Frosinone

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Frosinone è orgoglio e appartenenza


Il capoluogo Ciociaro grazie alla Giunta Mastrangeli incarna il senso della propria identità

O Leucio, mi trattengono i Colli ameni di Frosinone, i campi ameni e le acque di Frosinone”… Così scriveva il celebre poeta del 500 Francesco Franchini di Cosenza. La città di Frosinone sorge in una posizione che ha da sempre costituito la sua croce e delizia. L’accesso piuttosto semplice alla valle del Sacco fu servito anticamente da vie importanti: la Latina, la Casilina sud, la Marittima, l’Anticolana e da una raggiera di strade secondarie, ma questo crocevia viario condannò la città ad essere più volte distrutta e saccheggiata nel corso della sua storia. Sui resti antichissimi dell’età del ferro si insediarono i Volsci e la chiamarono Frusna. Fu Roma a conquistarla, a punire i ribelli e a latinizzare il nome in Frusino, successivamente volgarizzato in Frosinone durante il Medio-Evo. “Bellator Frusino”, l’appellativo che il territorio meritò da Silio Italico nel primo secolo d.C. per aver resistito alla ferocia degli attacchi di Annibale durante la seconda guerra punica, impresso per sempre nello stemma della città per la resistenza alle truppe spagnole nel 500, alla peste e alle truppe francesi durante la Repubblica Romana di De Matthaeis e Angeloni. La sfortuna più grande di Frosinone sono stati l’incuria dell’uomo, le guerre e l’impietoso incedere del tempo che hanno mandato in rovina ciò che di bello aveva ingioiellato la città, documenti compresi. Nulla resta infatti del periodo medievale se non la certezza dell’appartenenza storica allo stato ecclesiastico di una città sormontata dal suo glorioso castello circondato dalla cinta muraria. Fu solo tra il 600 e l’800 che, nonostante un persistente retaggio feudale, la popolazione cominciò ad aumentare per un maggiore sfruttamento delle risorse e per la nascita di una classe media impegnata nel commercio e nel sistema burocratico. Contemporaneamente nasceva una vivace attività culturale, sempre fortemente di matrice clericale. Furono secoli di brigantaggio la cui repressione fu lunga e complessa, ma la vera rivoluzione accadde durante il Ventennio quando Frosinone fu elevata di nuovo a capoluogo di provincia, massima espressione della Ciociaria, simbolo dell’orgoglio di un popolo di fanti che ha sempre difeso la sua terra e le sue tradizioni con la caparbietà di chi non ha paura di sporcarsi le mani. Frosinone oggi aderisce alla rete della Fondazione delle Città Identitarie con un significato profondo di fierezza delle proprie fondamenta di terra di lavoro. La sua storia ci ha insegnato a considerarla come una corazza di dignità e senso del sacrificio. Il capoluogo di provincia che si fa vessillo di un progetto identitario di cultura ha un valore simbolico immenso per la personalità di questi territori, il valore di chi ribadisce quanto siano profonde e forti le radici della tradizione e del patrimonio della memoria. Le tradizioni sono conquista, sono ciò che consente di sopravvivere all’aridità dell’avanzare inesorabile del tempo. Difendere la propria cultura, difenderla a tutti i costi è come difendere le sorgenti, come illuminare la via per progettare il futuro, per comprendere la vita con coscienza di sé e volontà. Nella città di Frosinone si incarna oggi il senso di appartenenza identitaria che si realizza tra un luogo e chi lo vive con reciprocità.

Flaviana Provenza