“L’Italia di Dante. Viaggio nel paese della Commedia”

0

Attraversando l’Italia, seguendo l’itinerario allegorico della Divina Commedia del Sommo Poeta, Giulio Ferroni compie un viaggio all’interno della letteratura e della storia. Da Nord a sud, dalle Alpi fino a giungere in Sicilia, da Siena a Roma, Ravenna, la Puglia. Un sentiero lungo, ma affascinante, nel quale si cammina insieme a Dante attraverso i suoi versi; una metrica che scandisce i passi grazie a figure retoriche e forte simbolismo. Giulio Ferroni, nel suo viaggio, scopre e riconosce l’Abruzzo di Dante.

e là da Tagliacozzo,dove sanz’arme vinse il vecchio Alardo; (Inferno, XXVIII 17-18)

La città abruzzese è menzionata nel XXVIII Canto dell’Inferno in riferimento a “il modo della nona bolgia sozzo” con la data della battaglia di Tagliacozzo, del 23 agosto 1268, tra Carlo d’Angiò e Corradino di Svevia, che Dante considera vinta dall’abilità del cavaliere Alardo di Valéry, che riuscì a ribaltare l’esito dello scontro. Qui, nel suo viaggio ideale, Ferroni incontra la città di Carsoli e il valico di monte Bove, giungendo fino a Tagliacozzo, poi Scurcola Marsicana, Magliano de’Marsi e la città romana di Alba Fucens.

Qui la Tagliacozzo descritta da Ferroni: “Ecco comunque, in fondo alla discesa, Tagliacozzo: la battaglia si svolse sulla piana, poco più in là, come indica anche Dante (là da Tagliacozzo). Ora la cittadina ha singolari segni di freschezza, di misura, di civiltà, a partire dall’ampia piazza Duca degli Abruzzi, con i suoi ben curatigiardinetti, con un bar sul cui banco sorride una bellabarista.Attraverso una porta ogivale, la Porta dei Marsi,fiancheggiata da una fontana con cinque bocche e vaschesottostanti, si penetra all’interno della vecchia città, conl’ariosa piazza dell’Obelisco, su cui danno alcune belle casedi varia fattura. Salendo oltre la piazza raggiungo ilconvento di San Francesco e la vicina chiesa. Nel chiostrodel convento, che risale al primo Seicento, mi sorprendonole lunette affrescate da pittori di cui non sembra noto ilnome, risalenti anch’esse al XVII secolo, con vari episodidella vita di san Francesco, che seguono i modellidell’agiografia francescana, con una sorta di misurataingenuità, quasi commovente. E poi nella chiesa, che sitrova un po’ più su rispetto al convento, c’è l’urna con lespoglie del beato Tommaso da Celano, traslate qui nel1516: eccolo lì, disteso nel suo saio francescano, l’autoredella Vita di san Francesco e del Dies irae (testi che Danteprobabilmente conosceva), morto in un altro convento nonlontano da qui, qualche anno prima della tremendabattaglia”.

Fiume Tronto…da ove Tronto e Verde in mare sgorga…(Paradiso, VIII 63)

Dante fa anche riferimento al fiume Tronto, uno dei fiumi principali del versante Adriatico dell’Italia Centrale. Lungo 115 attraversa, nella maggior parte del suo corso, la provincia di Ascoli Piceno, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il Parco Nazionale dei Monti della Laga e la provincia di Teramo

Da Ferroni, “…mentre più volte l’autostrada si apre su squarci dell’Adriatico, mi appresto a raggiungere il limite nord dell’Abruzzo, quello che ai tempi di Dante e poi per tanti secoli segnava il confine del regno del sud, quel fiume Tronto che nel cielo di Venere Carlo Martello nomina proprio per indicare quei confini. L’ultimo centro abruzzese, addossato al versante sud della foce del Tronto, è la località balneare di Martinsicuro, che raggiungo, lasciando l’autostrada e perdendomi un po’ nel giro di viuzze tra bar, negozi e case di vacanza e nella difficoltà di raggiungere il lungomare, che in questo periodo estivo è pedonalizzato. Ma, districandomi a più riprese, raggiungo lo spiazzo al limite nord del lungomare, dove si può parcheggiare e raggiungere la vicinissima foce.Ecco il Tronto che in mare sgorga: al punto di confluire nel mare, il letto del fiume è per gran parte ostruito da una striscia di sabbia, su cui stanno tre pescatori chearmeggiano con delle reti in parte immerse nel breve trattoin cui l’acqua passa direttamente a mare; c’è anche uno chesta passando a guado quel breve squarcio aperto. Si senteuno strano odore sulfureo: ma forse è l’acqua che quiscorre quasi lentamente, che porta con sé qualchemaleodorante detrito. Nel percorrere in uscita le strade di Martinsicuro, miimbatto in una via Castellano, che mi richiama al fiume,affluente del Tronto, che qualcuno identifica col Verde diDante, allegando il fatto che così veniva in effetti chiamato(anche Boccaccio lo nomina così nel De fluminibus, dicendoche segna il confine tra il Piceno e l’Abruzzo)…”.

Dante sfiora l’Abruzzo, ma riesce a cogliere, nella sua natura impervia, il paesaggio che ci mostra nella Divina Commedia: vasti fiumi, gole, insenature, calanchi, canyon, boschi.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui