Columbus Day a Dallas: orgoglio italiano contro la “cancel culture”

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Quest’anno il Columbus Day negli Stati Uniti è stato quasi spazzato via. Con la cancellazione forzata delle celebrazioni a New York a causa del maltempo, è rimasto in vita solo in due città: Dallas e Chicago. Tutto il resto del Paese, da costa a costa, ha preferito sostituire, e cancellare, questa ricorrenza nazionale con l’Indigenous Day. Un giorno che sicuramente ha la sua dignità e merita il giusto spazio, ma che non deve e non può diventare il pretesto per seppellire la storia di Cristoforo Colombo e l’immenso contributo degli italo-americani alla crescita degli Stati Uniti d’America.

A Dallas, invece, la comunità ha dimostrato di essere tenace, con carattere e determinazione. Il palcoscenico del Klyde Warren Park, circondato dal verde e dai grattacieli, è diventato un baluardo di orgoglio italo-americano. Il presidente Vincenzo Arcobelli, insieme ai rappresentanti istituzionali e associativi come l’Associazione Siciliani in Texas, la CSNA, il CTIM e il corrispondente consolare Richard Gussoni, hanno messo in piedi, passo dopo passo, un evento che ha dovuto fare i conti con un’amministrazione locale woke che non ha mancato di ostacolare l’iniziativa in ogni fase della sua organizzazione. Eppure ci sono riusciti, con coraggio e dedizione.

Il Console Generale Mauro Lorenzini, giunto da Houston, ha ribadito il legame culturale e storico che unisce Italia e Stati Uniti, rendendo onore a una giornata che è simbolo di identità e memoria. Io stesso ho avuto il grande onore di partecipare come ospite, portando dall’Italia la mia presenza e il mio contributo artistico, tenendo viva la memoria di mio padre, Renato Rascel, che tanto fu apprezzato in America e condividendo con il pubblico la passione e il rispetto per la nostra tradizione. Sul palco, artisti e musicisti hanno portato melodie italiane che hanno scaldato i cuori, trasformando una celebrazione in una dichiarazione di orgoglio. Tra loro Chessy Silvana Jaramillo e Dino Taglioli con la sua Emerald City band.

Dallas ha dato una lezione al resto del paese: non si abbassa la testa davanti alla cancel culture. Noi italiani in America, e chi dall’Italia viene a sostenere questa causa, continueremo a combattere per mantenere vivo il Columbus Day, per trasmettere il rispetto e l’orgoglio della nostra storia. Sì, perché celebrare Colombo significa anche onorare la lunga storia degli italiani che, da oltre cinquecento anni, contribuiscono a costruire e rendere grande questo Paese. Rinnegarlo vorrebbe dire cancellare una parte essenziale della storia stessa dell’America.
Quest’anno, l’Italia era a Dallas. E ha tenuto alta la sua voce.

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