Al Museo Crocetti si ricorda Giacomo Boni, l’archeologo che ha riscoperto Roma

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Il 7 ottobre, nel prestigioso Museo Crocetti sulla Via Cassia a Roma, si parlerà di Giacomo Boni a 100 anni dalla sua morte. L’associazione culturale M. Arte APS, sempre attenta sia agli impatti culturali di maggiore rilevanza che ai collegamenti “sottili” fra essi e gli sviluppi della società, ha voluto dedicare la riapertura autunnale degli eventi culturali dell’associazione per il periodo 2025-2026 a questo archeologo, architetto, pensatore visionario, spiritualista, senatore, uomo di rituali e di pietre.

Nato a Venezia nel 1859 e formatosi come architetto, Boni presto rivolse la propria attenzione all’archeologia, dando ad essa un piglio multidisciplinare. Egli studiò da autodidatta e fu uno studioso dalla conoscenza vastissima: fu anche per questa sua libertà che i rapporti con i rappresentanti dell’accademia non sempre si rivelarono idilliaci. La sua notorietà, comunque, oltrepassò ben presto i confini italiani: in particolare nel mondo anglosassone, tanto che gli vennero conferite a Oxford e a Cambridge, due lauree honoris causa.

Noto per aver dato un notevole impulso al metodo stratigrafico in archeologia, il nome di Boni è legato alle campagne di scavo nel Foro Romano e sul Palatino. L’archeologo è sepolto proprio sul colle delle case patrizie romane, non lontano dalle sue amate rovine antiche, nel cuore degli Orti Farnesiani; un cippo ne ricorda il nome e, in numeri romani, le date di nascita e di morte. Si vuole qui sottolineare l’interesse scientifico primario dell’archeologo: la ricerca della Roma delle origini, quella città che aveva cambiato le sue forme per cedere il passo alla Roma imperiale. “Noi italiani che possediamo tanto tesoro, meriteremo sia nostro, continuando a riscattarlo dall’oblio, a studiarlo con amore, e ponendo quanti ne son degni in condizione di leggere e intendere le dure, ma sapienti, lezioni delle sue pagine immortali” così parlava Giacomo Boni del rapporto del nostro Paese con le antichità.
Nella visione di Giacomo Boni, il Foro è uno spazio sacro dal quale ripartire per riscoprire l’anima della romanità. Questa sua visione, che appare come una personale sintesi fra religione romana, ritualità sacra, misticismo e nazionalismo culturale, lo portò ad entrare a più riprese in rapporti con i politici del tempo, pensando che la regione dei Romani potesse avere un riscatto, ma con i Patti Lateranensi nel 1929 tutto svanì.

Boni con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sebbene cinquantenne, decise di partire per il fronte. Fu poi sostenitore dell’impresa dannunziana di Fiume. Nel 1923, due anni prima della morte, fu nominato senatore del Regno, inserito tra le personalità che davano maggiore lustro alla Patria.
Fu fortemente influenzato dal rapporto con John Ruskin, al cui romanticismo aderì con ardore, brillò anche come restauratore di architettura, rifacendosi alle tesi di Ruskin e a quelle di William Morris. Più di tutti, apprezzò però l’opera di Luca Beltrami, quanto di più antitetico si possa immaginare rispetto alle istanze inglesi. Verso la cultura inglese ha sempre mostrato un amore profondo per la natura, le rovine e il paesaggio naturale, così come per il neo-medievalismo e la dimensione umana dei vecchi villaggi.

Il convegno ha avuto il Patrocinio del V Municipio, sarà presente al convegno la Vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, il consigliere dell’Assemblea capitolina Stefano Erbaggi e diversi personalità: Prof. Alfonsina Russo Capo Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura e Direttore del Parco archeologico del Colosseo, Prof. Federico Gizzi storico dell’arte, Prof. Sandro Consolato autore dell’opera “Giacomo Boni nella memoria del Novecento e si terrà la presentazione del quadro “Giacomo Boni, scopre il Lapis Niger”. Concluderà la serata il Prof. Vittorio De Pedys Presidente dell’Associazione M.Arte, un Associazione che ha saputo nel corso degli anni e tutt’ora, con eventi e visite guidate, come quella su Giacomo Boni, riscoprire e valorizzare personaggi della storia e dell’attualità che hanno contribuito a far grande la città eterna.

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