Miss Italia, cambiano i tempi, cambiano i giurati

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Giuria dʼeccezione: Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Michelangelo Antonioni

Torna a Salsomaggiore la finale di Miss Italia, l’11 novembre. Lo annuncia la patron del concorso, Patrizia Mirigliani, nella conferenza stampa del 26 ottobre alla Camera dei Deputati. Durante la conferenza sono stati anche annunciati alcuni dei nomi dei componenti della giuria che eleggerà l’84^ edizione di Miss Italia: fra questi giornalisti Hoara Borselli e Giuseppe Cruciani e dalla modella e influencer Giulia Salemi.

CulturaIdentità ha già raccontato la storia di come sono cambiate le giurie della kermesse nel corso degli anni. Vi riproponiamo l’articolo di Alberto Ciapparoni pubblicato sul numero di settembre 2003.

Totò, Visconti, Giovannino Guareschi ma anche Luxuria, Scanzi e Claudio Amendola: come cambiano i giurati

Cambiano i tempi e arrivano a giudicare la bellezza chef, rapper e opinionisti

Uno staff di esperti del talento alla ricerca del nuovo modello di bellezza: ecco chi sono i giurati di Miss Italia. Privilegiati e assai invidiati, certo, sono a strettissimo contatto con il bello, ma anche testimoni e allo stesso tempo protagonisti della trasformazione e del cambiamento del Paese. Perché il concorso non è un evento sempre uguale a se stesso, bensì si rinnova di volta in volta ed è capace di interpretare il momento storico dell’Italia. Nel bene e nel male. Basti pensare alla giuria dell’edizione del 2018, con la conduzione di Francesco Facchinetti, Diletta Leotta e Carolina Di Domenico: Massimo Lopez (presidente di giuria), Tullio Solenghi (presidente di giuria) Alessandro Borghese, Maria Grazia Cucinotta, Filippo Magnini, Pupo e Andrea Scanzi. Già, c’è anche lui, Scanzi. Opinionista, scrittore, giornalista politico simbolo dell’area del Movimento Cinque Stelle e non solo: anche giurato di Miss Italia, emblema così della commistione fra giornalismo e spettacolo, indirizzata certamente non al motto per eccellenza grillino della decrescita più o meno felice, piuttosto ad un portafogli sempre più gonfi o, all’insegna del sempreverde pecunia non olet.

Miss Italia 2017 invece realizza un cocktail di esperienza e belle speranze del mondo dello spettacolo: sono difatti Manuela Arcuri, Francesca Chillemi, Christian De Sica, Nino Frassica e Gabriel Garko a formare la giuria. E sono loro insieme ad individuare la nuova bellezza italiana, specchio essi stessi di un Paese che si trasforma e che è in grado di ripensare e rielaborare schemi e modelli, ma che non vuole rinnegare le proprie tradizioni. Nel 2016 a scegliere la regina fra le finaliste e a giudicare il talento, la personalità e le peculiarità comunicative delle ragazze c’è anche chi probabilmente non ti aspetti: Anselma Dell’Olio, pseudonimo di Selma Jean Dell’Olio. Il nome forse a più di qualcuno può dire poco, in realtà è una giornalista, traduttrice, critica cinematografica, regista statunitense naturalizzata italiana. Ed è la moglie del famosissimo Elefantino, cioè di Giuliano Ferrara, che non ha bisogno di presentazioni. Del resto, nel corso degli anni il concorso si è allontanato dall’atavico concetto di donna oggetto, che ha sempre caratterizzato i concorsi di bellezza. Non solo il corpo, insomma: si vuole puntare sulla mente e sull’io. E non è una cosa di poco conto, sia rappresentare sia giudicare la bellezza nel senso più compiuto del termine. Durante il colloquio con i giurati le ragazze devono dimostrare di possedere una buona dialettica, spigliatezza, ossia dimostrare appieno la loro femminilità. Miss Italia allora è anche rivoluzione culturale, trasformazione, transizione: non a caso, nel 2015 con Claudio Amendola e Joe Bastianich, in giuria c’è Vladimir Luxuria. Ovvero, di un’attivista, di un personaggio televisivo, di un’attrice, di una cantante, e pure di un ex parlamentare: è stata deputata della XV legislatura, durante il governo Prodi II, diventando la prima persona transgender ad essere eletta al Parlamento di uno Stato europeo.

Ma nella lista dei giurati si annovera anche, nel 2013, Rita dalla Chiesa, adesso deputata di Forza Italia, figlia primogenita del generale dei Carabinieri e vittima della mafia Carlo Alberto dalla Chiesa, nota per il suo impegno animalista e, dopo un esordio televisivo sulle reti Rai, per aver legato la sua immagine al longevo programma Forum di Mediaset. Che piaccia o meno, che si condivida o meno, Miss Italia è identità italiana e fa parte del nostro patrimonio culturale e artistico: difendere la kermesse significa difendere la cultura italiana. E, si sa, non c’è futuro, se non si rispettano le proprie origini, se non si difendono le proprie tradizioni. Per questo è cruciale la battaglia per la valorizzazione e la crescita di quello che dovrebbe essere – ma purtroppo spesso non è – il nostro marchio di fabbrica, il nostro patrimonio artistico-culturale. Testimoniato dunque dagli stessi giurati di Miss Italia: nelle varie giurie che si sono succedute nel corso degli anni per eleggere “la più bella d’Italia“ figurano alcuni dei nomi più importanti della cultura e dello spettacolo tricolore: Totò, Giorgio De Chirico, Giovanni Guareschi, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida, Alberto Lattuada, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Lina Wertmüller, Dino Risi, Alberto Sordi, Claudia Cardinale, Sophia Loren, Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Luciano Rispoli, Maurizio Costanzo e Pippo Baudo. Nomi che sono i simboli di un percorso del passato, volto però sempre al cambiamento. Paradosso, ma non troppo, di un viaggio in grado di portare in uno spazio nuovo, non necessariamente per tutti. Come quando nel 2014 è stato il turno in giuria del rapper Emis Killa: il rap diventa mainstream e conquista lo storico concorso di bellezza. Per alcuni ciliegina sulla torta, per altri retromarcia improvvisa del Belpaese, ma Miss Italia è anche un po’ la storia di noi italiani. Di tutti gli italiani. Perfettamente nazional-popolare.

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