Un’onda di passione e indignazione ha travolto la Galleria Vittorio Emanuele II, dove migliaia di cittadini, da Palazzo Marino fino al cuore pulsante della città, si sono uniti in una straordinaria mobilitazione per difendere il Museo Leonardo3, un gioiello culturale a rischio chiusura. Non si tratta di un semplice museo, ma di un ecosistema di sapere, creatività e lavoro che, da oltre un decennio, celebra l’eredità di Leonardo da Vinci, attirando turisti da tutto il mondo e offrendo occupazione qualificata.
La minaccia di uno sfratto, legata a questioni burocratiche e a un contenzioso con il concessionario, ha spinto cittadini, imprenditori e figure di spicco a scendere in campo, con una petizione su Change.org che ha già raccolto migliaia di firme e una coda ininterrotta di visitatori, lunga dalla mattina fino a sera, come un abbraccio simbolico alla cultura. “Non possiamo permettere che un presidio di conoscenza come questo venga sacrificato,” ha dichiarato con forza Massimiliano Lisa, direttore e cofondatore del Museo Leonardo3, lanciando un appello accorato al sindaco Giuseppe Sala e al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Quest’ultimo, in passato, aveva elogiato il museo come un’eccellenza milanese, e ora la città attende una sua risposta concreta per scongiurare una perdita che ferirebbe profondamente l’identità di Milano. “Leonardo è un simbolo dell’Italia nel mondo,” ha aggiunto l’artista Alessandro Scavia, milanese doc, che non accetta l’idea di vedere chiudersi un luogo che incarna l’innovazione e il genio universale. Anche Filippo Borsellino, del comitato Famiglie sospese, ha espresso amarezza: “Milano sembra sempre più lontana dai suoi cittadini e dalla cultura.”
Il Museo Leonardo3 non è solo una vetrina di opere e ricostruzioni storiche: è un centro studi che, finanziato dagli incassi dei biglietti, produce da vent’anni ricerche e modelli di inestimabile valore scientifico e didattico. È un laboratorio vivo, dove i visitatori, dai bambini agli studiosi, possono toccare con mano il genio di Leonardo, imparando a pensare e immaginare come lui. “Qui io gioco e costruisco,” ha raccontato con entusiasmo Leo Colli, un giovane visitatore tornato al museo cinque volte con il nonno. “Dalla finestra vedo la Galleria piena di turisti, ma qui dentro c’è la storia vera, quella che non voglio perdere. Sindaco, non chiudete questo posto: ci insegna a inventare.” Le sue parole, semplici ma potenti, risuonano come un monito: chiudere il Leonardo3 significherebbe privare Milano e il mondo di un catalizzatore di creatività, un luogo dove la storia non è solo esposta, ma vissuta.

Eppure, il destino del museo è minacciato non solo da questioni burocratiche, ma anche da una proposta che preoccupa profondamente la direzione e i sostenitori: condividere l’ingresso in Galleria con Duomo 21, una terrazza destinata a DJ set e lounge bar notturni. “La movida non può mischiarsi con la cultura,” ha ribadito Lisa con decisione. “L’ingresso in Galleria deve restare dedicato al museo, mentre la terrazza e il percorso sui tetti hanno sempre avuto accesso da Via Silvio Pellico. Mescolare questi mondi sarebbe un errore imperdonabile.” La difesa dell’ingresso in Galleria non è solo una questione logistica, ma un simbolo della necessità di preservare uno spazio dedicato alla conoscenza, lontano dal frastuono della vita notturna. Per due anni, Lisa ha cercato invano un dialogo con il Sindaco Sala e l’Assessore alla Cultura, scontrandosi con un muro di silenzio. “Non ci interessano le dispute burocratiche o le battaglie al TAR,” ha sottolineato. “Qui serve una risposta politica forte, che riconosca il valore pubblico di un museo invidiato a livello internazionale.”
La proposta di Lisa è chiara: il Comune dovrebbe cogliere l’occasione di questo contenzioso per affidare direttamente la concessione al Museo Leonardo3, garantendone la continuità e il ruolo di faro culturale. La folla che ha affollato il museo il 6 luglio, dalle 9:30 alle 21:00, è la prova tangibile di quanto i milanesi tengano a questo spazio. La coda, che si snodava dalla Galleria fino a Palazzo Marino, non era solo un gesto di solidarietà, ma una richiesta esplicita di ascolto alle istituzioni. Il Museo Leonardo3 rappresenta molto più di un’attrazione turistica: è un ponte tra passato e futuro, un luogo dove il genio di Leonardo continua a ispirare generazioni. La sua chiusura sarebbe una ferita non solo per Milano, ma per l’intera comunità internazionale che guarda a questa città come culla di cultura e innovazione. La mobilitazione dei cittadini, dalle firme online alle testimonianze dei più giovani, è un grido che non può essere ignorato. Milano ha l’opportunità di dimostrare che la cultura non si chiude, che il lascito di Leonardo merita di essere protetto, e che la voce dei suoi cittadini può fare la differenza. Ora tocca alle istituzioni rispondere, con coraggio e visione, per salvare un patrimonio che appartiene a tutti.

















