L’eroismo di Tiravanti e Turriziani rinnova il sacrificio della Grande Guerra

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Il 23 Maggio del 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria entrando a far parte del più grande conflitto armato mai combattuto fino ad allora.

Nove milioni di soldati morirono durante gli scontri. Sette milioni di civili persero la vita, sia durante le operazioni militari, che per le conseguenti carestie ed epidemie. Frosinone non venne direttamente coinvolta negli avvenimenti che si susseguirono fino al 1918, ma tantissimi giovani partiti per il fronte non fecero più ritorno a casa, o tornarono portando con sé le indelebili ferite del conflitto.

Il tributo di sangue pagato dalla città di Frosinone alla guerra fu alto.

Fra le tante giovani vite spezzate vogliamo ricordarne due in modo particolare.

Pietro Tiravanti nacque a Frosinone, da Arcangelo e Angela Zaccardi, il 28 febbraio 1887.

Il padre era nipote di Luigi Tiravanti, fratellastro di Nicola Ricciotti.

Non ancora ventenne fu un allievo ufficiale di complemento, aggregato al 9° reggimento di Fanteria, dove assunse il grado di caporale (1905), di sergente (1906), venendo nominato infine sottotenente (1907). Con questo grado venne assegnato dapprima al deposito del 9° Reggimento di Fanteria, di stanza proprio a Frosinone, successivamente passò al 48° Reggimento, sempre di Fanteria dell’esercito italiano, per ultimare la ferma di leva.

Allo scoppiare della guerra in Libia, figurò come tenente del 84° Reggimento di Fanteria, brigata Venezia, e mostrò in combattimento un notevole coraggio ed un grande sprezzo del pericolo a favore dei suoi sottoposti.

Morì durante le operazioni belliche in Libia l’11 luglio 1915 a Zintan, a causa delle ferite riportate in combattimento. Fu insignito di due medaglie al Valor Militare, una d’oro ed una di bronzo alla memoria con la seguente motivazione: “Durante l’assedio di Zintan, ferito gravemente alla spalla sinistra, continuò a combattere valorosamente. Colpito in modo mortale una seconda volta, incurante di sé, continuò ad infondere nei dipendenti fermezza e coraggio. Caduto prigioniero, morì due giorni dopo in conseguenza delle ferite riportate: fulgido esempio di animo indomito e delle più elette virtù militari”.

Nel 1924 l’Amministrazione comunale di Frosinone, per rispettare la volontà del padre e per ringraziare quest’ultimo dei lasciti fatti al Comune, dedicò a Pietro Tiravanti la scuola elementare sita sul colle Belvedere, su progetto dell’ingegnere Edoardo Vivoli.

Di recente l’edificio è divenuto sede dell’Accademia delle Belle Arti, mantenendo così viva la volontà del padre del giovane eroe, di dedicare al proprio figlio un luogo destinato alla cultura.

Il giovane Norberto Turriziani era poco più che ventenne al momento della partenza per il fronte.

Figlio del cavaliere Antonio podestà di Frosinone, diventata capoluogo nel 1926, e ultimo, e forse unico, mecenate frusinate. Nato a Frosinone il 6 febbraio 1895, morì in battaglia per le ferite riportate in combattimento. Fu decorato con la medaglia d’argento al valore militare perché “infondendo, con la parola e con l’esempio, nei propri uomini – si legge nella motivazione del riconoscimento post mortem – l’entusiasmo ed il coraggio di cui dava brillante prova personale, sotto il violento fuoco di artiglieria e mitragliatrici nemiche, ed in un momento critico per il battaglione al quale egli apparteneva, si slanciò arditamente, col suo plotone, all’occupazione di una trincea avanzata già intensamente battuta e vi trovò gloriosa morte”.

Una morte che scosse tutta la città di Frosinone e soprattutto il padre Antonio e le zie Giulia e Maria Teresa, che decisero di donare alla città la casa natale di Norberto, che avrebbe dovuto essere la culla della fioritura della sua giovinezza e che venne destinata a sede della biblioteca comunale ancora oggi a lui intitolata.

Dopo la morte di Norberto, il padre Antonio si impegnò per tenere viva la memoria del figlio attraverso una serie di iniziative. In occasione del terzo anniversario della morte di Norberto, il Comune di Frosinone, con la delibera 122 del maggio 1919, decise di realizzare, con fondi donati dal padre Antonio, un monumento a lui dedicato.

Per perpetuare il ricordo del figlio, strappato prematuramente alla vita, il cavaliere Antonio Turriziani donò tanti soldi al Comune per l’istituzione delle scuole e per altre meritorie iniziative. Come si evince dal testamento redatto il 21 luglio 1939, egli diede al Comune di Frosinone “per facilitare l’istituzione in Frosinone del Regio Liceo Ginnasio la somma di 140.000 lire; inoltre pagò 50.000 lire per l’acquisto del terreno su cui è stata costruita la sede del Liceo quando il detto Istituto, in forza del decreto Reale, venne intitolato Regio Liceo Ginnasio Norberto Turriziani”. Destinò cospicui fondi per l’istituzione di borse di studio a favore degli alunni del liceo e sostanzialmente, essendo rimasto senza eredi diretti, lasciò tutti i suoi beni al Comune di Frosinone e al Liceo Ginnasio, sempre con l’intento di conservare viva la memoria del figlio Norberto. Tanto grande il dolore inconsolabile di un padre, quanto smisurato l’amore incondizionato per la propria città.

Dal letame nascono i fiori, cantava De André. Una cosa simile è avvenuta nelle storie di Pietro e Norberto: dal loro sangue è nato il fiore della cultura.

1 commento

  1. Vedi: coloro che sopravvissero alla morte dei loro giovani figli e padri, potettero reggersi sul conforto del riconosciuto amore di Patria e del rispetto e realtà di un sacrificio altissimo, fuori anche dalle retoriche del Fascismo, anzi: prima delle retoriche del Fascismo. Oggi, è solo nebbia, fumi di falò di spazzature, deambulazioni da zombie, imbarbarimento a opera della neghittosità imposta da regimi di vili congeniti.

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