È una terra che incanta e ci invita a riappropriarci delle nostre origini
L’origine del Comune di Colfelice (Frosinone) è piuttosto recente. Risale al 1923, quando con decreto reale 2703 del 6 dicembre, due frazioni di Roccadarce, Coldragone e Villafelice, ottennero la loro autonomia amministrativa. Il nuovo Comune ebbe perciò il nome composto da Col (derivante da Coldragone) e felice, (derivante da Villafelice).
Coldragone appare nella storia quando Giacomo Boncompagni, verso la fine del XV secolo, viene in possesso del ducato di Sora e, per incrementare la coltivazione delle sue terre, fa costruire alcune modeste abitazioni su una piccola altura nel feudo di Arce. Al caseggiato, destinato ad ospitare i coloni, viene dato il nome Colle Drago (oggi Coldragone) “perché l’arme d’esso Signor Duca Iacomo era il Drago”. I Boncompagni tornarono ad interessarsi direttamente di Coldragone verso il 1746, al tempo del Duca Gaetano (1731-1777), quando il borgo venne ricostruito e stabilmente abitato e dotato di una chiesa dedicata a San Giuseppe e San Gaetano. L’ultimo Duca fu Antonio II, quasi del tutto disinteressato alle sorti delle proprie terre. Così il 1 settembre 1796 i due Feudi di Sora ed Arce, insieme a quelli di Aquino ed Arpino, passarono alla Real Corona di Napoli.
Il territorio in cui sorge Colfelice ha tuttavia radici più profonde. Fu abitato dai popoli italici e attraversato dall’antica via Latina e vide la nascita e lo sviluppo di città come Fregellae, Arpinum, Aquinum, Casinum e la stessa Roccadarce, della cui istituzione comunale Colfelice – a distanza di secoli – avrebbe fatto parte. È una terra dunque che ci invita a riappropriarci del nostro passato e delle nostre origini, che ci incanta con le sue leggende e le sue tradizioni, con le sue sagre e feste paesane, con i suoi campi e i suoi boschi, con la cordialità e la semplicità di vita degli abitanti, che non ci fa pesare la stanchezza della vita frenetica delle città, gli effetti della globalizzazione e delle manifestazioni di massa, le manie e le ansie della vita cittadina, spesso alienante e faticosa, la noia dei grandi eventi o dei grandi viaggi.
Non mancano sul territorio reperti archeologici risalenti all’antica Roma. Nel 1976 in località Ara Murata, lungo la via “pedemontana” che collegava Arpinum ad Aquinum, sono stati rinvenuti resti di una grande villa romana di epoca imperiale con strutture appartenenti al sistema di terrazzamento in opera incerta; ambienti distribuiti su tre terrazze e la probabile presenza di due portici. Sono stati individuati anche setti interni e colonne in opera laterizia, segno di interventi edilizi successivi alla fase di impianto. E nel 1997 nella località Camponi, sul pianoro prospiciente il rio Sottile, è stato rinvenuto un insediamento produttivo riferibile all’età repubblicana. Di particolare interesse sono state giudicate le vasche rivestite in cocciopesto con la cavità interna in forma semi lunata e al centro un avvallamento circolare.
Nel centro storico di Coldragone si distinguono la Piazza del Duca, il cui impianto originale è stato recentemente ristrutturato, e lo storico Palazzo Riccardi, sede della biblioteca comunale, destinato anche a convegni, eventi e manifestazioni culturali. In un’ala del Palazzo sono esposte alcune opere dello scultore Eleuterio Riccardi, il cui catalogo comprende un contributo dell’architetto Antonio Abbate. Lo scultore nasce a Coldragone nel 1884 da un’antica famiglia di vasai, trasferitasi a Roma nel 1900. Giovanissimo, si affaccia sulla scena artistica romana frequentando lo scultore Giovanni Prini, suo primo maestro, e incontrando altri giovani artisti come Balla, Sironi, Boccioni, Tobaldi, Felci.
A Monaco di Baviera riceve un premio per la scultura Il fornaciaio, ritratto del padre. Nel 1921 lascia Roma per Londra, ove Lady Cunard, colta e sensibile protettrice delle arti, gli commissiona il busto del compositore inglese Frederick Delius, esposto alla National Gallery (oggi al Royal College of Music) e in copia alla Tate Gallery. Divenuto il ritrattista eccellente della nobiltà inglese, in un anno mette insieme – con foga creativa – 38 opere, presentate alle Leicester Galleries, alla Goupil Gallery e alla Royal Academy. Vi figurano i ritratti del fior fiore dell’alta società britannica. Gli vengono commissionati anche due monumenti a Lord Montagu, viceré delle Indie, per Calcutta e Bombay. Nel 1926 rientra in Italia e per anni, fino alla sua morte, sarà sempre molto apprezzato per la sua intensa produzione artistica. Nel 1935, in particolare, realizza il busto in bronzo La Ciociara, un pregevole ed efficace modello di donna ciociara d’altri tempi.
Non mancano a Colfelice alcuni importanti insediamenti industriali, tra i quali spicca lo stabilimento della nota Sambuca Molinari. Sicuramente un piccolo borgo, ma con tanta storia da raccontare.