Roby Facchinetti: “Parsifal, un disco sul cavaliere dei cavalieri”

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Foto Silvia Colombo Piccolakaty27 - CC BY-SA 4.0

Roby Facchinetti rispolvera “Parsifal” con l’orchestra di Budapest e l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana, dirette dal maestro Diego Basso.

Camillo Ferdinando Facchinetti entra nei Pooh quasi subito, sostituendo l’organista Bob Gillot e dopo i primi successi con l’etichetta Vedette ed un Festival delle Rose, comincia l’avventura in Cbs con gli album “Opera Prima”, “Alessandra” e “Parsifal“. Quest’ultimo disco del 1973 è la base del progetto 2025 di Roby Facchinetti che nasce proprio dall’idea di completare e trasformare in una vera e propria opera, i racconti e le gesta eroiche di Parsifal, già protagonista del celebre disco dei Pooh. Nasce così “Parsifal – L’uomo delle stelle”, un’opera prog con le musiche di Roby Facchinetti e le liriche di Stefano D’Orazio e Valerio Negrini documentata in un elegante doppio cd/libro.

E’ uscito questo tuo nuovo lavoro “Parsifal, l’uomo delle stelle” che riprende l’idea dell’album del ’73 “Parsifal” dei Pooh. Come mai hai aspettato tanti anni per dare nuova linfa a questo progetto?

Diciamo che questo è un percorso molto particolare perché non si pensava assolutamente di riuscire a realizzare un’opera, perché per realizzare un’opera, innanzitutto, ci vuole veramente tanto tempo, anni e non mesi. Per cui, dopo aver fatto il primo “Parsifal” con i Pooh, che è nato grazie a una suite musicale che avevo composto con otto temi diversi, Valerio Negrini ebbe questa intuizione straordinaria di parlare di Parsifal, questo personaggio mitologico e quando me lo disse rimasi un po’ perplesso perché noi arrivavamo da “Piccola Katy” nel ’68, “Tanta voglia di lei” nel ’71, “Pensiero” e “Noi due nel mondo e nell’anima”.

Un salto dal beat al pop e poi di colpo arriva il prog!

Insomma, la strada è lunga come dicono a Bergamo. E invece ha avuto ragione Valerio perché quel “Parsifal” del ’73 ha veramente modificato, cambiato il percorso professionale e anche musicale dei Pooh. Questo cavaliere ha una storia veramente straordinaria perché lui è il cavaliere della Tavola Rotonda, Re Artù, le Crociate, il Santo Graal, insomma e poi lui rappresenta veramente il cavaliere dei cavalieri, il cavaliere senza macchia e poi aveva in sé un qualcosa di affascinante, era considerato un mezzo santo. Per cui la sua storia è veramente molto bella, che ti travolge, che ti coinvolge e ti innamori di questo personaggio. Da qui il desiderio di realizzare un’opera perché nella mia vita ho imparato che quando realmente tu desideri qualcosa di profondo, di vero, non si sa perché, poi la vita ti porta a realizzare il tuo sogno.

Quando è nato esattamente questo progetto?

Nel 2012 con Valerio Negrini, poi purtroppo Valerio se n’è andato nel 2013, ma volevamo continuare e quando abbiamo riportato Stefano D’Orazio sul palco nel 2016, avevo capito che per noi Pooh quella reunion era l’ultima fotografia. Così chiesi a Stefano se voleva collaborare e lui ha abbracciato immediatamente questo progetto, abbiamo lavorato tre anni e poi purtroppo anche Stefano se n’è andato il 6 novembre del 2020. Ci sono voluti altri due anni per trasferire discograficamente quest’opera. Ripeto, è stato un lavoro molto impegnativo, però abbiamo realizzato un sogno, il sogno di una vita.

Hai sempre amato le suite strumentali, ne hai anche inserite 3 nel tuo album solista dell’84 che conteneva “Quelli nati un po’ in collina”. E’ divertente per un musicista giocare, con queste regole della musica che si distaccano un po’ dalla classica forma canzone?

Ma sai, sì, io ho sempre avuto questa anima un po’ strumentale, prog, che è una delle mie sfaccettature, di fatto lo dicevo l’altro giorno in un mio post, perché la musica nello strumentale ha lo spazio in tutta la sua essenza, per cui ho sempre amato gli strumentali, non a caso la seconda parte del primo “Parsifal” è completamente strumentale, poi abbiamo fatto “Viva”, abbiamo fatto “Il tempo, una donna, la città”,  tutta una serie di strumentali anche con i Pooh, non solo nei miei album, perché è una mia parte che ho sempre amato e mi diverte molto comporre gli strumentali.

Ancora prima dei Pooh, suonavi nei Monelli. Quanta acqua è passata sotto i ponti, da allora?

Beh tanta. Io ho cominciato a 15 anni, ho scoperto la musica da piccolo, grazie a mia madre che ascoltava sempre la musica, grazie anche a mio nonno che era musicista, però era qualcosa che avevo dentro e una volta scoperto a 5-6 anni il fascino della musica, l’energia che trasmette la musica, è partito tutto. Come si dice sempre, quando la musica ti entra dentro poi non esce più e quando chiama la musica devi sempre rispondere.

“Parsifal, l’uomo delle stelle” andrà in Tour soltanto nel 2027, perché l’anno prossimo i ragazzacci di “Brennero ’66” festeggeranno 60 anni di carriera e quindi prepariamoci ad un nuovo entusiasmante capitolo live dei Pooh.

Ma questa è un’altra storia.  

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