Terracina

Terracina

Terracina, la città che “conquista il cuore”

Parola di Roberta Tintari, il primo sindaco donna alla guida del Comune pontino

Foro Emiliano, Terracina

Terracina è un compendio di identità nazionale ed europea. 14 chilometri di costa mediterranea, le origini della città, che si sviluppa tra la originaria parte alta e la ‘nuova’ parte bassa, attraversano il mito omerico di Ulisse e si dipanano tra le teorie che la vogliono fondata da etruschi o esuli spartani. Quel che è certo è che Volsci e Romani se la contesero dal VI sec. A.C. fino alla definitiva romanizzazione avvenuta nel 329 A.C. con l’insediamento della Colonia Anxurnas (Anxur è il nome volsco di Terracina e significa Giove Fanciullo). La città trova la sua dimensione nel mondo romano, dando anche i natali all’Imperatore Servio Sulpicio Galba: importante porto commerciale, impianti termali, centro agricolo, urbanizzazione della parte bassa, edificazione del Foro Emiliano, il centro della vita politica e cittadina da oltre due millenni (il Comune è ancora qui), attraversato dalla Via Appia sul cui ciglio è incastonato il Teatro Romano del I sec. A.C., opera che sta emergendo dalle viscere del Centro Storico Alto in tutta la sua maestosa bellezza e destinata a cambiare la geografia culturale e storica del Lazio e d’Italia. La piazza fulcro di questa area è dominata dalla Cattedrale di San Cesareo, eretta nel 1074 e sede del Conclave che, nel 1088, elesse il Papa della Prima Crociata Urbano II. Ma il simbolo tradizionale di Terracina è il Tempio di Giove Anxur (o di Venere, questione dibattuta), il cui basamento a 12 archi si erge sulla sommità del Monte Sant’Angelo e sorveglia la parte bassa della città. Dal Tempio di Giove, con al fianco il Pisco Montano, si estende lo sguardo verso Ischia e il Vesuvio (ben visibili nelle tante giornate limpide), quindi verso le Isole Pontine e poi in direzione del Promontorio del Circeo con il profilo della Maga Circe distesa.
A Pio VI si deve la prima bonifica delle paludi, la realizzazione del neoclassico Borgo Pio (il Borgo dei pescatori), oggi centro della città moderna, e l’edificazione di Palazzo Braschi. Terracina è visceralmente legata alla storia Romana, al Medioevo (è parte importante della Via Francigena) e al suo essere terra di confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli, da cui arrivarono molti pescatori. Ma Terracina ha anche solidi legami con la ciociaria perchè molti suoi abitanti provennero proprio da paesi ciociari. L’incedere della storia ha condotto in questa città anche i grandi letterati del Nord Europa che si avventuravano nei Grand Tour nel 18° e 19° secolo, nel tempo in cui imperversavano i briganti. Qualche decennio dopo, al seguito della bonifica fascista, arrivarono i coloni dal Nord, soprattutto Friulani e Veneti. Borgo Hermada e Borgo Vodice, borghi di fondazione, furono frutto della straordinaria operosità di genti che resero fertile ciò che era malsano. A Terracina si parlano almeno cinque dialetti completamente diversi tra loro: quello più antico del Centro Storico, quello ciociaro dell’entroterra collinare, quello della marineria influenzato dal campano, poi il veneto e il friulano degli eredi dei coloni. Facile bere una grappa di prima mattina, pranzare con il pesce freschissimo del suo mare e cenare con i piatti tipici della tradizione contadina.
“Terracina è straordinaria, conquista il cuore – racconta Roberta Tintari, il primo sindaco donna eletta lo scorso ottobre -. C’è tutto: mare, collina, beni culturali, centro urbano, perfino una montagna. Un viaggio nella storia della civiltà. In questi anni abbiamo ereditato e sanato un dissesto finanziario pauroso (116 milioni di euro, ndr), superato un tornado che ha devastato sia il centro storico sia il cuore della parte bassa. In pochi mesi abbiamo ricostruito tutto, ora vogliamo riaprire i numerosi luoghi della cultura chiusi per lavori e per il covid, sperando che la pandemia termini. C’è chi identifica Terracina escusivamente con sole e mare estivo, ma c’è parecchio di più: bellezza ed emozioni da godere tutto l’anno. Prima con il sindaco Procaccini, ora con la sottoscritta, l’amministrazione punta a valorizzare un patrimonio inestimabile. Abbiamo fatto tanto, vogliamo fare molto di più”.
Un recente studio ci dice che sui circa 45 mila abitanti attuali, il 10% è straniero o di origine straniera. Ma il dato veramente incredibile è che sono ben 75 le nazionalità residenti sul territorio comunale e questo senza alcun particolare allarme sociale o di ordine pubblico.
Le radici sono ben piantate nella tradizione, ma senza chiusure all’altro da sè, perchè c’è la convinzione che l’identità vada difesa e diffusa, mai rinnegata.

Simone Ciani