A Bettola “Terranuova, storia di un eroe borghese”. Vita di Giovanni Raineri

0
Giovanni Raineri, ministro delle Terre Liberate del Veneto

Una platea sotto le stelle, la frescura della Val Nure e un racconto che attraversa 70 anni di storia italiana: Terranuova, storia di un eroe borghese approda a Bettola, dopo decine di repliche in teatri, festival e scuole di tutta la Penisola. Il monologo – scritto e interpretato da Corrado Calda con la co-scrittura e regia di Giusy Cafari Panico – restituisce vita e voce a Giovanni Raineri (1858-1944), agronomo, padre dei Consorzi Agrari, fondatore e direttore di giornali per l’agricoltura e Ministro delle Terre Liberate del Veneto. Le fonti storiche sono a cura della dott.ssa Daniela Morsia e delle Federazione Italiana Cavalieri del Lavoro.

Un corpo come metafora di un Paese

La scena si apre con un uomo in maglietta e mutande ottocentesche che tenta invano di indossare un abito completo: «Il mio corpo si ribella, è come una nazione disunita: le braccia battono moneta falsa, le gambe dichiarano secessione». Nel corso di 70 minuti quel corpo ritroverà coordinazione grazie alla “collaborazione armata di umanità” – lo stesso principio che guidò Raineri nel promuovere consorzi, cooperative e credito agrario. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento la biografia di Giovanni Raineri si intreccia a doppio filo con la nascita di una vera e propria “galassia” editoriale dedicata all’agricoltura. Tutto comincia a Bologna, dove il giovane agronomo emiliano, appena ventiquattrenne, entra nella redazione del «Giornale di agricoltura, industria e commercio del Regno d’Italia», fondato nel 1864 dal professor Francesco Botter. Il periodico, allora diretto da Moreschi e animato dagli ingegneri Ferretti e Chizzolini, diventa per Raineri una palestra di scrittura e di divulgazione: vi respira l’entusiasmo di quegli studiosi – Certani, Marconi, Berti Pichat – convinti che la modernizzazione agricola passi prima di tutto dai libri e dai giornali. Nel frattempo, a Milano, Giorgio Chizzolini dirige «L’Italia Agricola», quindicinale nato nel 1869 con vocazione spiccatamente innovatrice.

Le due testate – quella bolognese e quella milanese – agiscono come calamite per un gruppo omogeneo di agronomi, chimici e zootecnici decisi a “imprimere una svolta moderna al sapere tecnico”. Non sorprende dunque che, nel dicembre 1890, le riviste si fondano dando vita a «Italia Agricola. Giornale di agricoltura del Regno»: Ferretti e Chizzolini siedono alla direzione, Raineri ne diventa il redattore principale. Il nuovo giornale – fascicoli quindicinali di ventiquattro pagine, ricchi di incisioni e splendide tavole litografiche – promette ai «lettori benevoli» articoli di economia e tecnica, corrispondenze dall’estero, rassegne stampa e di mercato; un progetto in cui “il disegnatore e l’artista aiutano validamente lo scrittore”, perché la scienza, per essere compresa, deve anche essere vista.

Appena un anno dopo, nel 1891, Raineri rilancia con il «Giornale di agricoltura della Domenica», settimanale di otto grandi pagine che, accanto alle notizie amministrative e commerciali, ospita letture divulgative, sport, faccende domestiche e persino passatempi. È l’idea – modernissima – di avvicinare la famiglia rurale a un’informazione più ampia e non soltanto professionale. Nel 1892 entrambe le testate traslocano a Piacenza, dove sta nascendo la Federazione Italiana dei Consorzi Agrari: giornale e Federconsorzi condividono tipografia (la stamperia Porta), ideali cooperativi e la convinzione che “insegnamento e credito” siano le leve del progresso contadino. Qui «Italia Agricola» perfeziona le sue famose tavole cromolitografiche – protette da carta velina e cartoncino per resistere ai maltrattamenti postali – e inaugura rubriche di “Quesiti e risposte” che collegano gli agricoltori di ogni regione a una rete di esperti. Quando, nel 1896, Chizzolini lascia la direzione interamente a Raineri, il periodico è già riconosciuto come il più autorevole strumento di divulgazione agro-scientifica del Paese; vi collaborano nomi del calibro di Arrigo Serpieri, Oreste Bordiga, Antonio Bizzozero.

Nel 1922 nasce anche il mensile «Leggi e decreti di interesse agrario», curato dal “Ramo editoriale degli agricoltori” della Federconsorzi, a conferma di un ecosistema informativo sempre più articolato. Così, fra fascicoli illustrati, tavole a colori e fitte corrispondenze tecniche, i periodici di Giovanni Raineri trasformano Piacenza in uno dei centri propulsori della cultura agraria italiana. Non sono soltanto giornali: diventano il trait d’union fra scienza e pratica, fra aula universitaria e stalla, fra politica economica e quotidianità dei campi. E rimangono, ancora oggi, un esempio paradigmatico di come l’editoria possa farsi motore di innovazione sociale. Nel 1920 fu nominato Ministro delle «Terre Liberate» nei governi Nitti e Giolitti. Al suo insediamento trovò un Veneto devastato dalla guerra, con aziende agricole spogliate di ogni mezzo. In poco più di un mese emanò il Regio Decreto Legge 29 aprile 1920, creando Consorzi fra i danneggiati per gestire direttamente la ricostruzione. Il principio era chiaro: restituire rapidamente alle famiglie una casa solida e un’esistenza «ordinata», evitando l’intermediazione di politici, enti locali e grandi appaltatori che avrebbero potuto speculare sui fondi pubblici.

Il cosiddetto “metodo Raineri” – finanziamento diretto agli interessati e coinvolgimento attivo delle comunità – suscitò le proteste di amministratori e imprese, ma Raineri, sostenuto da Giolitti, proseguì. Visitò in incognito le zone colpite per verificare di persona il consenso popolare e portò avanti il piano con rapidità ed efficacia. I risultati fecero scuola: la ricostruzione veneta divenne un modello internazionale, superando persino quella francese guidata da Poincaré, nonostante la Francia avesse ricevuto aiuti proporzionalmente maggiori alla Conferenza di pace. Il caso dimostra come la partecipazione diretta dei cittadini e la trasparenza gestionale possano accelerare e migliorare gli interventi post-catastrofe.

Da segnalare inoltre la sua collaborazione con “l’imprenditore agricolo Giuseppe Verdi”, il grande musicista italiano che si era fatto iscrivere all’anagrafe di Bologna come “agricoltore” e non come musicista.

Docu-teatro fra storia e emozione

Il testo intreccia fonti d’archivio, articoli di Raineri e aneddoti inediti – dall’amicizia con Giuseppe Verdi alle missioni nel Veneto post-bellico – in uno storytelling «appassionante e di grande impatto etico e sociale». La critica lo ha definito «il ritratto di un self-made man delle campagne» capace di parlare al presente.

TERRANUOVA – Storia di un Eroe Borghese

Sabato 26 luglio 2025 – ore 21.15 Piazza Cristoforo Colombo, Bettola (PC) nell’ambito di Trail Valley – Discover Piacenza Outdoor

Prodotto da Associazione Muselunghe APS di Corrado Calda & Giusy Cafari Panico con il sostegno di Fondazione Piacenza e Vigevano, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Regione Emilia-Romagna e CSV Emilia.

Ingresso gratuito

Info: cell 3383464943 – [email protected]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

18 − 3 =