“Andamento lento” ha fatto il giro del mondo. Nel cuore c’è sempre Pino Daniele.
Ha suonato la batteria nei dischi di…TUTTI! Pino Daniele, Enzo Jannacci, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè, Mario Barbaja, Mina e Adriano Celentano. Collaborazioni prestigiose con Quincy Jones, Toquino, Manu Chao, Chet Baker, Astor Piazzolla e moltissimi altri. Nel 1984 le radio cominciano a passare un brano che entra prepotentemente nella testa degli ascoltatori, un ritmo ipnotico ed un refrain che ripete “Ma quanno ascimmo fora sarra’ primavera. Primavera! Primavera!”. Il titolo? “Stop bajon”, con Pino Daniele alla chitarra e al mandoloncello e Joe Amoruso al pianoforte e al synth. Una bomba! L’anno dopo esce l’album “Passaggio a Oriente” con Corrado Rustici che aveva appena cominciato una nuova avventura musicale con l’esordiente Zucchero Fornaciari. Un buon successo al Festivalbar 1985 con un mix curioso di funk e discomusic nei brani di punta “E fatto ‘e sorde, eh?” e “Radio Africa”. Nel 1988 l’album “Bello carico” e il singolo “Andamento lento”, trasformano il musicista napoletano in una vera e propria pop star da classifica, infatti l’anno seguente esce il greatest hits “Album” con il nuovo brano “E allora, e allora” presentato al Festival di Sanremo 1989 e tutti i successi degli anni ’80 che stavano giungendo al tramonto.
Ciao Tullio, qui gatta ci cova! E allora e allora?
E’ tutto un andamento lento (ride)
Come sta la tua anima jazz?
In piena salute. Stasera serata speciale con Dado Moroni, io ho sempre continuato a fare il jazz, con Dado, con altri grandi jazzisti, molti di Genova, anche il compianto Luciano Milanese, abbiamo fatto tantissime, come si può dire, non serate, ma concerti con amore, con passione, con swing.
Però hai cominciato con un’opera rock, “Orfeo 9” di Tito Schipa Jr. Quanto tempo è passato?
Era il ’73 e c’era un cast meraviglioso, pensa te, Renato Zero, Loredana Bertè, Santino Rocchetti. Si suonava sempre, in diversi progetti musicali, facevo già il jazz con Franco Cerri e Nando De Luca, frequentavo Umbia Jazz con Gerry Mulligan. Rock, jazz e musica dance perchè erano anni molto vivi, ho suonato anche il rock progressive con i New Trolls Atomic System di Vittorio De Scalzi.
Qualche anno fa è uscito un triplo cofanetto tributo per i tuoi 50 anni di musica con tre pezzi inediti. A quando un nuovo album di inediti?
Vorrei fare qualcosa, si. Però sappiamo tutti che il mercato discografico è in crisi, quindi a fare dei dischi nuovi ci si rimette solo, anche perché non trovi la giusta produzione, le case discografiche non credono nella musica, sono stati fatti dei grossi guai intorno alla musica, prima con l’iva che era troppo cara, poi col cd che veramente costava tanto, ma adesso è un po’ tardi per riparare, si potrebbero fare delle cose, però le major, le grandi case discografiche, per intenderci i colossi, dovrebbero osare ancora, aprire il mercato e soprattutto credere nei giovani, perché tra questi giovani ci sono dei grandi talenti, ma dove vanno? Come documentano il loro studiare assieme, il loro inventare i brani, se non c’è qualcuno che crede nei giovani? Così si ferma tutto.
Negli anni ’80 hai inventato un sound vincente, che era quello della canzone italiana con ritmi africani, strizzando anche l’occhio alla disco dance. Le case discografiche ci hanno creduto e infatti hai scalato le classifiche. Com’è nato l’amore per la batteria?
Io ero con una major, la Emi, insieme a Pino Daniele. Sono stati degli anni d’oro, soprattutto gli anni ’80, poi è arrivata l’elettronica e si sono bloccate un po’ le idee, facevano fare tutta all’elettronica. Invece la musica vera, la batteria, quella vera, è tutta n’atra storia. Già mio padre suonava la batteria e il mio primo contratto da professionista fu con lo Swing Club di Torino.
Che ricordi hai di quegli anni con Pino Daniele?
L’amore. Non può mancare mai, perché sta nel mio cuore sempre fisso e devo dire che non mi trovo più a suonare con gli altri, lui era, come ti posso dire, il mio braccio destro, il braccio sinistro, la mia testa, era una cosa unica, lui sapeva anche valorizzare il musicista magari anche più di quello che veramente valeva.
Suoni ancora i tuoi pezzi pop lanciati a Sanremo?
Uh quanto mi sono divertito l’ultima volta con i The Kolors. Sono fortissimi, una grinta pazzesca. Poi “Andamento lento” è una bomba ancora oggi, nelle discoteche, all’estero, è un pezzo del 1988 cantato per la prima volta in gara a Sanremo. Tutto quello che ho fatto nella mia vita è sempre girato intorno a Sanremo, anche il mio viaggio di nozze lo feci a Sanremo.


















