Nemmeno il miglior Kusturica di Underground avrebbe potuto girare una scena del genere: il de profundis del partigiano. La manifestazione di protesta indetta dalla sinistra davanti agli studi della Rai di Napoli, dove era in corso la presentazione dei palinsesti autunnali, è stato a dir poco un flop.
I tagli di poche puntate o di pochi programmi, con i quali la sinistra faceva politica da anni col Servizio Pubblico, non hanno scaldato i cuori degli antifascisti in assenza di fascismo. E così mentre alla chitarra si intonava una versione veramente malinconica di Bella Ciao, un manipolo di circa venti giornalisti (compresi i parenti) cercava di dar voce a una protesta talmente poco credibile che gli stessi protagonisti provavano imbarazzo a parteciparvi.
Dentro gli studi intanto i talent della prossima stagione Rai sfilavano tra sorrisi e selfie con la stampa. Quei talent che poi con qualche nuova entrata, diciamoci la verità, sono gli stessi da anni. Beati loro, sanno riposizionarsi e vivere all’italiana: se c’è la sinistra ci si adegua alle tematiche arcobaleno, se c’è la destra si parla di territorio e identità. E così in molti hanno lasciato soli soletti i “rivoluzionari” dirimpetto. Insomma sembrava un “compagni rompiamo le righe”, una conta di una tristezza unica.
Del resto l’accordo siglato tra Rai e i due sindacati dei giornalisti (Usigrai e Unirai) che prevede l’assunzione, entro il 2027, di 127 professionisti aveva già mandato in tilt il loro sistema nervoso. Insomma siamo oramai ai personaggi in cerca d’autore, e mentre molti si affrettano per cercare visibilità al pride in Ungheria, altri incasellano figuracce come questa. L’AD Giampaolo Rossi in mattinata aveva snocciolato i numeri di questa governance: a partire dal 2023, le ore complessive di programmi di approfondimento sono cresciuti dell’8,2% raggiungendo la cifra di 2.719 ore; i titoli di approfondimento sono cresciuti del 20.7%, attestandosi su un totale di 146.
E dunque? Quale censura? Anzi, il pluralismo della Rai di oggi assomiglia più ad un teleDemocraziaCristiana, altro che teleMeloni. Così mentre i talent , la dirigenza, gli investitori e il sindaco di Napoli andavano a festeggiare fino a tarda notte al Circolo Canottieri di Posilippo, “i rivoluzionari” tornavano alla chetichella nelle proprie sedi, anche perché oramai ci sono più sedi che compagni.
E chissà che, visto il caldo, qualcuno non voglia fare un colpo da matto prendendo un aliscafo per Ventotene. Prima che cada l’ultimo baluardo e diventi anch’essa un’isola identitaria.