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Le fontane pubbliche a Vallerano, in provincia di Viterbo, versano in uno stato di indicibile abbandono. È opinione comune che una risoluzione deve essere presa al più presto, per questi monumenti all’apparenza minori, ma che rappresentano la vita di un paese di antiche origini come Vallerano.
Nel tardo Medioevo e soprattutto nel 1600, la ricchezza di un paese e di una città, così come era per una domus romana, poteva consistere in quanta acqua, sorgenti, fontane in esse potevano essere contate e ammirate. L’acqua era ricchezza e vita, e lo è tuttora! Si pensi infatti alle ville seicentesche e agli ingegnosi giochi di acqua custoditi nei loro giardini, edificate da nobili e cardinali con l’intento di stupire appunto gli ospiti. Ed è proprio da questi giochi d’acqua, l’origine del detto “scherzi da prete”.
Sono testimonianze geograficamente molto vicine: Villa Lante a Bagnania, il Palazzo Farnese a Caprarola, il Castello Ruspoli, Palazzo Papacqua a Soriano. Gioielli storico architettonici che rendono la zona dei Monti Cimini anche per questo aspetto unica. E poi c’è a due passi Roma, con le sue fontane seicentesche, quelle monumentali a Viterbo, esempi di ricchezza e benessere, espressione di città opulente.
Anche a Vallerano esistono antiche fontane in peperino, magari di rango inferiore, nondimeno cimeli di una lontana opulenza e di quel modus pensandi. Eppure da anni non sgorga più acqua da esse. Rimangono asettici blocchi monumentali in peperino ancora affascinanti quanto scomodi e abbandonati a sé stessi. Divenute di fatto cupi mausolei, fontane fantasma, emblemi immobili di un passato silente, continuano a resistere al tempo. Sfidano l’indifferenza di chi dovrebbe, ma non sa, rimediare al degrado, oppure non intuisce minimamente il loro valore simbolico e artistico.
l paese di Vallerano conta quattro fontane storiche. Alcune hanno tristemente dismesso la funzione a loro affidata, terminando il ciclo di vita, in quanto è venuta meno l’acqua sorgiva che sgorgava, fresca, limpida come infatti era la fontana di Meleto. Quanti i valleranesi che abitualmente riempivano dalla cannella di Meleto “bigonci” e “barlocci” anche per dissetare asini, muli, e cavalli, o magari rinfrescare il viso con la sua acqua dopo il lavoro in campagna tornando dal Pantaniccio o da Curiano?
Altre negli anni sono state abbandonate e non possono più assolvere al loro compito, cioè imbellire il nostro borgo. La fontana del Ruscello, oggi una raccolta a cielo aperto di rifiuti e bottiglie; quella nei pressi dell’ex-mattatoio, dove l’erba e la ramiccia regnano sovrane; la bella fontana a Porta Nuova e l’altra chiamata “Fontana della Piazza” dove un rigolo di acqua (sorgiva?), la tiene fortunatamente ancora in vita.
La società idrica Talete, eroga il suo servizio garantendo il funzionamento di un’unica fontana nel Comune di Vallerano, cioè il piccolo fontanone di recente costruzione sulla strada che porta a Canepina. Quale la sua utilità? Non sarebbe bene ridare vita invece alla Fontana di Porta Nuova, sottolineando la sua bellezza con un gioco di luci appositamente congeniato, oppure quella del Ruscello? L’amministrazione comunale purtroppo in tutti questi anni non ha mai fornito risposte chiare in merito alla loro chiusura.


