Ddl Zan, sbarchi clandestini e censura di Stato. Il nostro presidente Edoardo Sylos Labini, intervistato dalla testata campana Il Monito, per la rubrica di Anna Tortora “Il Personaggio”, ha fatto il punto sui tre temi caldi dell’attualità politica, come sempre in modo conciso ed efficace.
Il ddl Zan ha creato delle forti divisioni all’interno della maggioranza di Governo e anche negli ambienti gay. Una sua riflessione.
Sul ddl Zan l’ala sinistra del mondo omosessuale sta come sempre cercando la strumentalizzazione politica. Nessuno è contro i diritti degli omosessuali ma si sta esagerando e a dirlo sono proprio tantissime persone omosessuali. C’è una pericolosa deriva liberticida in Italia iniziata con le task force anti fake news sul covid fino alle perquisizioni di questi giorni nelle case di chi si oppone al pensiero unico della sinistra globalista. Il ddl Zan rischia di essere una legge repressiva che limita la libertà d’opinione. C’è già la legge Mancino che punisce l’incitamento all’odio. Ora vogliamo fare la classifica di quali sono le categorie che possono essere odiate di più o di meno? Un omosessuale non fa parte di una categoria soltanto in virtù dei propri gusti sessuali, mi sembra un volere essere casta, il che è ben diverso dalla difesa dei propri diritti, diritti che devono essere uguali per tutti. Mi pare un razzismo al contrario. Poi non mi tornano alcuni passaggi sulla possibilità dell’insegnamento gender nelle scuole. Come sempre la sinistra dietro un disegno di legge cerca di nascondere altro per i propri interessi ideologici.
A Lampedusa sono sbarcati altri migranti. Cosa crede si debba fare per il problema migrazioni?
Se l’Italia non riesce a mettere un tappo alla Libia come soltanto col governo Berlusconi si era riuscito, allora non c’è altra soluzione che il blocco navale, che la Meloni da anni propone, in attesa che appunto la Libia torni ad essere un paese con il quale fare degli accordi chiari. Anche qui la sinistra fa il gioco degli scafisti che continuano il business dell’immigrazione clandestina, a volte in accordo con alcune ONG. Intanto Salvini è stato assolto anche sul caso Gregoretti mentre Lampedusa è al collasso. Il paradosso è che gli italiani per viaggiare hanno bisogno di un pass mentre gli scafisti sono liberi di navigare.
Il prof. Marco Gervasoni è stato accusato di aver “insultato” il Presidente Mattarella e di essere a contatto con dei personaggi russi. Crede sia una esagerazione o una triste verità?
Certo che è un’esagerazione. Il prof Gervasoni non ha insultato né minacciato di morte il Presidente della Repubblica; l’ha criticato aspramente, questo sì, ma rientra nella libertà d’opinione o no? Perché altrimenti ci sarebbero milioni di italiani in carcere per le dure critiche che rivolgono agli avversari politici. Che poi si debbano abbassare in generale i toni, sono d’accordo, ma qui sembra che lo si imponga solo a quelli che criticano il pensiero unico del politicamente corretto. Sui social russi poi c’è tutta una “letteratura”, naturalmente d’ispirazione dem; intanto piattaforme web che non pagano un euro di tasse in Italia decidono con un click chi deve essere cancellato. Insomma c’è chi può criticare e chi non può, proprio come nei regimi. A quanto pare, ci stiamo ispirando un po’ alla DDR un po’ alla Cina. Sempre comunisti sono. Ma gli uomini liberi si opporranno.
I migranti usati come leva. Insomma, gli stati imitano i commercianti di carne umana. Mentre la Lamorgese, sul fatto che la Spagna schiera l’Esercito a difesa dei propri confini, testualmente afferma: “se qualcuno ha consigli da darmi su dove schierare i militari in mare, magari risolviamo il problema”.
Ma la Lamorgese è in malafede dato che sono le Ong a gestire la quasi totalità degli arrivi. E per bloccare questi commercianti di carne umana, e la Lamorgese non può non saperlo, basta ritirare la disponibilità ad accogliere quei navigli. Con buona pace del diritto internazionale.
«Secondo il famoso “Regolamento di Dublino” -infatti- è il primo stato con il quale vengono a contatto che deve farsi carico dei “migranti”. Quindi se la nave che in acque internazionali raccoglie dai barconi gli africani in mezzo al mare batte, poniamo il caso, bandiera olandese, per il diritto internazionale è come se essi fossero arrivati in Olanda. Ed è quindi l’Olanda che deve farsene carico. Se la nave batte bandiera tedesca è come fossero arrivati in Germania e via dicendo.»
Perciò, se l’attuale ministro dell’interno continua a tenere i porti aperti, escludendo categoricamente che possa non conoscere il ‘Regolamento di Dublino’, lo fa soltanto per una ideologica testardaggine. E non per l’impossibilità di poter gestire l’arroganza delle Ong. Che poi, e su questo il ministro dovrebbe seriamente riflettere, con lo Stivale non fanno altro che mettere in atto il loro mafiotico codice.