni progetta la Sala “O del 22” alla Mostra della rivoluzione fascista, nel 1932-36 la Casa del fascio di Como, la cui esperienza è la fonte d’ispirazione degli straordinari progetti dei concorsi romani per la sede del partito fascista. Il 1936 è l’anno più felice per la produzione di Terragni. Realizza l’arioso e articolato Asilo d’infanzia Sant’Elia che inaugura una serie di progetti, quella delle case d’abitazione e delle ville sul lago, in cui la sua architettura moderna esprime con vera sicurezza l’italianità dello spazio moderno, con opere vibranti e piene di vita. Nel 1938 progetta a Roma il Danteum, in cui realizza un vero tempio moderno all’architettura, appena prima dell’anno fatale, il 1939, in cui la carriera di Terragni è bruscamente interrotta dalla chiamata alle armi.

Il Danteum è un edificio non costruito, progettato dagli architetti Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri, che doveva sorgere a Roma nella Via dell’Impero. I residui del progetto ci rendono il sogno non realizzato di Terragni per un monumento a Dante, in cui veniva proiettata la Divina Commedia in uno schema architettonico.
In questo clima, reso oscuro e tragico dall’inizio della seconda mondiale, progetta e realizza, dai campi di battaglia, il suo ultimo progetto, la casa di abitazione Giuliani Frigerio, in cui la perfetta rispondenza alle esigenze funzionali si esprime in una felicissima complessità formale che rappresenta uno dei vertici assoluti dell’architettura moderna. Nel 1941 farà parte della disastrosa campagna italiana in Russia e sarà rimpatriato a Cesenatico e poi trasferito a Como, minato psichicamente e distrutto moralmente per le sorti dell’Italia.

Il trasmettere l’identità dell’architettura di Terragni è fondamentale, bisogna valorizzare l’architettura razionalista, proprio per questo è arrivato il momento che l’archivio privato dell’architetto, confermato anche da Attilio Terragni, nipote di Giuseppe, presente alla conferenza, diventi più che un archivio, una partitura culturale messa a disposizione delle nuove generazioni di architetti per poter rilanciare e recuperare elementi fondamentali che hanno distinto per secoli la buona architettura.

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